Secondo il rapporto di sorveglianza RespiVirNet nell’ultima settimana sono stati registrati 435 mila nuovi casi, ma il picco è atteso per la fine dell’anno
E’ quello che si dice “il male di stagione” al quale non tante persone riescono a sottrarsi.
L’influenza arriva puntuale con i primi freddi più intensi.
Quest’anno al centro dell’attenzione delle autorità sanitarie c’è il ceppo H3N2 che, già a partire dallo scorso giugno, fuori dalla stagione tipica dell’influenza, ha accumulato sette nuove mutazioni. Queste lo hanno rafforzato migliorando la sua capacità di diffondersi e di riuscire a eludere almeno in parte le difese immunitarie costruite con vaccini e infezioni passate. E il suo impatto si sta facendo sentire. In Italia sono stati infatti finora colpite 1,7 milioni di persone con la curva dei contagi in crescita. Nell’ultima settimana, secondo il rapporto della stagione di sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di sanità sono stati registrati 435 mila nuovi casi, con una tendenza a crescere più rapidamente del solito.

Un ceppo influenzale in rapida mutazione e di significativo impatto
L’incidenza più elevata si osserva, come di consueto nella fascia di età 0-4 anni con circa 23 casi ogni mille abitanti. L’incidenza di casi stimati di infezioni respiratorie acute in Italia è pari a 7,64 casi per mille assistiti.
Numeri che sono destinati a crescere rapidamente se si considera che il ceppo influenzale N3N2 sta mostrando una rapida evoluzione e una velocità di diffusione significativa.
Ancora l’intensità viene considerata tecnicamente bassa per tutte le regioni con il picco previsto per la fine dell’anno, complici l’abbassamento delle temperature e i più intensi rapporti sociali durante le festività, che favoriscono la trasmissione dei batteri.
Un nuovo monitoraggio
Il sistema di monitoraggio dell’influenza è cambiato.
Per la prima volta la sorveglianza dell’Istituto superiore della Sanità Iss non misura più solo la classica sindrome simil-influenzale, bensì adesso mette al centro delle stime le cosiddette Ari, ovvero le infezioni respiratorie acute. Un cambiamento che nasce dalla considerazione che parlare solo di influenza non è più sufficiente per descrivere la realtà delle tante infezioni respiratorie che colpiscono la popolazione. Nei mesi invernali circolano contemporaneamente molti virus respiratori diversi, spesso con sintomi sovrapponibili quali febbre, tosse, mal di gola, stanchezza, dolori muscolari che si esprimono più o meno intensamente e capaci di rapida diffusione.

Nel caso del ceppo H3N2 i sintomi sono generalmente simili a quelli di altri ceppi influenzali ma poiché questo virus è in grado di bypassare meglio una parte dell’immunità pregressa rende più persone suscettibili all’infezione, soprattutto se non vaccinate negli ultimi anni. Il vaccino, raccomandano sempre gli esperti, è lo strumento più efficace che ci sia a disposizione per contrastare l’influenza.
Una maggiore complessità va monitorata diversamente
E mentre un residente dello stato Washington è risultato positivo all’aviaria, primo caso umano negli Stati Uniti dal febbraio scorso, il riconoscimento di una sempre maggiore complessità di infezioni respiratorie che circolano, ha spinto gli organismi europei, in particolare l’ECDC, il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie a rivedere il modo in cui gli Stati membri monitorano la stagione influenzale. Negli ultimi anni è stato chiesto loro di uniformare la sorveglianza attraverso categorie più ampie, in grado di rappresentare l’intero panorama delle infezioni respiratorie acute.
Silvia Bolognini



