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Birra d’Italia: l’Umbria guida la rivoluzione brassicola

Birra d’Italia: l’Umbria guida la rivoluzione brassicola

Dal mito mesopotamico ai mastri birrai under 40: quando la terra incontra la passione e la birra diventa un nuovo modo di raccontarsi

Non è solo una moda da pub, né un fenomeno da gourmet: la birra artigianale italiana è diventata un comparto economico maturo, capace di unire agricoltura, impresa, turismo e ricerca scientifica. E in questa trasformazione profonda, l’Umbria ha assunto un ruolo da protagonista.
Lo conferma la dodicesima edizione del Premio Cerevisia, il più importante riconoscimento nazionale per la qualità brassicola, che quest’anno ha analizzato 147 birre da 13 regioni, premiandone 27.
L’Umbria è salita sul gradino più alto del podio: sei birrifici umbri sono stati riconosciuti per l’eccellenza produttiva.
Non si tratta solo di numeri: è la fotografia di un territorio che ha scommesso sulla birra come leva culturale e agroalimentare, costruendo una filiera completa, dalla coltivazione del luppolo alla ricerca universitaria e a una nuova generazione di artigiani.

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Dalla terra alla pinta: l’Umbria birraria che sorprende

Se un tempo l’immaginario umbro era riservato al Sagrantino o all’olio EVO, oggi si arricchisce infatti di schiuma dorata: quella della Birra Flea, della monastica Nursia, dell’alta quota di Colfiorito, del sapere dei Mastri Birrai Umbri o del respiro internazionale della Fabbrica della Birra Perugia.
In tutto, 147 birre analizzate, 27 vincitori da 13 regioni, e un dato su tutti: in dieci anni l’Italia è passata da 50 microbirrifici a quasi mille.
L’Umbria, con 25 birrifici iscritti al registro imprese, è oggi pioniera di un modello brassicolo integrato, dove produzione, ricerca e turismo si fondono.

Un premio serio per nuovi imprenditori

Il Cerevisia non è un festival qualunque.
Nato nel 2013 da un’alleanza tra Camera di Commercio, Regione Umbria, CERB (Centro di Eccellenza sulla Birra) e AssoBirra, è un premio che fa sul serio: ogni birra candidata è sottoposta ad analisi chimico-fisiche e degustazioni anonime da parte di esperti.
Chi vince, riceve un certificato ufficiale di conformità, che garantisce qualità, tracciabilità e rispetto normativo.
Una certificazione che ha il valore di un marchio di origine controllata, ma per la birra.

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L’onda lunga della birra artigianale italiana non parla però solo di gusto, ma anche di giovani imprenditori, sostenibilità ambientale e legame con la terra.
Molti dei vincitori del 2025 sono under 40, spesso con background diversi (chimica, agraria, marketing), che hanno deciso di investire sul micro, sull’eccellenza, sull’identità.

La nuova mappa della birra italiana

L’Umbria guida, ma non è sola. A dimostrazione di quanto la cultura brassicola italiana sia ormai diffusa e radicata lungo tutto lo Stivale, il Premio Cerevisia 2025 premia anche regioni molto diverse per storia e geografia, a partire da Campania, Calabria, Lazio e Lombardia, che si distinguono con tre birrifici vincitori ciascuna.
Dal Nord al Sud, passando per il Centro, ogni area porta con sé una cifra stilistica inconfondibile: dalle birre complesse e aromatiche dei laghi lombardi alle sperimentazioni mediterranee della costa campana, fino ai malti scuri e intensi della dorsale appenninica calabrese.
Il Veneto conferma la propria vocazione imprenditoriale con due realtà premiate, mentre singole eccellenze spiccano anche in regioni meno immediatamente associate alla birra, come le Marche, la Sardegna, il Piemonte, il Trentino-Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana e la Puglia.

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È un’Italia brassicola che, dalla punta del Vesuvio fino alle pendici delle Dolomiti, riesce a racchiudere nel bicchiere tutta la ricchezza delle proprie materie prime, dei microclimi, delle tradizioni locali. Nascono così birre al farro coltivato sui Sibillini, birre di castagna sarde, luppolature audaci ispirate ai modelli americani ma con ingredienti nostrani, fermentazioni spontanee che riscoprono metodi antichi. Ogni regione, in fondo, ha trovato nella birra un nuovo modo di raccontarsi.

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