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Chikungunya, nel Veronese: arrivano le limitazioni

Chikungunya, nel Veronese: arrivano le limitazioni

Dopo Modena, la provincia veneta è la più colpita in Italia dal virus, che registra un boom di contagi autoctoni

Traducendolo dalla lingua africana Swahili, da cui deriva, il significato di Chikungunya corrisponde più o meno a “ciò che contorce”.
Fortunatamente, la malattia, che quest’anno ha raggiunto in Italia il numero record di casi importati dal 2015 e si avvia a superare il record di casi autoctoni del 2017, non ha causato alcun decesso.
Ma sono già 208 i casi ufficiali registrati in Italia.
Ed è ai massimi livelli l’emergenza, specie nelle 2 regioni colpite dalla trasmissione locale del contagio, avvenuta con un caso sporadico e 3 focolai. Si tratta dell’Emilia Romagna, arrivata nell’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità a 137 casi, trascinati soprattutto dalla provincia di Modena, e del Veneto.
Proprio qui, a Verona, per motivi di sicurezza sanitaria, è stato deciso l’annullamento o la sospensione di almeno 3 feste di Paese, dopo quella temporanea della “sagra del Ceo”.
Nella provincia scaligera il totale dei contagi di Chikungunya è ora ufficiosamente salito a quota 46 e 2 sarebbero i casi che hanno richiesto il ricovero in ospedale.

Chikungunya

Chikungunya: la situazione in Veneto

Il prossimo bollettino di sorveglianza delle malattie trasmesse da vettori della Regione Veneto è atteso per mercoledì 17.
Ma già in una conferenza stampa di qualche giorno fa il direttore del Dipartimento regionale di prevenzione, Francesca Russo, ha ammesso che “ci troviamo in una situazione delicata”.
Secondo l’ultimo bollettino, emesso il 10 settembre, i casi confermati sono complessivamente 38. Di cui però ben 31 autoctoni.
Il comune maggiormente interessato è quello di Sant’Ambrogio di Valpolicella con 21, incentrati in particolare nella frazione di Domegliara, seguito dal quartiere veronese di Parona (5 casi), dalla frazione Pedemonte di San Pietro in Cariano (3) e da Affi (2). Un comune veronese, Negrar di Valpolicella, è stato del resto il primo in Italia in cui, lo scorso 6 agosto, è stato confermato un caso di contagio autoctono, spingendo così a parlare di un “virus ormai endemico”.

Il caso-Verona

Anche se i numeri sono ancora inferiori alla metà di quelli registrati nel solo Modenese, sono partiti numerosi interventi di disinfestazione (uno, per un caso importato emerso a Mestre, è stato deciso a metà della scorsa settimana anche dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro) e azioni porta a porta.
In molti casi, però, l’alternarsi di rovesci e giornate afose ha vanificato le bonifiche.
Si è allora deciso anche lo stop ad alcune manifestazioni di piazza, per evitare pericolosi assembramenti, con forte preoccupazione ora per la fiera del riso, in programma a Isola della Scala dal 19 settembre al 12 ottobre, dove sono attesi oltre 300 mila visitatori.

Chikungunya: cosa c’è da sapere

L’arbovirosi causata dal virus Chikungunya non si trasmette direttamente da uomo a uomo ma, come ricorda la Regione Veneto, si lega alla puntura di zanzare infette del genere Aedes spp, ovvero le cosiddette “zanzare tigre”, che pungono prevalentemente di giorno, con massima attività all’alba e al tramonto.
I sintomi dell’infezione variano dall’improvvisa insorgenza di febbre elevata a importanti artralgie, mialgie, cefalea, nausea, vomito e rash cutaneo al volto, al tronco e alla radice degli arti.

Chikungunya
Il consiglio ai cittadini è quello, in caso di dubbio, per esempio qualora compaiano macchie sulla cute, di sottoporsi ai test e comunicare tempestivamente al proprio medico i sintomi.
Raramente, va detto, la malattia evolve in forme meningo-encefalitiche mentre quasi sempre si risolve spontaneamente entro un paio di settimane, anche se artrite ed artralgie debilitanti possono protrarsi anche per alcuni mesi o anni.

Come prevenire la diffusione del virus

Qualora si verifichino casi accertati, le linee di indirizzo per la sorveglianza e il controllo delle arbovirosi adottati dal Veneto per il 2025 prevedono una serie di interventi specifici per un raggio minimo di 200 metri dal luogo in cui si sono manifestati i casi di contagio. Le autorità sanitarie auspicano però un maggior rispetto delle regole da parte dei cittadini. I suggerimenti, in tal senso, vanno dall’uso di repellenti cutanei, all’installazione di zanzariere. Ma, soprattutto, va posta massima attenzione alle raccolte di acqua stagnante, senza sottovalutare nemmeno le fioriere dei cimiteri. In generale, dunque, va evitato l’abbandono di contenitori dove potrebbe depositarsi acqua, vanno svuotati prontamente quelli che eventualmente ne contengano, bisogna tenere sgombri cortili e aree aperte da erbacce, sterpi e rifiuti di ogni genere e svuotare piscine non in esercizio e fontane, o in alternativa eseguirvi adeguati trattamenti larvicidi.

Alberto Minazzi

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