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Latino e grammatica: basi classiche per la scuola del futuro

Latino e grammatica: basi classiche per la scuola del futuro

Firmate dal ministro Valditara le nuove Indicazioni per infanzia, elementari e medie: “Si volta pagina”

Sono passati quasi 50 anni dall’anno scolastico 1977/78, che segnò una svolta nella scuola italiana, abolendo l’insegnamento del latino alle scuole medie. In questo mezzo secolo, la stessa denominazione di questo triennio di istruzione obbligatoria è mutata, visto che, pur essendo rimasto nell’abitudine comune l’uso della vecchia dicitura, formalmente sarebbe corretto parlare di “secondarie di primo grado”. Dall’anno scolastico 2026/27, è però in arrivo un nuovo cambiamento. Non di “etichetta”, ma sul piano dell’insegnamento, con la ricomparsa proprio del latino.
“Ciò non costituisce il ritorno a un passato superato”, ha sottolineato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, dopo aver firmato le nuove “Indicazioni nazionali per il curricolo – Scuole dell’infanzia e Scuole del primo ciclo di istruzione”.

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Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara

Latino, grammatica e non solo: cosa cambia

Valditara, sostenendo che con il provvedimento “si volta pagina”, ha sottolineato in particolare come il principale pilastro della nuova riforma sia “il ritorno della centralità della storia occidentale, la valorizzazione della nostra identità, la riscoperta dei classici che hanno contraddistinto la nostra civiltà”. Al tempo stesso, il ministro ha parlato di “programmi fortemente innovativi, che giungono al termine di un lavoro poderoso durato quasi 2 anni. Un lavoro fatto di ascolto e confronto con la comunità scolastica e scientifica e di interlocuzione con le diverse istituzioni deputate ad esprimersi”. Il secondo pilastro, nel cui ambito si inserisce proprio la scelta di tornare a insegnare il latino alle medie, è il ripristino di quello che il titolare dell’Istruzione definisce “il valore della regola”. “Regole grammaticali e latino – ha dichiarato al riguardo – rappresentano fondamenti che consentiranno ai nostri ragazzi di crescere consapevoli della nostra lingua, con maggiore padronanza espressiva e più forte pensiero critico”. Al tempo stesso, però, vi è anche l’intenzione di imprimere una forte svolta sul piano della concretezza, in particolare nelle materie scientifiche. “Innoviamo i programmi di matematica e scienze – ha illustrato al riguardo Valditara – perché, partendo dal reale, possano appassionare i giovani, e mettiamo al centro la cultura del rispetto e della lotta contro ogni discriminazione”.

I princìpi alla base delle nuove Indicazioni

Le nuove Indicazioni contenute nel decreto appena firmato, che è in attesa della registrazione da parte degli organi di controllo, sono state concepite proprio “per insegnanti e studenti”, conclude il ministro, augurando loro buon lavoro. “La scuola – ricorda il testo – accompagna gli studenti, sin dalla scuola dell’infanzia, a capire chi sono, da dove vengono, per quale futuro si preparano, quale contributo possono dare alla società”. Al tempo stesso, si sottolinea, “per raggiungere obiettivi educativi efficaci, è necessaria un’alleanza tra scuola e famiglia”. Così come si richiama il ruolo dei docenti, sottolineando come “troppo spesso si dimentica che un insegnante è magis (da cui magister), “di più”, e che può essere volano del desiderio di apprendere di un allievo”. È in questo contesto, allora, che va inserito quel “nuovo umanesimo” a cui punta la riforma: “Grazie al lungo allenamento all’autogoverno garantito negli anni di frequenza scolastica, e in virtù delle ‘regole’ (regole di comportamento, ma anche regole tratte dai contenuti e dai metodi delle stesse discipline, come, per esempio, le regole di grammatica o le regole dei giochi in palestra), l’allievo interiorizza il senso del limite e un’etica del rispetto verso il prossimo, gli anziani, i più deboli, che ha nella solidarietà e nella fraternità due luminosi fari di orientamento”.

Alberto Minazzi

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Tag:  scuola