A settembre 2025 scade il termine per l’approvazione dei rendiconti 2024. Dai dati Banca d’Italia, ISTAT e Ca’ Foscari emerge un quadro dettagliato dei principali comuni italiani
E’ tempo di bilanci per i Comuni italiani.
E non solo per rispettare alcune scadenze.
Se è vero che a settembre 2025 scade il termine per l’approvazione dei rendiconti 2024, è vero anche che l’ultimo Rapporto della Banca d’Italia sulla stabilità finanziaria ha lanciato un monito sulla crescita dei costi correnti e sull’uso incerto delle risorse europee.
E che le città italiane si giocano dunque una partita cruciale: dimostrare di saper tradurre i fondi del PNRR in cantieri e servizi, evitando di alimentare disavanzi che graverebbero per decenni.
Insomma, non è questa una semplice stagione contabile: i bilanci comunali rappresentano oggi un termometro della tenuta economica e sociale del Paese.
Non sono più, dunque, solo un affare tecnico, ma un tema politico e sociale di primo piano.
Che raccontano una storia a più velocità.
Ci sono città che riducono debiti, accumulano liquidità e riescono a fare investimenti e altre che arrancano sotto il peso di spese rigide, entrate deboli o debiti storici.
La fotografia arriva da fonti ufficiali: il Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia, i dati ISTAT sui consuntivi 2023, le elaborazioni su OpenBDAP e le analisi accademiche come quelle di Ca’ Foscari, che con la sua Banca dati sulle criticità finanziarie evidenzia quali comuni hanno attivato procedure di dissesto o riequilibrio finanziario.
Venezia, il caso di scuola
Tra i comuni metropolitani spicca Venezia.
Il Bilancio consolidato 2024 del Gruppo Città di Venezia mostra infatti numeri tutti positivi: utile netto da 43,5 milioni, patrimonio netto salito a 1,99 miliardi (+ 73% rispetto al 2014), e debito sceso a 642 milioni, con un taglio di 49 milioni in un anno e di 157 milioni nell’ultimo decennio.
I dati sono stati resi noti ieri (4 settembre ndr) in seguito all’approvazione del bilancio da parte della giunta in attesa dell’approvazione definitiva da parte del Consiglio comunale, che deve esprimersi entro il 30 settembre.
Venezia è una delle poche grandi città che hanno dimostrato di aver saputo ridurre l’indebitamento senza bloccare gli investimenti.
Il rilancio del Casinò, tornato a generare utili per 20 milioni, è il simbolo di un percorso di risanamento che ha dato respiro ai conti e margini di manovra in più.

Con il Casinò, un andamento positivo è stato registrato anche dalle altre partecipate (utile netto 32,3 milioni di euro) e soprattutto si è confermata al 31 dicembre 2024 una liquidità di cassa di oltre 542 milioni, di cui 355 a disposizione del Comune e 187 delle società partecipate.
“Avere una buona liquidità di cassa significa non dovere chiedere anticipazioni bancarie, che infatti non utilizziamo da 8 anni – spiega l’assessore al Bilancio Michele Zuin – ma vuol dire anche poter partecipare ai bandi per accedere ai fondi come il Pnrr, anticipando determinati interventi senza dover aspettare l’arrivo delle risorse aggiuntive. Nel 2015 avevamo in cassa una liquidità di 1 milione e senza l’Ici non avremmo potuto pagare gli stipendi”.
Milano e Bologna, bilanci solidi
Milano, evidenziano i dati di OpenBilancio, continua a rappresentare il modello di una città con entrate tributarie robuste, capacità di autofinanziamento elevata e un indebitamento sotto controllo.
La riscossione, che supera il 90%, e il contesto economico consentono di programmare investimenti consistenti senza gravare troppo sul debito.
Il bilancio consolidato 2024 del Comune di Milano, approvato dal Consiglio Comunale il 28 aprile 2025, chiude con un avanzo di 248 milioni di euro nella gestione corrente: le entrate ordinarie del Comune hanno superato le spese correnti per servizi, stipendi e manutenzione consentendo il raggiungimento di un risultato migliore e una gestione più solida rispetto al 2023.
Bologna si muove in una direzione simile: equilibrio di bilancio, buona riscossione e utilizzo efficace delle risorse PNRR hanno permesso di mantenere solidità finanziaria.

Roma, un gigante fragile
Roma resta il caso più complesso.
Il bilancio consolidato 2024 ancora non è stato approvato ma il debito storico, in parte gestito tramite il “Fondo per Roma Capitale” continua a condizionare i conti e a ridurre i margini per nuovi investimenti: secondo i dati MEF, il peso del debito supera i 12 miliardi di euro.
La capitale gestisce volumi enormi, ma la sostenibilità resta precaria e la macchina amministrativa fatica a tradurre risorse in servizi efficienti.
Napoli e Palermo, tra aiuti e fragilità
Al Sud, la situazione è più critica. Napoli e Palermo hanno beneficiato di interventi straordinari che hanno evitato scenari di dissesto, ma i nodi restano: entrate tributarie deboli, riscossione difficile, rigidità di spesa.
La Fondazione nazionale dei commercialisti segnala che nel 2024 ben 470 comuni italiani erano in predissesto o dissesto, la maggior parte concentrata nel Mezzogiorno.
Openpolis calcola invece che ogni napoletano spende circa 240 euro all’anno solo per ripianare il debito, un fardello che riduce la qualità dei servizi
Un’Italia a macchia di leopardo
Il rapporto della Banca d’Italia (aprile 2025) sottolinea che se i bilanci locali “reggono complessivamente”, i cuori pulsanti sono pochi, e fragili: la sfida sta nella capacità di trasformare i fondi in infrastrutture concrete.
Dietro le cifre ci sono servizi e qualità della vita quotidiana: trasporti, scuole, manutenzione urbana.
Secondo il VII Rapporto Ca’ Foscari sulle criticità finanziarie dei comuni, pubblicato nel 2024, i procedimenti di dissesto e riequilibrio avviati dal 1989 ad aprile 2025 sono 1.398.
Solo nel 2023 decine di enti hanno aperto procedure straordinarie, con una concentrazione al Sud, in particolare in Sicilia, Calabria e Campania.