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Diesel Euro 5: 40 giorni per scongiurare il blocco

Diesel Euro 5: 40 giorni per scongiurare il blocco

Se non ci saranno interventi entro il 19 luglio in sede di conversione del decreto Infrastrutture, dal 1° ottobre rischia di non poter circolare liberamente in 4 regioni padane oltre 1 milione di veicoli

La pesante crisi dell’automotive italiano è evidente nei numeri.
Secondo gli ultimi dati appena pubblicati dall’Istat, la produzione del settore è calata ad aprile 2025 del -17,6% rispetto allo stesso mese del 2024. E Anfia, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, quantifica in circa 17 mila le autovetture in meno prodotte nel quarto mese del 2025, con una riduzione su base annua addirittura del -47,5%.
Al di là delle riflessioni sul piano economico e occupazionale legate a queste cifre, dai dati si può facilmente dedurre che gli italiani cambiano sempre meno la propria auto, tenendosi quella vecchia.
Una scelta che, per i proprietari di veicoli diesel “Euro 5”, potrebbe però a partire dal 1° ottobre 2025 comportare non pochi problemi. A meno che il Parlamento non decida di fare una retromarcia almeno parziale, intervenendo attraverso il decreto Infrastrutture, sono in arrivo infatti pesanti limitazioni alla circolazione.

Diesel Euro 5: cosa potrebbe cambiare

Al riguardo, va sottolineato che il tempo a disposizione per discutere di eventuali modifiche al provvedimento stringe, visto che il decreto, approvato dal Governo lo scorso 19 maggio, deve essere convertito entro i 60 giorni che scadranno il 19 luglio. Se non ci fossero novità, chi usa un vecchio veicolo diesel appartenente alla categoria “Euro 5” di 4 regioni dell’area padana (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) rischia dunque dal prossimo autunno, e fino ad aprile 2026, di dover prestare massima attenzione a calendario e orologio per evitare le multe in caso di spostamenti.

euro 5

Nei territori dei comuni del Nord che superano i 30 mila abitanti la circolazione delle auto “Euro 5” alimentate a gasolio sarebbe interdetta nella fascia oraria dalle 8.30 alle 18.30 dei giorni feriali. Secondo le stime, potrebbero superare numericamente il milione le auto interessate dallo stop alla circolazione. I dati dell’Anfia relativi al 2023 quantificano infatti in più di 3,7 milioni le autovetture diesel “Euro 5” allora circolanti in tutto il territorio nazionale. E, secondo l’Aci, gli “Euro 5” circolanti oggi nelle 4 regioni sono rispettivamente 236 mila in Piemonte, oltre 340 mila in Veneto, 484 mila in Lombardia e circa 270 mila in Emilia-Romagna.

Il problema-inquinamento e l’obsoleto parco automobilistico italiano

L’obiettivo che si pone il decreto è quello di limitare le emissioni inquinanti in atmosfera legate al traffico automobilistico imponendo alle Regioni interessate l’adozione di misure stringenti in realtà come le aree metropolitane più trafficate della Pianura Padana. Va ricordato infatti che, sul tema, in sede europea sono state aperte delle procedure di infrazione nei confronti dell’Italia. E, non a caso, la previsione di questi limiti alla circolazione, pur con una prospettiva temporale di applicazione di un paio d’anni risale al 2023. Allora, un apposito decreto impegnò Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto ad aggiornare in tal senso i Piani per la qualità dell’aria.

euro 5

A essere coinvolti sono dunque i veicoli più vecchi e maggiormente inquinanti. Al riguardo, di nuovo gli ultimi dati di Aci sottolineano ancora una volta come il parco automobilistico circolante nel nostro Paese sia piuttosto anziano: il 35,9% delle auto ha più di 15 anni e il 37,9%, pari a 1,25 milioni di mezzi, appartiene a una classe di emissioni da Euro 4 in giù.
Le “Euro 5”, esattamente, sono le auto immatricolate tra il 2011 e il 2015. In caso di dubbi, l’automobilista può verificare la classe della propria macchina alla voce V.9 del libretto di circolazione.

Alberto Minazzi

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