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“Ghedina accende Cortina: le Olimpiadi italiane sul grande schermo”

“Ghedina accende Cortina: le Olimpiadi italiane sul grande schermo”
@Stefania Collalto

Da Cortina 1956 a Milano-Cortina 2026, il leggendario discesista protagonista di un docufilm che celebra la velocità, i trofei e le storie olimpiche italiane

Kristian Ghedina, il leggendario discesista ampezzano carico di trofei, medaglie e avventure da raccontare, porta le Olimpiadi italiane sul grande schermo.
Il suo docufilm, “Kristian Ghedina storie di sci 70 anni di Olimpiadi italiane Da Cortina 1956 a Milano-Cortina 2026“, realizzato con la regia di Paolo Galassi, è stato presentato in anteprima alla 82. Mostra del Cinema di Venezia, dove per l’occasione è giunto anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini.
Il 31 settembre sarà presentato anche a Cortina.
«Sarà una bella occasione a cinque mesi da Olimpiadi e Paralimpiadi -ci dice Kristian Ghedina- per svolgere il nastro delle nostre Olimpiadi: due proprio qui tra le Tofane, Zuel, Stadio del ghiaccio. Ma saranno le mie prime sotto casa, praticamente esco e mi ritrovo fra atleti, cronometristi, tecnici e tutto quel mondo ben descritto dal docufilm».

Il docufilm: un viaggio nelle Olimpiadi italiane

Già perché Kristian, classe 1969, quelle dell’imbattibile austriaco Toni Sailer e di Eugenio Monti, le prime italiane in assoluto, non le vide, però ne ha disputate tante.
«Cinque, da quelle del 1992 al 2006 a Torino. Anche sulla base della mia esperienza olimpica è nato il progetto, un po’ convinto dall’amico Graziano Manfrin e poi con il regista Galassi che lo ha condiviso».
Una lunga sequenza a cinque cerchi.
«Puoi dirlo -spiega il Ghedo, come è chiamato tra Corso Italia e Cadelverzo, nella sua Cortina- e il docufilm nasce quasi per scherzo fra il 2023 e il 2024. Doveva autofinanziarsi e finire sulla piattaforma Amazon. Ma l’idea si è allargata, irrobustita, è diventata importante. È arrivata Fondazione Milano-Cortina 2026, la Regione Veneto, sponsor e altri soggetti. Con il lavoro che a mano a mano si faceva sempre più impegnativo e coinvolgente».

ghedina

Vado al massimo

Nasce così un vero docufilm con un signor regista, Paolo Galassi. Ed emerge inevitabilmente il carattere di Kristian che, ricordiamolo per i più distratti, è il campione di “Primi e centesimi La mia vita nella velocità“, sorta di biografia adrenalinica del 2006.
Infatti «Io sono un tipo veloce, dinamico e allora durante tutti quei tempi morti in cui si dovevano preparare le luci, rifare una scena, aspettare che tutto fosse a posto, io fremevo, non riuscivo a stare fermo – racconta -. Insomma protagonista sì, ma non è il mio mondo».
Quindi?
«Vuoi che te lo dica, Hollywood non è per me. Non è nelle mie corde» scherza il campione più abituato allo snow-carpet che ai red carpet.
La sua energia, però, ha permeato il film, portando sullo schermo il carattere unico di un atleta leggendario.
Accanto a Ghedina, nel docufilm, Paolo De Chiesa condivide ricordi, tecniche e aneddoti sulle piste . Ma anche altri grandi campioni come Alberto Tomba, Deborah Compagnoni, René De Silvestro e altri.

Cortina, teatro olimpico e anticipazioni

«L’occasione per l’Ampezzo è unica -continua Ghedina- stava passando questo treno e nel 2019 riuscimmo a salirci. Un’opportunità decisiva per Cortina, per imprimerle una nuova, entusiasmante velocità. Ma non dimentichiamoci che l’abbraccio olimpico comprende tre regioni. Ci sono il Veneto, la Lombardia, il Trentino-AltoAdige. E come i giochi, anche il docufilm spazia su varie località: Val Gardena, Bormio, Livigno, Milano».

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Dal cancelletto al libro: il Jet racconta la sua vita tra piste e ricordi

Eppure, un rammarico Kristian ce l’ha.
«Vorrei essere io su quelle piste il prossimo febbraio. Come atleta, non come testimonial -confessa- Essere in gara, sentire la vertigine della velocità e poi piantare gli occhi sul cronometro all’arrivo. Insomma, essere spettatore ma non avere comunque quelle curve, quei salti, quelle traiettorie nelle gambe è strano e difficile da accettare».

ghedina
@Stefania Collalto

Non sei solo, Ghedo. Nei giorni scorsi a Ortisei si sono ritrovati Gustav Thöni e Ingemar Stenmark per celebrare i 50 anni del leggendario slalom parallelo del 23 marzo 1975 che decise la Coppa del Mondo (andò al campione di Trafoi) intervistati da Lorenzo Fabiano che ha contribuito alla realizzazione di un altro splendido docufilm, “La Valanga Azzurra” di Giovanni Veronesi.
E non casualmente lo stesso Fabiano cura la nuova biografia aggiornata di Ghedina in libreria a ottobre.
Il titolo? «Non chiedermelo. Non abbiamo ancora deciso anche se il libro è pronto con tutto quello che ho scelto e fatto dal 2006 ad oggi: motori, motonautica, l’amico veneziano Giampaolo Montavoci. E la mia vita che ormai si divide fra Cortina e Bressanone con la mia famiglia».

Il coraggio di competere: la visione olimpica di Ghedina

Dietro questa voglia di tornare in pista c’è la visione di cosa significa davvero essere un campione olimpico.
«Un campione olimpico si spoglia praticamente del suo essere atleta, diventa un oggetto nel tritacarne di un sistema che ha tempi, spazi, processi rigorosi e inesorabili – sottolinea -. Alle Olimpiadi la gara è unica e quando sei al cancelletto di partenza sai che ti giochi tutto, vinci o sei fuori. Hai una grande responsabilità anche verso la bandiera della tua nazione. Chi vince entra in un girone in cui quasi si perde la personalità».

@Stefania Collalto

Le speranze sulle piste femminili

Cortina sarà teatro delle gare di sci alpino femminile e tra le favorite spiccano i nomi di Federica Brignone e Sofia Goggia, alle quali Ghedina esprime tutta la sua vicinanza, tifando però per la prima: «Spero tantissimo che Federica possa ritornare a gareggiare e sia qui a Cortina. So che si sta impegnando molto nella riabilitazione. Per una persona che vuole misurarsi e vincere anche con questi gravi eventi, come è nella sua natura, allora tifo per lei. Saprà dimostrare di essere veramente forte».

Oltre le piste: nuovi talenti e futuro dello sport italiano

Ma lo sguardo di Ghedina va oltre le gare immediate.
Guardando al futuro, sottolinea come l’Italia stia vivendo una fase di grande crescita anche in altri sport: «Oggi, nel tennis, con l’effetto Sinner, abbiamo cinque atleti nei primi 50 al mondo e nove nei primi 100, un risultato inedito per il nostro Paese. Mi auguro che queste Olimpiadi e Paralimpiadi ospitate in Italia facciano emergere nuovi talenti, così da allungare la “panchina” degli sciatori azzurri, ragazze e ragazzi, e rafforzare l’intero movimento. Lo stesso discorso vale anche per altre discipline, dal curling al bob, fino al pattinaggio».

Agostino Buda

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