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Aquileia: dagli scavi emergono monete d’oro e tesori antichi

Aquileia: dagli scavi emergono monete d’oro e tesori antichi

Gli scavi rivelano un complesso mercantile, anfore e resti del porto fluviale, offrendo uno straordinario sguardo sulla vita e il commercio nell’antica città romana

Nel cuore del Fondo ex Pasquali, ad Aquileia, l’antico porto fluviale della città custodiva gelosamente i segreti del suo passato commerciale.
Proprio qui, venti giovani archeologi provenienti dall’Università di Verona e da altre università italiane hanno riportato alla luce frammenti straordinari della vita della città romana.
Per tre mesi, con il sostegno della Fondazione Aquileia e l’autorizzazione del Ministero della Cultura, hanno scandagliato oltre 800 metri quadrati di terra e storia, riportando alla luce un intricato intreccio di anfore e magazzini che raccontano il ritmo quotidiano di un porto fiorente. Ma il ritrovamento più prezioso è stato senza dubbio quello di tre monete d’oro, databili alla fine del IV secolo d.C., piccoli tesori che raccontano storie di ricchezze, scambi e tesaurizzazioni segrete nel cuore pulsante dell’antica città.

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I ritrovamenti

Le tre monete d’oro sono state coniate dagli imperatori Valente, Magno Massimo e Arcadio.
Sono tre nominali diversi, molto rari, che probabilmente non erano denaro in circolazione, ma  doni dell’imperatore a qualche persona della corte per celebrare ricorrenze particolari.
I tre preziosi reperti si trovavano sotto il piano pavimentale del portico di uno degli edifici del mercato sul quale proseguiranno le indagini. Gli esperti ipotizzano che le monete possano essere state accantonate in un momento di grave pericolo e successivamente recuperate.

Quei solchi di ruote sull’antica strada acciottolata

Per quanto riguarda il grande complesso mercantile, già noto dai precedenti scavi e costituito da sei grandi edifici per lo stoccaggio e la vendita in particolare di prodotti alimentari quali frutta e verdura, carni e cereali, nel corso della campagna 2025 appena conclusa è stata portata alla luce nella sua interezza la strada acciottolata, in parte già individuata nel 2023 e 2024, tra due di questi edifici. Un tracciato che permetteva il passaggio sia di persone, sia dei carri per il trasporto delle merci che quotidianamente transitavano in questa zona. A testimonianza di questi passaggi vi sono i solchi lasciati dalle ruote sul suo piano di calpestio.

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Le strutture di stoccaggio del porto

I lavori hanno infatti permesso di trovare anche 19 anfore, oltre alle 23 già rinvenute nel 2024 probabilmente funzionali a realizzare un sistema di drenaggio-rinforzo “per migliorare la staticità del terreno in relazione a un vano lungo e stretto che correlato ai pilastri già analizzati sembra pertinente a uno o più magazzini”. Con ogni probabilità si tratta di strutture di stoccaggio correlate alla prima banchina fluviale, rinvenuta nell’area riconducibile a un fiume molto più ampio dell’attuale. Da qui la deduzione che il porto fluviale della città fosse più esteso rispetto al settore occidentale già esplorato, seguendo a sud il corso del Natissa. E risulta evidente che anche la parte più meridionale ospitava una serie di approdi e scali per le merci che arrivavano dal mare tramite il fiume.

La frequentazione del Mercato commerciale

Gli studi hanno poi evidenziato che nell’area del complesso commerciale, vi è stata frequentazione anche dopo che era stato abbandonato. Sono stati trovati resti di strutture abitative dotate di focolari, di vani produttivi e di una strada più tarda che continuò a correre sul tracciato della precedente, confermando che la vita qui è continuata anche dopo la distruzione del grande complesso. Oltre ad alcune sepolture di inumati, prive di corredo sulle quali sono in corso analisi altamente tecnologiche per le datazioni.

E ancora i lavori hanno permesso di scoprire, in un settore del crollo del portico occidentale di uno degli edifici, numerose cariossidi di cereali combuste, elementi di grande interesse anche per lo studio dell’alimentazione dell’epoca. Durante i mesi di lavoro, lo scavo è sempre rimasto aperto al pubblico che ogni giorno è stato coinvolto in visite guidate da parte degli studenti.

Aquileia, la “seconda Roma” dell’Impero

Aquileia è stata un’importante città romana, un centro commerciale e strategico dell’impero, fondata nel 181 a.C. come colonia per difendere i confini settentrionali.
Grazie al suo porto fluviale sul Natissa, fu un importante snodo commerciale che facilitava gli scambi tra l’Africa, il Medio Oriente e il Nord Europa.
Con l’avvento dell’Impero romano divenne una delle città più grandi e ricche, tanto da essere definita la “seconda Roma” per grandezza e splendore architettonico. Dopo essere stata distrutta da Attila, rinacque e divenne la sede di un potente Patriarcato che esercitò la sua influenza religiosa su vasti territori europei. In tempi attuali la sua eredità è riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità per il suo straordinario valore archeologico e artistico.

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