Il rapporto di Eurofound: nel 2021, il sorpasso sugli incidenti stradali come prima causa di morte. E la Francia ha aperto un’indagine sull’algoritmo di TikTok che favorirebbe il gesto estremo
Per la prima volta, il suicidio è diventata la principale causa di morte tra i giovani europei, superando gli incidenti stradali. Lo sottolinea, nel recente rapporto intitolato “Salute mentale: gruppi a rischio, tendenze, servizi e politiche”, l’agenzia dell’Unione Europea “Eurofound” (Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro).
Uno studio che, tra gli altri aspetti analizzati, ha approfondito anche le conseguenze sulla salute mentale della sovraesposizione digitale, confermando le preoccupazioni soprattutto riguardo alle nuove generazioni, che trascorrono sempre più tempo davanti agli schermi e in particolare sui social.
Tra questi, uno di quelli maggiormente diffusi è TikTok: piattaforma attualmente al centro di un’indagine in Francia proprio per verificare se è effettivamente troppo facile per i minori accedere a un algoritmo che si ritiene possa incentivare le persone più vulnerabili a togliersi la vita.

I giovani europei e il suicidio
I dati su cui si basa la ricerca di Eurofound sono relativi al 2021: non recentissimi, ma comunque successivi alla pandemia, durante la quale la diffusione di ansia e depressione tra la popolazione è aumentata, prima di livellarsi nuovamente. In un solo anno, evidenzia lo studio, la cattiva salute mentale si è in ogni caso tradotta in ben 11,1 milioni di anni di vita persi o vissuti con disabilità. Ma soprattutto si è interrotto il trend di calo nel lungo termine dei tassi di mortalità per suicidio in tutta la Ue, che dunque “stanno aumentando di nuovo, soprattutto tra le donne sotto i 20 anni e gli uomini sopra gli 85 anni” sottolinea il rapporto. E, relativamente alla fascia d’età tra 15 e 29, come anticipato, nel 2021 il suicidio ha rappresentato la causa dei decessi nel 18,9% dei casi, contro il 16,5% legato agli incidenti stradali.
Anche se sono le donne a segnalare più spesso problemi di salute mentale e a ricorrere più frequentemente alle cure (che, però, segnalano carenze quando interessano i bambini), i dati sull’intera popolazione mostrano infatti una probabilità di morire di suicidio 3,7 volte superiore tra gli uomini.

La “duplice natura della digitalizzazione” per i giovani
Tra le situazioni individuate come potenzialmente alla base di questo cambio di tendenza, lo studio si è soffermato sulla cosiddetta “duplice natura della digitalizzazione”.
L’uso moderato degli strumenti digitali, infatti, da un lato può favorire le relazioni sociali, ma dall’altro diventa rischioso quando è eccessivo. E, dal 2018, si segnala in tutta Europa un significativo aumento dell’uso problematico dei social media, che si traduce in disagio mentale, da parte dei giovani tra 11 e 15 anni, con tassi più elevati in Bulgaria, Irlanda, Malta e Romania. Devono far riflettere anche i dati tedeschi, secondo cui tra il 2015 e il 2019 è più che raddoppiato il tasso di bambini che mostravano già segni di dipendenza da social media o giochi digitali, riguardando 1 bambino su 16.
In Italia, si calcola che oltre il 90% dei ragazzi utilizzi quotidianamente le piattaforme. E vi accede già il 40,7% di chi ha tra 11 e 13 anni, secondo un rapporto del 2024 di Save the Children, che evidenzia anche un uso problematico dei social per il 13,5% e dei videogiochi per il 24% del campione tra 11 e 15 anni interpellato. Allargando la prospettiva, si spiegano così le decisioni come quella dell’Australia, che, prima al mondo, ha introdotto dal prossimo 10 dicembre l’obbligo di chiusura degli account dei minori di 16 anni per i gestori dei vari Facebook, Instagram, Snapchat, Threads, TikTok, X e YouTube.

I social e i suicidi giovanili: lo studio americano e l’inchiesta francese
Ad occuparsi approfonditamente e sotto vari aspetti delle tematiche dei possibili nessi tra uso delle nuove tecnologie e peggioramento salute mentale dei giovani è la statunitense Columbia University.
In uno studio pubblicato a giugno, per esempio, è stata riscontrata nei pre-adolescenti un associazione delle problematiche con il loro uso coinvolgente dei social media, dei videogiochi o dei telefoni cellulari: circa il 5% dei quasi 4.300 partecipanti allo studio ha mostrato comportamenti suicidi durante il quarto anno di osservazione, con un rischio calcolato da 2 a 3 volte maggiore rispetto ai bambini con un basso modello di uso di dipendenza. Ma non solo. Sulle piattaforme esisterebbero addirittura algoritmi che potrebbero spingere i giovani al suicidio: è la tesi del deputato francese Arthur Delaporte, dalla cui denuncia sulla presunta troppo elevata facilità di accesso a un algoritmo di TikTok, che il politico ritiene propagandi contenuti aventi oggetto prodotti, oggetti o metodi raccomandati come mezzo per commettere suicidio, è partita un’inchiesta parlamentare affidata all’Unità di Criminalità Informatica della Prefettura di polizia di Parigi.
I gestori della piattaforma hanno risposto respingendo le accuse, sottolineando in particolare l’utilizzo di oltre 50 funzioni e impostazioni predefinite per tutelare la sicurezza e il benessere dei più giovani.
Alberto Minazzi



