Parte dalla città metropolitana di Roma l’innovativa sperimentazione all’insegna del nuovo modello di sanità di prossimità
L’idea delle farmacie come semplici dispensari di medicinali e punti di consulenza sanitaria appartiene sempre più al passato. E non solo perché, dall’introduzione del nuovo modello con il decreto legislativo 153 del 2009, che ha definito le linee della cosiddetta “farmacia dei servizi” come presidio polifunzionale del territorio, sono passati 16 anni e dall’avvio della sperimentazione, avvenuto nel 2018 in Piemonte, Lazio e Puglia, già 7. Ad allargarsi sempre più sono le prestazioni concretamente fornite, con l’aggiunta progressiva alle iniziali analisi di altri servizi tra cui la somministrazione dei vaccini e attività di telemedicina. E adesso è la volta dei servizi riabilitativi effettuati dai fisioterapisti.
Il fisioterapista in farmacia
L’annuncio dell’accordo di collaborazione tra i locali Ordine dei fisioterapisti, Ordine dei farmacisti, Federfarma e Assofarm, che avrà durata annuale. è arrivato dalla città metropolitana di Roma. È da qui che partirà l’innovativa sperimentazione, che già si prevede di estendere a tutta la regione Lazio. La possibilità che, oltre agli infermieri, tra i professionisti che possono erogare la propria prestazione professionale in farmacia ci siano anche i fisioterapisti era prevista già in uno dei primi 2 decreti attuativi del 2010. Il testo di 15 anni fa definiva tra l’altro le prestazioni fisioterapistiche erogabili sempre e solo su prescrizione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta: dalla definizione del programma prestazionale volto alla prevenzione, all’individuazione e al superamento del bisogno riabilitativo, all’attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità motorie, psico-motorie e cognitive e viscerali utilizzando terapie manuali e massoterapiche, fino alla verifica delle rispondenze della metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi di recupero funzionale.
Cosa prevede la sperimentazione
In base all’intesa, frutto di lavori e sottoscritta simbolicamente nella capitale in occasione del secondo congresso regionale dell’Ordine dei fisioterapisti del Lazio, il fisioterapista sarà fisicamente presente in locali dedicati all’interno delle farmacie che sceglieranno di aderire all’accordo. In questa sede il professionista, operante in regime di libera professione, potrà offrire consulenze, effettuare valutazioni e dare un primo orientamento terapeutico per indirizzare i pazienti, in base al proprio caso concreto, verso servizi di riabilitazione forniti da studi privati o strutture pubbliche. Come ha sottolineato Annamaria Servadio, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Roma, in tal modo si ridisegna la figura del fisioterapista all’interno della rete territoriale, in cui la farmacia è chiamata giocare un ruolo di primo piano. Attraverso il protocollo si mira infatti a creare un sistema di prossimità che mette a disposizione del cittadino, in relazione al bisogno di salute riabilitativo, le competenze specifiche del fisioterapista per una ampia serie di attività.
I diversi ruoli degli aderenti all’accordo
A garantire il pieno rispetto del codice deontologico e delle competenze professionali sarà l’Ordine dei farmacisti di Roma, a cui è affidato un ruolo di supervisione sull’attuazione e la gestione operativa oltre a quello di progettare e organizzare, insieme all’Ordine dei fisioterapisti del Lazio, specifici percorsi formativi rivolti ai professionisti coinvolti nell’iniziativa, con l’obiettivo di assicurare standard elevati di qualità, sicurezza e appropriatezza nelle prestazioni erogate. Saranno invece Federfarma Roma e Assofarm Lazio a raccogliere le adesioni delle farmacie interessate a ospitare l’attività dei fisioterapisti, mettendo loro a disposizione locali conformi ai requisiti di igiene, riservatezza e idoneità previsti per consulenze valutative e riabilitative, ad aggiornare continuamente l’elenco delle farmacie partecipanti e a offrire supporto per eventuali prenotazioni di prestazioni sanitarie pubbliche richieste dai cittadini nell’ambito del percorso avviato con i fisioterapisti. La loro selezione sarà affidata all’Ordine dei fisioterapisti: i professionisti possono presentare la propria candidatura per svolgere il ruolo di counselor presso una sola farmacia aderente al progetto, potendo inoltre candare unicamente il proprio studio professionale per l’erogazione di prestazioni riferite a una diversa singola farmacia.
L’importanza del nuovo accordo collettivo nazionale
A favorire la svolta del Lazio, prima regione in Italia a firmare un accordo di questo tipo, è il nuovo accordo collettivo nazionale, come sottolinea il presidente di Federfarma Veneto, Andrea Bellon. “Nella parte relativa che integra la convenzione farmaceutica – sottolinea – definisce per la prima volta i criteri operativi da adottare per i vari servizi, compresi quelli svolti da infermieri e fisioterapisti in farmacia: regole che vanno ad aggiungersi alla norma che ne legittimava l’attività. La definizione di un protocollo di regolamentazione come quello di Roma, che mette nero su bianco l’accordo con i fisioterapisti, è sicuramente utile, ma al tempo stesso non strettamente necessaria, finché non si parlerà di una vera e propria attività in convenzione con fondi dedicati nel bilancio regionale”.

Ecco perché, aggiunge Bellon, anche in Veneto, dove non è stato ancora sottoscritto nessun documento di questo tipo, è possibile già oggi trovare farmacie che hanno concluso accordi libero professionali con singoli infermieri e fisioterapisti, che possono in tal modo svolgere la loro attività in farmacia. “Le regole contenute nell’accordo collettivo nazionale – precisa – stabiliscono al riguardo ora la necessità di destinare a infermieri e fisioterapisti un vero e proprio locale da almeno 9 metri quadri all’interno della farmacia o altro locale autorizzato da individuare all’esterno della stessa”.
Alberto Minazzi