Le temperature salgono quattro volte più velocemente della media globale, le foreste boreali avanzano e i mari aprono nuove rotte commerciali. Da uno studio italiano emergono scenari che delineano il mondo dei prossimi decenni
L’Artico è stato a lungo considerato un margine remoto.
Oggi, con il rapido scioglimento dei ghiacci e la modifica degli ecosistemi, diventa invece un punto di osservazione privilegiato per capire come cambierà il mondo.
Nei prossimi decenni, oltre il 60% del ghiaccio marino estivo potrebbe scomparire.
Il riscaldamento dell’Artico procede infatti a un ritmo quattro volte superiore alla media globale: le estati senza ghiaccio potrebbero arrivare già dal 2027. La perdita di ghiaccio marino estivo, che oggi copre circa il 40% dell’oceano artico nel periodo più caldo, ridisegna correnti, clima e ecosistemi marini e terrestri
Non si tratta solo di clima. Le dinamiche che interessano ora il Polo Nord modificheranno anche la geopolitica, le tecnologie e la sicurezza sanitaria anticipando processi destinati a incidere ovunque.
A raccontare gli scenari futuri è lo studio, interamente italiano, frutto della collaborazione con l’Osservatorio di Intelligence sull’Artico della SOCINT, di Giovanni Tonini e Cecilia Sandroni pubblicato dalla piattaforma Italiens PR.
Dal ghiaccio alle nuove biotecnologie
Dentro ai laboratori naturali del Polo Nord si celano scoperte che oggi possono sembrarci fantascienza.
Il ghiaccio custodisce infatti organismi unici, adattati a condizioni estreme.
Le proteine “antigelo” isolate da organismi artici, per esempio, potrebbero permettere di conservare più a lungo gli organi destinati ai trapianti.
Composti estratti dai ghiacci si candidano a diventare nuove armi contro malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.
Nei prossimi decenni queste scoperte potranno trasformare medicina, biotecnologia e produzione alimentare, offrendo strumenti concreti per affrontare i cambiamenti globali.
Permafrost, rischi e contaminanti
Non tutto ciò che emerge dai ghiacci porta salvezza.
Il riscaldamento globale sta risvegliando virus e batteri intrappolati nel permafrost da migliaia di anni. Microrganismi sconosciuti potrebbero riaccendere epidemie dimenticate o aprire scenari sanitari imprevedibili. L’avanzata di insetti e zanzare in regioni un tempo ostili rende più concreto il rischio di malattie tropicali a latitudini insospettabili. Allo stesso tempo, l’Artico si conferma un collettore di contaminanti: microplastiche e sostanze chimiche si accumulano nei ghiacci raggiungendo concentrazioni record.
Clima in rapida evoluzione
Le proiezioni mostrano scenari distinti ma convergenti.
Nel più cauto, entro i prossimi decenni si perderà oltre il 60% del ghiaccio estivo, con effetti sui mari e sugli ecosistemi circostanti. Nel caso intermedio, previsto intorno al 2040, i mari artici saranno quasi privi di ghiaccio estivo e le foreste boreali avanzeranno a nord, sostituendo vaste zone di tundra.
Nel caso estremo, il riscaldamento potrebbe superare 7-9°C, alterando correnti oceaniche, monsoni asiatici e il clima europeo, con impatti diretti su agricoltura, disponibilità idrica e biodiversità.
Nuove rotte e geopolitica dei ghiacci
Il ritiro dei ghiacci aprirà mari prima impraticabili, riducendo fino a 4-5 mila chilometri le distanze tra Asia ed Europa.
Questo comporterà una riorganizzazione dei flussi commerciali e un aumento dell’interesse strategico da parte di Stati non artici come India, Giappone e Corea.
Porti, basi scientifiche e satelliti diventeranno strumenti essenziali per osservare e gestire questa nuova frontiera globale.
Popoli indigeni e gestione del territorio
Le comunità indigene dell’Artico, dagli Inuit ai Sami, dai Nenets ad altre popolazioni, possiedono conoscenze ecologiche secolari. Nei prossimi decenni, la loro partecipazione sarà fondamentale per integrare scienza, gestione del territorio e mitigazione dei rischi.
La governance dei cambiamenti artici richiederà un equilibrio tra innovazione tecnologica e saperi tradizionali, in grado di proteggere ecosistemi e risorse naturali.