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...e per il banchetto non c’è che Rosa Salva

...e per il banchetto non c’è che Rosa Salva

Tra pasticceria e catering, la storica azienda di Venezia continua a rinnovarsi all’insegna della tradizione

Per tutti i Veneziani dire Rosa Salva è lo stesso che dire “pasticceria” e, tra chi vive in centro storico, è difficile trovare qualcuno che, almeno una volta, non si sia fermato in Calle Fiubera, dietro Piazza San Marco, per mangiare una pastina artigianale, un tramezzino o bere un caffè. Ma Rosa Salva è ancor prima catering di alto livello, garanzia di un prodotto e di un servizio d’eccezione. Perché, alle spalle del marchio, c’è il punto di forza di una tradizione ed un’esperienza tramandate di generazione in generazione, all’insegna della qualità.

L’attuale amministratore, Antonio Rosa Salva, rappresenta la sesta generazione di una famiglia attiva nel settore da circa 140 anni. Ci sono documenti che attestano come Andrea Rosa fosse attivo nella ristorazione già nel 1879 (uno accenna addirittura al 1876), con il primo laboratorio in Calle del Carro, mentre il trasferimento nella sede attuale di Calle Fiubera avvenne nel 1925. A proposito di storia, è curioso conoscere l’origine di quel “Salva” che è andato ad aggiungersi all’originale “Rosa” nel cognome di famiglia a partire da un altro Antonio, figlio del fondatore Andrea: tradizione vuole che l’appellativo tragga origine dal fatto che Antonio Rosa avesse salvato una persona che stava annegando in un canale.

Al di là dell’ormai storico cambio di nome, quel che non è cambiato è l’ambito di attività di Rosa Salva: dalla trattoria del fondatore Andrea, cuoco di Casa Reale, con suo figlio, e vincitore di vari premi, alla cucina e al laboratorio di pasticceria il passo è stato breve. Rosa Salva ha quindi fatto scuola di cucina al personale delle famiglie nobili e, dai primi del Novecento, ha iniziato a portare i propri servizi nelle case delle famiglie veneziane, nobiliari e non. Così come naturale, pur continuando l’attività di pasticceria, è stata l’evoluzione verso il catering, che è divenuto anzi l’attività principale insieme al banqueting. L’attività di Rosa Salva ha ricevuto una forte spinta negli Anni Cinquanta, con il boom economico, e sono stati così aperti altri punti vendita di pasticceria (alle Mercerie San Salvador e, negli anni Settanta, a Mestre): attualmente, sono sette, sei in Centro storico e uno in terraferma, dove c’è in prospettiva qualche idea di sviluppo.

Di recente, è stato inoltre dato un nuovo impulso anche all’attività alberghiera. Dopo dodici anni di affidamento in gestione, Rosa Salva ha restaurato nell’ultimo anno e mezzo l’edificio adiacente alla sede di Calle Fiubera, che dovrebbe riaprire ad inizio agosto, per ampliare l’offerta di ospitalità a 360 gradi, dal cibo al pernottamento. «La nostra priorità – spiega Antonio Rosa Salva, in azienda da 25 anni – è quella di cercare di portare avanti la tradizione nel rispetto di quanto fatto dai nostri predecessori, sulla base di un’idea di qualità delle materie prime e del prodotto finale, che cerchiamo di adattare alle diverse richieste della clientela, forti delle competenze acquisite e tramandate».

E la clientela spesso rimane affezionata a Rosa Salva. «Qualche giorno fa – conclude l’amministratore – mi ha chiamato una cliente che aveva affidato a mio padre Ermenegildo il catering per il suo matrimonio e ora chiedeva altrettanto per sua figlia. E, pur viaggiando oggi meno rispetto al passato, ci sono famiglie e aziende che richiedono continuamente i nostri servizi in terraferma. Il catering oggi è molto diffuso e la concorrenza è tanta: questo è un continuo stimolo a migliorare e a diversificare la nostra offerta. La nostra azienda pone la stessa cura nel servizio e nei dettagli per eventi che vanno dalle 10 alle oltre 2000 persone, mantenendo un alto standard qualitativo. È per noi preferibile rinunciare ad effettuare un servizio se non ci sono i presupposti per poter operare ed offrire la qualità.

Credo che un evento organizzato bene debba essere sorprendente per gli ospiti ma senza “sorprese” per il committente».


Tag:  tradizione