Il Governo introduce un sostegno economico per genitori separati o divorziati con figli a carico. Fondo da 20 milioni nella Manovra 2026
La separazione e il divorzio sono già di per sé un dramma, tanto più quando ci sono di mezzo di figli.
Una situazione che diventa ancor più pesante se ci si aggiunge il fatto che, troppo spesso, un genitore (quasi sempre il padre) che deve lasciare la casa familiare si trova senza un alloggio.
Al riguardo, non esistono statistiche esatte, ma alcune stime calcolano che siano circa 800 mila i padri italiani separati o divorziati che vivono in condizioni di povertà, che in molti casi si traduce anche nella difficoltà a trovare una sistemazione abitativa, anche per l’aumento dei canoni di affitto, unito al permanere dell’obbligo di continuare a contribuire al sostentamento della prole.
Il bonus-affitto per i genitori separati o divorziati
Muove da queste premesse la nuova misura, inserita nella nuova Legge di bilancio, con cui il Governo intende introdurre un sostegno economico per i genitori separati o divorziati, sotto forma di bonus per il pagamento dell’affitto.
Un aiuto concreto che, se la Manovra sarà approvata dal Parlamento senza modifiche, potrà contare su un fondo dedicato alle famiglie in situazioni di fragilità finanziaria da 20 milioni di euro.

A poter beneficiare del contributo saranno madri e padri in possesso di 2 ulteriori requisiti: la non conservazione dell’assegnazione della casa familiare dopo la separazione o il divorzio e la presenza di figli fino a 21 anni di età che risultino a loro carico dal punto di vista fiscale fino ai 21 anni di età.
Per rientrare in questa seconda condizione, si guarderà ai criteri applicati per la normativa fiscale, ovvero il non superamento di alcuni limiti reddituali individuali. Il suggerimento per i genitori potenzialmente interessati è dunque di iniziare fin da ora a raccogliere i documenti che presumibilmente andranno allegati all’istanza formale, come la sentenza di separazione o divorzio, la certificazione del contratto d’affitto, i documenti fiscali relativi ai figli e un Isee aggiornato.
Gli aspetti da precisare
Sul tema, la bozza della Manovra risulta ancora in parte incompleta. Per esempio, mancano le indicazioni sulle modalità operative pratiche di applicazione del bonus, tra cui la specificazione precisa dei criteri d’accesso, le modalità di controllo dei requisiti, le procedure di presentazione della richiesta (qualora sia quello “a domanda”, come sembra, il sistema adottato per accedere al bonus), la documentazione richiesta e le soglie reddituali per usufruire del beneficio.
Ma anche la forma di erogazione del sostegno (le possibilità variano dal contributo diretto erogato una tantum, a quello periodico rateizzato, all’agevolazione fiscale) e anche gli stessi importi delle somme che saranno erogate a ciascun richiedente avente diritto, fermo restando il non superamento del tetto massimo complessivo di 20 milioni. È previsto che tutte queste questioni vengano chiarite attraverso un apposito decreto congiunto dei Ministeri delle Infrastrutture e dell’Economia. Questo necessario passaggio ulteriore del decreto attuativo, che richiede la pubblicazione, influirà dunque anche sulla concreta partenza della misura, che la Legge di Bilancio indica sommariamente al 1° gennaio 2026.
L’Italia di separazioni e divorzi
Nelle prossime settimane, l’Istat dovrebbe pubblicare l’aggiornamento annuale delle statistiche relative a separazioni e divorzi in Italia. La perdita di appeal del matrimonio è comunque evidente anche dagli ultimi dati ufficiali disponibili, relativi al 2023.
Se, in quell’anno, le nozze (ne sono state celebrate esattamente 184.207) sono scese del -2,6% rispetto al 2022, già i dati provvisori dei primi 8 mesi del 2024 mettevano in luce un’ulteriore diminuzione del -6,7%.
Al tempo stesso, però, sono calati sia i divorzi (79.875, -3,3%) che le separazioni (82.392, -8,4%).
Il trend dei divorzi, che hanno toccato il massimo (99.071) nel 2016 da quando, nel 1970, è stata introdotta la possibilità di sciogliere il vincolo matrimoniale, è comunque in deciso e costante calo. Tra le valutazioni degli esperti per spiegare questo dato c’è anche l’aumento delle separazioni consensuali, che favorisce una gestione comune più pacifica della rottura attraverso il raggiungimento di accordi, sia di tipo organizzativo che economico, già tra ex coniugi. Un aspetto incoraggiante che, però, non esclude la necessità di un sostegno anche da parte del settore pubblico.
Alberto Minazzi



