Negli Stati Uniti 6 persone morte di rabbia in un anno, mentre il calo delle vaccinazioni canine rischia di favorire la diffusione della malattia
Negli ultimi 12 mesi, secondo i dati del Center for Disease Control and Prevention (Cdc), negli Stati Uniti le persone morte di rabbia sono state 6, numero più alto degli ultimi anni.
E, dal Michigan, dove l’ultimo caso precedente risaliva al 2009, la scorsa primavera è rimbalzata la notizia di un decesso per rabbia il cui contagio sarebbe avvenuto per una rarissima trasmissione da uomo a uomo.
Considerato che negli Usa la vaccinazione antirabbica per i cani domestici è obbligatoria praticamente ovunque, c’è chi ha collegato questi dati al calo di fiducia degli statunitensi nei confronti dei sieri per l’immunizzazione iniziato con il Covid.
Il vaccino dei cani e l’autismo: un falso mito
La tendenza non è nuova e alimentata da leggende metropolitane come quella che il vaccino provocherebbe l’autismo. Persino tra i cani, per quanto la scienza ci dica anche che questo disturbo è tipico degli esseri umani e non può colpire i nostri “migliori amici”.
Del tema relativo al rapporto dei cittadini statunitensi con la vaccinazione dei propri cani, che sarebbero presenti nel 45% delle case delle famiglie americane, si è occupato, un paio di anni fa uno studio della Boston University. Ne è emerso che oltre la metà delle persone che possiedono cani ha espresso un certo scetticismo nei confronti dei vaccini canini: quasi il 40% ritiene che non siano sicuri, oltre il 20% che siano inefficaci e il 30% inutili da un punto di vista medico. E ben il 37% ritiene che la vaccinazione canina possa provocare l’autismo.
La Giornata mondiale contro la rabbia
Per il 19° anno, il 28 settembre tornerà intanto la Giornata mondiale contro la rabbia.
Per la Giornata, che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulla prevenzione e onorare Louis Pasteur, che sviluppò il vaccino antirabbico, nel 2025 è stato scelto il tema “È il momento di agire”.
“Il nostro appello ad agire ora – sottolinea la Garc Rabies Alliance – fa la differenza tra la vita e la morte. Essendo una malattia tropicale negletta, la rabbia colpisce in modo sproporzionato le comunità svantaggiate. Ogni 9 minuti, la rabbia miete un’altra vittima, ma la morte è prevenibile al 100%”.
Se scoperta una volta che i sintomi siano già cominciati, ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la rabbia è invece mortale al 99%.
La rabbia nel mondo
Nonostante la possibilità di prevenzione pressoché assoluta, in caso di trattamento immediato dopo il contagio, anche quando la malattia non è stata eliminata dall’ecosistema tramite il vaccino, il Cdc ricorda che questa rabbia uccide quasi 70 mila persone in tutto il mondo ogni anno. E se, negli Usa, i programmi di prevenzione e controllo della rabbia e l’accesso alla profilassi post-esposizione contribuiscano alla gestione della malattia, oltre il 99% dei decessi umani per rabbia al di fuori degli Stati Uniti è correlato a morsi o graffi di cane.
Ma anche altri animali trasmettono la rabbia all’uomo, in particolare animali selvatici come pipistrelli, volpi, sciacalli, manguste, puzzole e altri. I Paesi maggiormente interessati, secondo i dati dell’Oms, si trovano in Africa, Asia meridionale e insulare e, nel Sudamerica, Venezuela e Bolivia.
Alberto Minazzi