Con il via libera del Senato al Decreto fiscale, chi aderisce per la prima volta al concordato preventivo potrà regolarizzare i conti lasciati in sospeso fino al 2023
È la principale modifica approvata nel corso dell’iter di conversione del cosiddetto “Decreto fiscale”, che ora è legge dopo il via libera ottenuto per alzata di mano nell’aula del Senato dopo l’analogo esito positivo del voto alla Camera. Le partite Iva che non hanno versato regolarmente allo Stato tasse relative alle annualità dal 2019 al 2023 potranno regolarizzare la propria posizione, ponendo fine alle controversie col Fisco, attraverso il pagamento di un’imposta sostitutiva agevolata, con la possibilità di dilazionare i pagamenti e godendo di maggiori tutele nei confronti dei controlli arbitrari, visto che le verifiche dovranno essere motivate per iscritto, trasparenti e tracciabili.
Chi potrà fruire della sanatoria
Il regime della nuova sanatoria è analogo a quello introdotto lo scorso anno relativamente al periodo di imposta 2018-2022. La possibilità di avvalersene è infatti riservata ai soli professionisti che hanno applicato gli indici Isa (indicatori Sintetici di Affidabilità), cioè il nuovo metodo di calcolo statistico ed economico che stabilisce il grado di affidabilità fiscale delle partite Iva, e che aderiranno per la prima volta nel biennio 2025/26 al concordato preventivo biennale, manifestando la propria intenzione entro il prossimo 30 settembre. Il provvedimento intende infatti rafforzare gli incentivi per il raggiungimento con l’Agenzia delle Entrate di accordi in cui viene stabilita anticipatamente la base imponibile su cui si pagheranno le tasse per i 2 anni in oggetto. La scelta di prevedere una nuova sanatoria rientra all’interno della complessiva strategia di razionalizzazione del sistema fiscale portata avanti dal Governo.
Senso e portata della sanatoria
Attraverso il ravvedimento si punta infatti a favorire l’adempimento spontaneo e ad alleggerire i carichi pendenti, garantendo la massima trasparenza nei rapporti tra fisco e contribuenti. L’aliquota che sarà applicata all’imposta sostitutiva sulle cifre pregresse dovute (che varierà tra il 10%, il 12% e il 15%) e l’imponibile aggiuntivo (tra il 5% e il 50%) saranno determinati sulla base del punteggio degli Isa, con oneri più leggeri per i soggetti più virtuosi e più alti per quelli meno affidabili. Si calcola che potranno beneficiare della sanatoria circa 2,2 milioni di contribuenti, con il flusso di denaro nelle casse pubbliche che dovrebbe superare il miliardo di euro. I pagamenti dovranno essere eseguiti in un’unica tranche, tra il 1° gennaio e il 15 marzo 2026, o, in alternativa, attraverso il versamento di un massimo di 10 rate mensili.
Il popolo delle partite Iva
Il cosiddetto “popolo delle partite Iva”, in Italia, continua intanto a crescere. Gli ultimi dati ufficiali del Ministero dell’Economia e delle Finanze sono relativi al 2023 è parlano di 4.174.782 partire Iva registrate: nel 2022 erano circa 3,8 milioni, in ogni caso con un aumento di circa il +1,5% rispetto al 2021. L’Osservatorio del Dipartimento delle Finanze del Mef, lo scorso febbraio, ha reso noto che, nel 2024 sono state aperte 498.361 nuove partite Iva, con un incremento su base annua del +1,3%. E, nel confronto tra il primo trimestre 2025 e l’analogo periodo del 2024, c’è stato un ulteriore lieve incremento, con circa 187.300 nuove aperture. Circa la metà delle Regioni ha fatto registrare lo scorso anno un aumento degli avviamenti, con i dati più significativi in Basilicata (+6,5%), Lazio (+5,4%) e Toscana (+4,1%), mentre i cali più consistenti si sono registrati in Valle d’Aosta (-12,2%), Molise (-7,2%) e Calabria (-4,0%).
Alberto Minazzi