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Emiliano Donaggio: arte viva, tra mani e cuore

Emiliano Donaggio: arte viva, tra mani e cuore

Veneziano, internazionale, innamorato della vita: l’artista che plasma legno, plastica e vetro per raccontare la bellezza, il dolore e la speranza. Ogni opera è un dialogo intimo con il mondo

Artista, designer, stilista, scultore, pittore: definirlo con un solo termine è impossibile.
La sua è un’arte che attraversa i confini delle discipline e nasce da un’urgenza interiore, fatta di emozioni, gesti, materia e memoria.
Il suo talento è riconosciuto a livello internazionale, ma il suo universo creativo resta nel suo studio-casa al Lido di Venezia dove, tra il profumo del mare e silenzi pieni di idee, Donaggio dà forma a oggetti di design e opere d’arte che trovano posto in musei o collezioni private usando per lo più materiali poveri – legno, filo di ferro, carta, plastica – che diventano messaggeri di emozione.
Nelle sue mani, anche una racchetta da tennis può diventare simbolo. E non tanto per dire: unendo arte, sport e visione ha disegnato quella per Roger Federer.
Classe 1975, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Donaggio ha esposto a Londra, Barcellona, New York, Los Angeles e in Sud America. Le sue giacche sono state indossate da icone come Elton John, Madonna e Robbie Williams.
Oggi, a quasi cinquant’anni, è un artista riconosciuto nel mondo, ma con i piedi ben piantati sulla sua isola, dove ogni giorno ricomincia da ciò che sente, vede, ama.

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  • Emiliano Donaggio: come nasce la sua arte e dove trova la sua migliore espressione?

Come dico sempre, mi sono sposato con l’arte, appena sono nato… ho sempre disegnato mentre gli altri bambini giocavano con le macchinine, dipingevo sui muri mentre gli altri si rincorrevano al parco, ho lasciato che il mio desiderio così forte di far parte di quello che avevo dentro dilagasse in tutto, trasportandomi in quello che sono ora e seguendo ciò da cui il mio cuore veniva toccato.
L’arte è di famiglia, il mio bisnonno Mariano era un artista anche lui e alcune sue opere di ingegneria meccanica sono al Museo Navale di Venezia e in un Museo in Austria. Mio padre è un abilissimo pittore e rinomato restauratore, un ceramista dalla abilissima mano che spazia dalla ceramica trecentesca, percorrendo poi la storia di essa fino a pezzi incredibili contemporanei.
Si la passione viene tramandata da generazioni…

  • Che messaggio vuole trasmettere con le sue opere?

Nelle mie opere racconto la quotidianità, quello che affligge il mondo, quello che mi circonda, la natura, quello che mi angoscia, preoccupa, i momenti felici e il passare del tempo, soprattutto quello dei miei figli, perché tutto quello che faccio, creo e dono é sempre rivolto a loro in qualche modo, perché anche se lontani, così, è averli sempre con me.
In tutto quello che spazio, in tutti i materiali che trasformo, in tutti gli oggetti che trasmuto cerco di tramandare e far capire un concetto di rispetto verso tutti, l’amore per la famiglia e l’amore per tutto quello che ci circonda, soprattutto la natura.

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Amo trasmettere sensazioni, voglio che la mia arte possano capirla i bambini di 3 anni fino alle persone anziane di 90, voglio trasmettere emozioni, voglio che capiscano che ogni opera che faccio è come se fosse l’ultima perché è sempre così curata e raccoglie tutto il mio mondo da non lasciare, qualsiasi possa essere il tema, niente a perdere.
Amo l’impatto e quello che lascio nel cuore di chi mi segue e ama ciò che faccio, perché sono io… e mi rapporto con il mondo in questo modo.

  • Il suo è un percorso artistico a livello internazionale, da dove è partito e come è cresciuto?

Come dicevo fin da piccolissimo sono sempre stato attratto da tutto quello che mi circondava, dai colori e da tutte le emozioni che ne ricevevo dall’esterno.
Sono stato molto fortunato perché i miei genitori hanno sempre dato sfogo alla mia creatività senza cercare di cambiare in nessun modo quell’Emiliano che aveva bisogno di dimostrare, recepire e auto identificarsi a modo suo nel suo mondo… sono sempre stato incoraggiato in questo.
Ho frequentato il Liceo Artistico di Venezia per poi continuare i miei studi e il mio modo di sperimentare l’arte all’Accademia di Belle Arti, sempre a Venezia.
Le mie continue sperimentazioni e il non essere catturato in un circolo accademico che comunque regolava un po’ l’arte in funzione alle materie, il mio essere un po’ un ribelle e dimostrare che si potevano anche prendere altre strade per arricchire ancora di più un percorso artistico, ha fatto sì che il mio background, sebbene giovanissimo, approdasse in vari ambiti artistici.

 

La svolta l’ho avuta qualche anno dopo, quando durante una Biennale d’Arte ho conosciuto l’artista internazionale Luca Buvoli al quale ho fatto da assistente durante un’istallazione per il Caffè Florian in Piazza San Marco. Luca mi ha aperto una visione a 360 gradi dell’arte, mi ha fatto conoscere l’arte povera, l’arte del riciclo e, come dicevo prima, é arte tutto ciò che ci circonda, basta solo farla entrare in noi e trasformarla come il nostro cuore, testa e mani ci portano ad ascoltarla.
E da qui é iniziato tutto…

  • Quali sono gli elementi principali che ne fanno parte?

I miei figli, la famiglia, la natura, e tutti quegli elementi che giorno dopo giorno mi fanno crescere dentro e fuori, quel senso di poter raccontare, a modo mio, mi gratifica l’anima e l’intelletto. Sto facendo una cosa che amo, sto facendo quello che per cui sono nato. Questa è la mia aria, questo è il modo di vedere il mondo e di raccontare e raccontarmi agli altri.

  • L’universo femminile è molto presente nella sua arte

A riguardo vorrei fare una premessa. Ciò che mi infastidisce nella società di oggi è questo eccesso di tutto per avere il niente…( rispetto, educazione, amore… e così via… sono valori ormai così rari) si ha proprio perso il senso della vita… per quello cerco, con la mia arte di portare voce alle mancanze fondamentali di questo vuoto generalizzato.
Sì, l’universo femminile è presente nella mia arte, soprattutto in questi ultimi anni.
Infatti uno dei lavori a me più cari, forse il più importante é l’ultima crocifissione di grandi dimensioni (290×270), che nasce in un periodo dove la donna è al centro di grandi violenze e una mancanza totale di rispetto che racconta questo: un Dio con alcune sembianze di donna.., capelli lunghi e seno.., una penitenza.., le interiora e l’anatomia della pancia, che è la parte più significativa dei sensi portata a nudo…, un Gesù che capisce, quasi a incolparsi per quello che ha creato e concepito…, un uomo malato e perso nell’ira inconsapevole di essere bestia…, e non animale…

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Altra opera importante in questo periodo é una installazione dove una Luna, si trasforma in una pancia perfetta , dove ritrovarsi ogni volta. I miei studi maniacali Leonardeschi, sull’anatomia e studio della gravidanza perché la Luna rappresenta la donna… e la donna è vita…

  • Cromatismo e scritte che ruolo giocano nei suoi lavori?

Il cromatismo nelle mie opere é sempre dipeso dal momento che stavo vivendo, penso come fanno e hanno fatto altri artisti… I colori sono lo sfondo che esprime i sentimenti, le angosce, le preoccupazioni e l’essere interiore in un tuo determinato momento della vita: i quadri o le opere d’arte in sé sono il racconto, a periodi, di quello che sei e che stai passando, é il racconto della tua vita e del momento. Così come gli impressionisti catturavano l’impressione, il momento, la luce… io catturo nelle mie opere giornalmente il mio io e quello che lo circonda.

 

Le scritte nelle mie opere invece fungono quasi da post-it, raccontano, incidono, evidenziano, parlano, acquisiscono e leggono quel che io ho da dire. Hanno un senso importante all’interno, la scrittura viene letta da tutti, grandi e piccoli, a volte scrivo alla rovescia, da sinistra verso destra, facendo errori appositamente in modo tale che lo spettatore metta attenzione  per capire al meglio quello che gli sto raccontando e l’errore è un buon sistema per cogliere ancora di più l’attenzione.

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  • Quali sono state le tappe fondamentali nella sua carriera?

Le tappe fondamentali nella mia carriera sono state due: la nascita dei miei figli Alessandro e Leonardo. Loro sono coloro che mi fanno crescere tutti i giorni, che mi fanno capire il vero senso della vita, che mi aiutano a capire una società ormai malata, coloro che mi ispirano e mi fanno credere a un domani migliore.
Assieme ne abbiamo passate veramente tante, anche periodi molto difficili, ma assieme ne siamo sempre usciti e ciò che sono come uomo, padre e artista, lo devo unicamente a loro.

  • Installazioni e opere tridimensionali la avvicinano al filone del neo impressionista e writing americano Basquiat

Come mi ha definito anche la critica americana, durante la mia mostra Newyorchese, “il dopo Basquiat”, un lusinghiero accostamento che chiaramente ti dà ancora di più quella spinta per cercare sempre di esprimere al meglio la tua arte e il tuo essere artista. Il mio lungo studio, durato anni e partito da Leonardo Da Vinci, cominciato in prima, al Liceo Artistico, mi ha dato delle basi fondamentali di disegno ed equilibrio, perché sappiamo tutti che senza equilibrio, soprattutto all’interno di un’opera, cade tutto anche il senso. Un po’ alla volta i miei studi si sono spostati, come raccontavo prima, in base a nuove conoscenze, al continuo confrontarsi con persone, artisti e tutto quello che ti circonda, a essere sempre più assetato e curioso verso tutto, e questo penso sia la cosa più importante, soprattutto nella sperimentazione ma non solo artistica a proprio a un livello generalizzato.
Amo tutte le forme d’arte ed essendo un grande osservatore, prendo il meglio di ogni singola forma artistica per trasformarla e cucirla nel mio modo di essere innovatore, di un’arte, che a volte richiama anche il periodo rinascimentale.

  • Com’è la sua giornata artistica? Lei vive e lavora al Lido di Venezia, una location che favorisce la creatività? Ha mai pensato di trasferirsi altrove?

La mia giornata è sempre piena di impegni, la mia mente è sempre in movimento per creare, elaborare, trasformare, apprendere e incamerare.
In base poi agli impegni artistici, alle commissioni e al lavoro in studio cerco di organizzarmi al meglio la giornata anche se a volte non è facile.
Sì, vivo e lavoro come base al Lido di Venezia, come definiscono in tanti il sonnacchioso Lido, ma io lo amo, così, per i suoi silenzi, i suoi profumi, la sua natura, mi sento proprio a casa, un luogo che mi porta tranquillità soprattutto per creare il mio mondo.
Mi hanno offerto qualche anno fa casa e studio a New York, ma la confusione, i rumori 24 ore su 24 e la frenesia di un consumismo ormai sfrenato e soffocante non fanno per me.

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  • E’ difficile essere artisti al giorno d’oggi?

Essere artisti al giorno d’oggi non è facile, ormai l’arte ha una visione globale su quasi tutto, sta ad ogni artista recepire e  trasformare quello che ha dentro in arte vera e unica, togliendosi dalla massa senza limitarsi a fare un collage di quello che si vede, senza una solida base artistica alle spalle.

  • Definendosi in breve: che artista è Emiliano Donaggio e come guarda al suo futuro professionale?

Emiliano Donaggio è quello che è, un osservatore della vita e dei sentimenti, un dialogatore con la natura… un giorno durante un’intervista mi hanno chiesto: quale è il tuo più grande atto di coraggio…
Il mio atto di coraggio è di ascoltarmi e di percorrere quello che ho dentro, perché si vive solo una volta e i sogni sono realizzabili alla fine…
Per il futuro vede questo: continuare i miei studi, allargare sempre di più i miei orizzonti, non darmi limiti, credere in quello che faccio e in quello che vuole raccontarmi il mio cuore, fare arte fino alla fine, fino all’ultimo respiro perché sono nato per fare questo e me ne andrò facendo questo.

Silvia Bolognini

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