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Fantacalcio: il vizio segreto degli italiani

Fantacalcio: il vizio segreto degli italiani
@Ogni maledetto Fantacalcio

Un’asta infinita, un gruppo di amici, un’app sul telefono. Il fantagioco è diventato specchio di un Paese intero. Tanto da approdare su Netflix con Ogni maledetto Fantacalcio

Un gioco non è mai “solo” un gioco.
C’è sempre una metafora, uno schema ripreso dalle dinamiche relazionali, dai comportamenti delle persone, delle morali che si possono o non possono trarre dal giocare stesso.
Un gioco è una simulazione della realtà.
Una simulazione fantastica, come diventare guerrieri fantasy-medievali, immedesimarsi negli attori harmony delle soap opera argentine, o farsi attanagliare dalla frenesia miliardaria di ricchi proprietari di squadre di calcio.
Come con il Fantacalcio: proprio quest’ultimo, negli ultimi anni – e sotto la spinta dei social – è diventato un fenomeno massificato, tanto da meritarsi un film – su in streaming .

Ogni maledetto Fantacalcio

Ogni maledetto Fantacalcio – omaggio al ben più famoso, e memorabile, Ogni maledetta domenica, con Al Pacino – è uscito lo scorso 27 agosto su Netflix.
Giusto in tempo per le “aste del Fanta” che si scateneranno nei giorni di pausa della Serie A, a calciomercato ormai chiuso. Già: un sacco di “termini tecnici” nel giro di qualche riga, di cui solo i calciofili possono capirne appieno il significato: quasi tutti, in Italia, considerando che solo le tre squadre più blasonateInter, Milan, Juve – contano circa 16 milioni di tifosi; un quarto della popolazione italiana (e chissà di quante famiglie).

fantacalcio

Il film, di per sé, è una storia d’amore in salsa fantacalcistica; tradotto, usa le metafore del gioco fantasy, inventato dal giornalista e programmatore di videogiochi Riccardo Albini, tra le fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, per raccontare le dinamiche d’amicizia e d’amore di un gruppo di giocatori del Fantacalcio. L’originalità del film – e il suo volano mediatico – sta proprio nell’uso del fantasy game come linea narrativa

Come funziona

Spiegare il Fantacalcio, come dice il cameo della giornalista Diletta Leotta nel film, “è molto difficile”.
In effetti, è più difficile a dirsi che a farsi. In breve: ogni gruppo di amici forma una “lega”, o un “campionato”; ognuno impersona il presidente di una squadra, dal nome esotico che richiama nomi propri, campioni del calcio, aneddoti “pop” – come “Hertha Vernello”, “Rooney Toones”, “Cosenza soldi”.
Ogni presidente ha un budget, e nel fatidico e sacro giorno dell’asta, tutti si ritrovano per battere il prezzo e l’acquisto dei giocatori di calcio reali che militano nella Serie A italiana (o di qualsiasi altra competizione a cui si vuole aderire). L’asta dura ore e ore, a seconda della modalità.

fantacalcio

Alla fine, ognuno avrà una rosa di 25 giocatori.
In ogni giornata del campionato, ogni “presidente” schiera il suo 11 titolare e n. riserve. Si gioca per sommatorie di punteggio e scontri diretti (questa sì è la spiegazione complessa da saltare a piè pari), quantificando i voti delle pagelle dati dai giornali sportivi, a ogni giocatore, per ogni partita, per ogni giornata del campionato (più i bonus, meno i malus): alla fine del campionato, si può vincere un montepremi pattuito inizialmente, ma soprattutto, la gloria eterna.
Tutto come in altri giochi di ruolo: ma il Fantacalcio attira di più. E non da oggi.

Passione a prima vista

Il gioco fu istituito nel 1990-91 da Albini e i suoi amici (dopo i test all’Europeo del 1988) con l’edizione della rivista “Serie A”. Nel 1994 si affiliò la Gazzetta dello Sport , facendolo successivamente proprio, con il nome “Magic”, poi diventato Fantacalcio con il passaggio del brand, negli anni subito antecedenti al Covid, alla società Quadronica s.r.l.


Fondamentalmente, il gioco del Fantacalcio ha avuto una latente incubazione di lenta crescita tra gli anni Novanta e Duemila. II conti dei singoli voti, compresi di addizioni e sottrazioni, venivano fatti a mano. Con il subentro della tecnologia, il fenomeno è esploso.
I software e le app, con i loro algoritmi, permettono un calcolo veloce e rapido. Le chat consentono uno scambio continuo – nelle dinamiche di compravendita, sfottò, prese in giro, minacce – tra i fantagiocatori e le piattaforme online consentono a tutti di vedere tutto, in qualsiasi momento. Si arriva qui ai più di 6 milioni di giocatori e giocatrici coinvolti/e – senza contare i giocatori “sommersi” in leghe private – ovvero, il circa 10% della popolazione italiana: più dei giocatori di pallavolo, basket o arti marziali (stando ai dati Istat del 2024), se diamo per possibile un confronto tra sport e gioco.

E’ “solo” un gioco

Il Fantacalcio è “gioco”; ma se fosse anche “gioco d’azzardo”?
In realtà, secondo la legge italiana, il Fantacalcio sarebbe un “gioco tollerato”: questo perché, nonostante preveda un premio in denaro (di solito) e una componente fortunosa, è anche vero che l’abilità personale di scelta dei giocatori, di fiuto e di statistica, permette a ogni singolo partecipante di determinarne l’esito.
Ciò lo salva dall’ambito delle scommesse, e probabilmente contribuisce a renderlo così affascinante.

Il bello dell’immedesimazione

Il bello del Fantacalcio è, come in ogni gioco di ruolo, l’immedesimazione: tra influencer e content creator che narrano la ricetta statisticamente perfetta per vincere, e fantagiocatori che contattano a mezzo social i veri giocatori di calcio per implorare qualche bonus, il Fantacalcio assottiglia il confine tra finzione e realtà.
Ogni domenica (o meglio, fine settimana), ogni partecipante diventa presidente della propria fantasquadra, disponendo dei “suoi” giocatori come meglio ritiene; diventa affarista, senza realmente esserlo.

Il Fantacalcio è un hobby, espresso sia via social, sia nella vita reale, quando i membri della lega si ritrovano, in carne e ossa, per battagliare a suon di fantamilioni. È un rito e un rituale, è un gioco a esprimere le proprie emozioni – perlopiù frustrazioni per l’ennesimo 65,5 – e i propri piccoli successi, quando nella realtà, per avere una soddisfazione, bisogna aspettare molto più tempo.


È un racconto di dinamiche e di relazioni: così come fanno le storie, i libri, le canzoni, e i film, svela lati caratteriali che altrimenti si rivelerebbero diversamente.
Ed è il fantagioco dello sport più popolare in Italia, che oggi possiamo vedere anche sullo schermo.

Damiano Martin

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