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Ecosistema urbano: è un'Italia un po' meno sostenibile

Ecosistema urbano: è un'Italia un po' meno sostenibile

La nuova edizione del rapporto di Legambiente: scende la media nazionale, Trento si riprende la leadership, Treviso prima in Veneto

Qualche nota positiva, nella prospettiva del raggiungimento di performance ambientali sostenibili da parte delle città italiane non manca. Riguardo alla raccolta differenziata, per esempio, si supera la media del 65%.
E aumenta il numero dei passeggeri che utilizzano servizi di trasporto pubblico locale.
Ma la corsa con l’obiettivo della massima sostenibilità dei nostri centri urbani è ancora molto complicata: oltre al fatto che ancora nessuna città raggiunge il punteggio del 100% (il miglior risultato è quello di Trento, che torna dal secondo al primo posto con il 79,78%), la media generale dei 106 capoluoghi di provincia nel 2024 è calata al 54,24%, -3,8% rispetto al 2023.
Lo spaccato emerge dal rapporto “Ecosistema urbano 2025”, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore e giunto alla 32^ edizione.

 

Italia della sostenibilità: a che punto siamo

Il generale affanno delle città italiane verso l’obiettivo della sostenibilità è confermato anche dal fatto che, oltre a Trento, solo Mantova (78,4%, 2^ in risalita dal 7° posto) riesce a superare il 75%.

Degna di menzione è la performance di Bergamo (71,2%), che guadagna il 3° gradino del podio in ascesa dalla 16^ posizione, mentre la Top 10 si completa con Bolzano, Pordenone, Reggio Emilia (che era leader lo scorso anno), Parma, Rimini, Bologna e Forlì. Ovvero, sottolinea Legambiente, tutte città del Nord, con Cosenza (16^, ma in calo dalla 13^ piazza) unica meridionale tra le prime 20.


Le difficoltà del Sud nella sostenibilità ambientale sono evidenti anche guardando la graduatoria al contrario: 9 delle ultime 10 posizioni sono occupate da città di questa macroarea, con il terzetto calabrese in coda (nell’ordine, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria) addirittura sotto al 25%. Quanto alle metropoli, Bologna (9^, era 7^) si conferma la migliore, Napoli (103^, stabile) la peggiore, mentre migliora notevolmente Firenze (da 63^ a 21^, con uno score passato da 55,7% a 60%), fa meglio anche Torino (da 85^ a 62^) ed è sostanzialmente stabile Roma (66^, un posto in meno).

Ecosistema urbano, tra criticità e note positive

Tra i 19 indicatori, quelli che continuano a restare le principali criticità, analizza il rapporto, sono lo smog e le perdite d’acqua nella rete idrica. Riguardo a quest’ultima voce, per esempio, continua la diminuzione di città che sprecano almeno la metà della risorsa (si è passati dalle 27 del 2022, alle 24 del 2023, fino alle 20 attuali), ma ancora troppo lentamente. Un dato che spinge alla riflessione è anche quello del calo della media della superficie urbana destinata alle infrastrutture per la ciclabilità, dell’estensione delle zone pedonali e delle Ztl. Al contrario, cresce il consumo di suolo, che è sempre più impermeabilizzato. Le già citate note positive, invece, arrivano dalla raccolta dei rifiuti, con ben 15 capoluoghi che superano l’80% di differenziata.

E, pur restando le performance italiane generali ancora lontane dai livelli europei, sono sempre più coloro che si spostano utilizzando i mezzi pubblici.
Tra i dati più significativi nel trend del numero di passeggeri del Tpl spicca il costante aumento di Milano, cresciuta dal punteggio di 303 del 2021 a 424 del 2024, così come continua a migliorare Firenze (da 225 a 247) e segnali incoraggianti arrivano anche da Roma (da 259 a 277). La leadership nel settore, pur con l’interruzione di una crescita costante, resta però di Venezia: 598,4.

La sostenibilità urbana in Veneto

Il capoluogo veneto, 47° assoluto a livello nazionale con 57,1%, è l’unico della regione a portare a casa 2 primi posti parziali: a quella per i passeggeri del trasporto pubblico si aggiunge infatti anche la prima posizione per il tasso di motorizzazione. Ma non solo: Venezia è 2^ in Italia per isole pedonali, 6^ per offerta di trasporto pubblico e 10^ per verde totale.

La migliore provincia del Veneto nella classifica è comunque Treviso, 13^ (67,1%).

ecosistema urbano

Per il capoluogo della Marca, le eccellenze sono rappresentate dal 2° posto nella raccolta differenziata (all’86,8%) e dal 5° per quanto riguarda le piste ciclabili, con anche un 14° posto nel trend di consumo del suolo.
È nella Top Ten in una sola voce (solare pubblico: 2^ in Italia), la terza provincia veneta della classifica generale, ovvero Padova (39^ provincia assoluta in Italia), che ottiene però buoni punteggi anche per le Ztl (11^), per il verde totale (12^) e per gli alberi (13^). Il podio regionale è completato, al secondo posto (15° nazionale), da Belluno, 7^ per raccolta differenziata e 8^ sia per i rifiuti prodotti che per le piste ciclabili, mentre si posizionano più indietro Vicenza (61^ nella generale e 13^ per la dispersione della rete idrica), Verona (73^, ma 3^ per solare pubblico) e Rovigo (77^).

Le richieste di Legambiente

Partendo da questi dati, Legambiente ha lanciato al Governo un appello, con cui chiede di approvare al più presto una legge nazionale per una vera rigenerazione urbana.
Inoltre, l’associazione ambientalista vede la necessità di avviare, già dalla nuova legge di Bilancio, una stabilizzazione definitiva dei bonus per le ristrutturazioni edilizie senza farli scendere al di sotto del 50%, anche per rispettare gli obiettivi della direttiva “Case green”. “Le città italiane – commenta il presidente, Stefano Ciafani – si stanno lentamente trasformando. Sono tanti e visibili i cantieri della transizione ecologica, ma sono ancora troppi i problemi irrisolti a partire dalla mitigazione e l’adattamento delle città agli impatti della crisi climatica così come il reperimento delle risorse finanziare dopo la conclusione del Pnrr”. “Il Paese – conclude Ciafani – ha bisogno di interventi normativi e strumenti per facilitare una rigenerazione urbana adeguata alla sfida climatica a partire da una legge nazionale che fermi il consumo di suolo. Senza dimenticare che occorre anche una consapevolezza tra gli amministratori locali che devono avere il coraggio di rompere gli schemi insieme a una nuova presa di coscienza nella cittadinanza che non si deve opporre alle opere della transizione ecologica”.

Alberto Minazzi

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