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I licheni “salvano” l’Arte

I licheni “salvano” l’Arte
Posizionamento di trapianti lichenici su "La ninfa sorprendida" di Edouard Manet, Museo Nacional de Bellas Artes, Buenos Aires @INGV

Le tecniche di monitoraggio per la conservazione preventiva dei beni culturali rispetto alle polveri sottili, già sperimentate a Venezia e Roma sono state applicate con successo anche in Argentina, in due prestigiosi musei di Buenos Aires

E’ un metodo innovativo e naturale che promette bene. Si basa sull’uso combinato di foglie e licheni che, secondo quanto dimostra uno studio pubblicato sulla rivista “Science of the Total Environment”, risultano efficaci nella difesa del patrimonio culturale minacciato dalle polveri sottili, il conosciuto PM che può causare significativi danni come creazione di strati scuri, abrasioni e deterioramento.
Dopo le sperimentazioni effettuate con successo a Venezia, alla Collezione Peggy Guggenheim e a Roma, a Villa Farnesina e al Colle Palatino, un team di esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia INGV, dell’Università di Siena e dell’Accademia Nazionale dei Lincei ha analizzato la diffusione del particolato inquinante automobilistico all’interno del Museo Nazionale delle Belle Arti e del Museo di Storia nazionale di Buenos Aires.

I bioindicatori che mettono in guardia dalle polveri sottili

I licheni sono infatti bioindicatori molto efficienti sia in ambienti esterni, sia interni.
Rispondono con relativa velocità alla diminuzione della qualità dell’aria e in pochi anni possono ricolonizzare ambienti urbani e industriali qualora si verifichino dei miglioramenti delle condizioni ambientali.
Soprattutto, fungono da campanello d’allarme in caso contrario. Ed è stato dimostrato che del loro giudizio ci si può fidare.

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Esposizione di trapianti lichenici su un albero di Jacaranda mimosifolia a Buenos Aires @INGV

Alla Peggy Guggenheim di Venezia, esposti in sacchetti su entrambi i lati del Museo e all’interno, si sono rivelati dei buoni sensori e l’utilizzo congiunto di analisi magnetiche e chimiche successive è stato utile per valutare l’impatto trascurabile dell’inquinamento da polveri sottili proveniente dal Canal Grande verso le sale della Collezione. Soddisfacenti sono stati anche i risultati della sperimentazione a Villa Farnesina e al Colle Palatino a Roma.

Licheni e foglie nello studio a Buenos Aires

Anche nelle sale dei due Musei di Buenos Aires i licheni si sono dimostrati efficaci.
La diffusione del particolato inquinante automobilistico è stata studiato attraverso l’esposizione di trapianti lichenici in abbinamento con il campionamento di foglie di Fraxinus Americana e Jacaranda mimosifolia, per studiarne le proprietà di accumulo degli elementi chimici potenzialmente tossici di origine veicolare.

Come sottolinea Aldo Winkler, responsabile del Laboratorio di Paleomagnetismo di INGV è stata ancora una volta dimostrata la potenzialità di questa metodologia anche in un ambiente urbano, quale quello di Buenos Aires, differente sia a livello ecosistemico che di tipologia stradale e veicolare, ottenendo ottime indicazioni sulla validità di questo approccio. Infatti, oltre a comprovare l’efficienza e la sensibilità dei licheni come bioaccumulatori di particolato metallico inquinante è stata comparata l’efficienza di due diverse specie arboree diffusa nell’area museale e la Jacaranda, albero iconico di Buenos Aires, si è dimostrata particolarmente indicata per offrire protezione degli spazi urbani dalla diffusione di particolato automobilistico inquinante.

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