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Il lato inedito di Pertini, il presidente più amato dagli italiani: l’uomo e l’arte

Il lato inedito di Pertini, il presidente più amato dagli italiani: l’uomo e l’arte

Il Presidente collezionista e il potere della memoria: intervista a Serena Bertolucci sulla mostra che celebra Sandro Pertini tra capolavori, Resistenza e intelligenza artificiale

“È un cuore di opere d’arte, che sono tanti ponti verso la storia del nostro Paese”.
Così Serena Bertolucci, direttrice del museo M9 di Mestre, esprime il ruolo inedito di Pertini come collezionista. “Anche un piccolo dizionario di arte del Novecento non si può comprendere, se non si guarda cosa è accaduto nel nostro Paese”: è uno dei messaggi racchiusi nella mostra “Pertini. L’arte della democrazia”, da lei curata ed esposta fino al 31 agosto 2026.
Premiata con la Medaglia di rappresentanza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si tiene nel biennio in cui ricorrono l’80° anniversario della Resistenza e della fondazione della Repubblica, nonché il 130° della nascita di Sandro Pertini, che M9, a Mestre, celebra con un percorso visivo e narrativo: intreccia la sua biografia umana e politica con i momenti fondativi della democrazia italiana, nei giorni della tragedia e della gioia.

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La collezione privata come porta d’accesso al mondo interiore

Al centro del racconto è un aspetto poco conosciuto della figura di Pertini, quello dell’appassionato di arte.
È la prima grande mostra dedicata all’indimenticato presidente che prende le mosse dalla sua collezione personale, oggi donata ai Musei Civici di Savona: ventotto capolavori di grandi artisti quali Renato Guttuso, Giorgio Morandi, Giò Pomodoro, Mario Sironi ed Emilio Vedova, che rappresentano la porta d’accesso al mondo interiore di Pertini.
Svelano una passione autentica per l’arte moderna, coltivata con uno sguardo critico da collezionista e alimentata attraverso coltivata attraverso una fitta rete di relazioni amicali e intellettuali con numerosi artisti, che seguiva partecipando alle inaugurazioni, intrattenendo carteggi e visitandone studi e luoghi della creazione

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I dipinti esposti in questa mostra rivelano come l’occhio del Pertini collezionista riunisse figurativo e astratto, realismo e informale, alla ricerca di temi a lui cari come la Resistenza, la lotta contro le ingiustizie, la difesa dei lavoratori, la libertà e la pace. Era altresì attratto anche dalla forza espressiva del linguaggio artistico più avanguardistico. Pertini era convinto della superiorità comunicativa dell’arte rispetto alla politica al punto da considerarla strumento attivo di difesa etica e civile, un “monumento a un popolo, sul ciglio della sua decomposizione”.

Un percorso multisensoriale: arte, documenti e oggetti iconici

Nel percorso espositivo della mostra, suddivisa in sette sezioni (L’uomo, Il Presidente, Il mito Il partigiano, Il prigioniero, Guerra e pace, Il politico) dedicate alle diverse stagioni della vita di Pertini, i dipinti sono affiancati da oltre cento testimonianze tra fotografie originali, documenti inediti, filmati dei principali archivi audiovisivi e i materiali del suo archivio e della biblioteca, conservati alla Fondazione di Studi Storici Filippo Turati di Firenze. Accanto a questi, trovano spazio oggetti rappresentativi ed emblematici della sua vita, come la  Fiat 500 rossa, prestata dal Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, o l’iconica pipa, e tanti altri pezzi provenienti da collezioni quali il Museo Navale di Venezia, il Museo Casa Natale Sandro Pertini Stella San Giovanni e il Museo Nazionale Collezione Salce – Direzione regionale Musei nazionali Veneto.

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La Fiat 500 del presidente Sandro Pertini

Tre mostre in una: i colori del racconto e l’Intelligenza Artificiale

“Il percorso artistico è l’esito di un lavoro complesso – racconta Bertolucci -, dove abbiamo costruito tre mostre che si relazionano tra loro e in grado di dare un contributo una all’altra. L’ abbiamo divisa per colori: c’è la parte nera centrale, che prevede l’esposizione delle opere d’arte con didascalie e dei ponti documentari, con l’inserimento della lettere originali che Pertini scambiava con gli artisti”.
Per raccontare, soprattutto ai giovani, non solo cos’è l’arte ma anche cosa rappresentasse per il presidente, “abbiamo  immaginato una serie di cerchi concentrici  – spiega Bertolucci –  e facendoci guidare dalle tematiche dei quadri, abbiamo delineato una parte bianca che gira intorno la vita di Pertini e l’abbiamo raccontata sentendoci vicini alle persone, con documenti, video, oggetti che aiutano a dare una storia vera e tangibile: così è la pipa, piuttosto che la valigia della fuga o il poster della nazionale di calcio”.

La terza parte è sviluppata con l’intelligenza artificiale, attraverso l’installazione interattiva “Parlami di Sandro – Gli Italiani raccontano il Presidente“,  creata da Shado, media company di H-Farm.
“Abbiamo inventato il personaggio Italia – dice Bertolucci -, al quale si possono fare delle domande e abbiamo costruito le vicende di 50 italiani che hanno conosciuto Pertini”.
In questo modo i visitatori sono in dialogo con cinquanta voci di italiani a lui contemporanei, che ne restituiscono un ritratto fatto di testimonianze, prospettive e impatto. “In questa mostra abbiamo messo in sistema tutte le anime di M9 – descrive -: c’è la tecnologia, ma questa deve avere un background storico e saper fare parlare gli oggetti è la sintesi di tutto questo”.

L’arte della democrazia

Il visitatore percorre un viaggio che non celebra solo un presidente molto popolare, ma nel solco della sua lezione invita a leggere il passato come motore del presente.
Nelle folle che lo acclamarono, tra cui molti giovani con il tricolore in mano, c’è il pubblico a cui si rivolge oggi il museo M9. A loro Pertini parlò con entusiasmo e affettuosa severità; a loro questa mostra consegna una domanda:  come tenere viva, ora e sempre, l’arte della democrazia?.
“Sono diversi i messaggi della mostra – risponde Bertolucci -, riprendendo quello che Pertini diceva agli artisti: “ma siete voi i veri politici”, perché riconosceva nell’arte il potere di mantenere la memoria più a lungo possibile, facendo capire ai giovani che non è solo da guardare ma da comprendere nella sua totalità. Ci sono dei quadri esposti che hanno delle storie pazzesche, per esempio Pertini imprigionato dai fascisti collezionava Sironi che è uno dei pittori che aderivano al fascismo: lo faceva perché ne riconosceva il valore artistico e il fatto che per primo aveva scoperto la dimensione della fabbrica e dell’operaio. Così Pertini dava all’arte un valore che andava oltre le divisioni politiche, perché c’era la necessità che trasmettesse la memoria”.

Sandro Pertini e la sua libreria anni50

La vita, le scelte, la democrazia

Il percorso prende avvio con l’infanzia e la giovinezza a Stella, in Liguria, e prosegue con l’adesione all’impegno antifascista e al socialismo. Il cuore della prima parte è dedicato agli anni del carcere e del confino, l’incontro con personalità come Antonio Gramsci e la ferma resistenza morale.
Un periodo cruciale per la sua formazione che culmina con la Resistenza, dove Pertini fu protagonista come partigiano e leader della storica sollevazione del 25 aprile 1945. 
Le sezioni successive illustrano la sua carriera post-bellica, dal giornalismo e impegno parlamentare – che lo vide direttore dell’Avanti! e più volte presidente della Camera – fino al culmine istituzionale: la presidenza della Repubblica (1978-1985). Questo periodo è qui celebrato mettendo in luce l’enorme popolarità e lo stile diretto ed energico che lo hanno reso il presidente più amato dagli italiani.

Il Mito e il Novecento: calcio, storia e memoria

Pertini era anche un narratore straordinario di sè stesso. “C’è un filmato che è legato a come ha fatto costruire il proprio mito – aggiunge Bertolucci –  basta pensare che per il terremoto in Irpinia è arrivato prima dei soccorritori, o alla vittoria dell’Italia ai mondiali nell’82. Gli storici mi hanno raccontato  che la bandiera tricolore non si vendeva più, si è ricominciato nell’82 proprio con la vittoria dei mondiali ed è incredibile pensare che se dopo la fine della guerra, la nazione e le forze armate non erano rientrate in un sistema di riappacificazione, lui lo ha fatto attraverso il calcio”.
Pertini diventa un tramite fantastico per ripensare tutto il Novecento,  rendere attuale la prima guerra mondiale, la seconda, il terrorismo. “Il  Novecento fu un secolo terribile da diversi punti di vista – rimarca Bertolucci – e lui ci insegna che la storia siamo noi, ci riguarda e siamo il frutto di quello che è accaduto”.

Le tre donne del Presidente

Pertini rimase orfano di padre in giovane età e furono tre le donne a cui fu più legato in vita.
La prima è sua madre, Maria Muzio, che “gli è rimasta accanto con  incrollabile sostegno durante tutti gli anni trascorsi in prigione, nonostante un unico tentativo di chiedere la grazia al Duce per il figlio”.
La seconda è la sorella Marion, mentre la terza è Carla Voltolina, che con Pertini condividerà l’intera vita fino alla morte, nel 1990. “Partigiana piemontese delle brigate Matteotti, una forza della natura, emancipata, indipendente, anticonformista – viene descritta nella mostra -, molto attiva nel movimento delle donne socialiste del dopoguerra e più giovane di Sandro di venticinque anni”.
Bertolucci come curatrice della mostra ha scelto come manifesto quello delle donne socialiste, spiegando che “la storia e sempre stata fatta e raccontata da uomini, ma ci sono delle donne”.

La cassetta degli attrezzi della storia

“Io ho la convinzione che i musei debbano dare la cassetta degli attrezzi per comprendere la storia – afferma – e mi chiedo come riempirla. Lo posso fare dando più dati possibili, sollecitando riflessioni e invito sempre a diversi gradi di lettura: questa è una mostra che si può vedere anche sorvolando nelle didascalie, guardando solo i quadri, sentendo i video. Qui ci sono diversi tipi di approfondimenti e ognuno trova quello adatto”.
In riferimento alla prima guerra mondiale è esposta una mitragliatrice, a significare non solo la stessa storia di Pertini che si trova lì a combattere ma ciò che è accaduto durante la guerra nelle trincee.
“Sono tante piccole finestre che apriamo – conclude Bertolucci -. Le persone devono solo guardare fuori e speriamo che lo facciano con riflessione nella vita quotidiana, perché è questo il ruolo dei musei”.

Filomena Spolaor

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