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Il paradosso della cannabis “light”: più letale della normale?

Il paradosso della cannabis “light”: più letale della normale?

L’allarme della Presidenza del Consiglio: trovato in alcuni prodotti in vendita un pericoloso componente sintetico

Non sempre “light” è sinonimo di “migliore per la salute”. Anzi, è spesso vero il contrario. Per quanto riguarda gli alimenti, per esempio, la riduzione dell’apporto calorico di almeno un terzo necessaria per farli rientrare nella categoria al tempo stesso li rende più manipolati, riduce l’apporto di elementi importanti come le vitamine e, in molti casi, viene compensata sul piano del gusto dall’aggiunta di additivi come aromatizzanti, emulsionanti o gelificanti. Il ragionamento può essere adesso applicato, con potenziali conseguenze ancor più gravi, anche alle sostanze stupefacenti. In particolare, la cannabis, la cui versione “light” è finita nella ultime ore al centro di una segnalazione del Sistema nazionale di allerta rapida per le droghe del Dipartimento delle Politiche contro la droga e le altre dipendenze della Presidenza del Consiglio.

Mdmb-Pinaca: un killer nella cannabis light

In alcuni prodotti venduti come cannabis “light” è stata infatti riscontrata la presenza di Mdmb-Pinaca, un pericoloso cannabinoide sintetico a base di indazolo disponibile online come farmaco di sintesi. Si tratta di una sostanza in grado di causare, come spiega la nota pubblicata da Palazzo Chigi “effetti imprevedibili, pericolosi, gravi e letali tra cui confusione, allucinazioni, vomito, perdita di coscienza e sedazione profonda”. Già in passato, continua l’allerta, comunicata ai centri collaborativi del Sistema, erano stati segnalati casi di intossicazione grave e letale da Mdmb-Pinaca verificatisi in Europa. E, nei giorni scorsi, anche un decesso avvenuto in Italia (il suicidio di un 23enne turco a Milano) è stato collegato al consumo di prodotti contenenti questa sostanza. È stato quindi attivato dal Sistema nazionale un monitoraggio della situazione “al fine di scongiurare ulteriori eventi pericolosi”, ricordando al tempo stesso che “in caso di sospetta intossicazione ed effetti avversi è operativo h 24 il Centro Antiveleni di Pavia”. Sono stati proprio i responsabili del Centro pavese, intanto, a sottolineare come l’Mdmb-Pinaca non sia presente in natura nella cannabis e, dunque, venga probabilmente aggiunto intenzionalmente per potenziare gli effetti dello stupefacente.

Thc e Mdmb-Pinaca: il paradosso della cannabis light

I prodotti rientranti in quelli comunemente definiti “cannabis light” sono realizzati in modo da presentare un basso contenuto di “delta-9-tetraidrocannabinolo”, più conosciuto con la sigla “Thc”. Questo fitocannabinoide, che agisce come stimolante, analgesico e psichedelico, è il principale e più noto composto psicoattivo della cannabis. È proprio il Thc, prodotto dai fiori della pianta di canapa e assumibile tramite fumo, vaporizzazione o ingestione, il responsabile degli effetti di questa droga, che variano dall’euforia al rilassamento, dall’alterazione delle percezioni alla sonnolenza, potendo causare nel lungo periodo difficoltà di coordinazione e problemi di memoria nei consumatori cronici. L’Mdmb-Pinaca, che può essere presente in infiorescenze, resine o altri prodotti venduti come cannabis light, ha però una potenza molto superiore a quella del Thc e non è possibile riconoscerne a vista la presenza. Nel caso che ha fatto scattare l’allarme, il fratello della vittima ha raccontato come, prima di cadere dal balcone, il giovane fosse in stato confusionale dopo aver fumato cannabis light acquistata in un negozio a Firenze. A sua volta, il titolare del negozio ha spiegato di aver acquistato la sostanza in una fiera a Praga.

Il mercato della canapa

A finire nell’occhio del ciclone, dunque, è anche la regolamentazione del mercato dei prodotti derivati dalla canapa. Un tema molto delicato che, proprio nelle ultime ore, è stato al centro anche di un pronunciamento del Consiglio di Stato. L’organo di giustizia amministrativa ha infatti sospeso, rinviando il giudizio all’udienza pubblica di merito fissata per il 7 maggio 2026, una sentenza del Tar del Lazio. Questo, a sua volta, aveva ritenuto legittimo il decreto del Ministero della Salute sull’inserimento del cannabidiolo (un composto terapeutico naturale della pianta di canapa privo di effetti psicoattivi) nella tabella dei medicinali stupefacenti. È stato dunque accolto, concedendo la tutela cautelare, il ricorso presentato da alcune imprese del settore della canapa industriale, che dunque possono proseguire regolarmente la propria attività produttiva. Tra le motivazioni del provvedimento, i giudici hanno riconosciuto la sussistenza di alcuni presupposti, tra cui il grave pregiudizio economico e occupazionale che sarebbe derivato dall’immediata esecuzione della sentenza, ravvisando anche la necessità di un più approfondito esame delle censure sollevate in sede di merito.

Alberto Minazzi

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Tag:  droga