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Elezioni regionali 2025: Stefani, Fico e Decaro, nessuna sorpresa

Elezioni regionali 2025: Stefani, Fico e Decaro, nessuna sorpresa
Luca Zaia e Alberto Stefani: passaggio di consegne tra presidenti del Veneto

Pronostici rispettati in Veneto, Campania e Puglia. Un voto che apre nuovi scenari nelle “partite” su Venezia e Lombardia

Alberto Stefani, 33 anni, già sindaco del Comune padovano di Borgoricco è il nuovo presidente del Veneto.
Battuto Giovanni Manildo con il 64,39% dei voti contro il 28,88% del candidato del “campo larghissimo” di Centro-Sinistra. Roberto Fico, ex presidente della Camera, guiderà per i prossimi 5 anni la Regione Campania. Ha superato (60,63% a 35,72%) il candidato del Centro-Destra, Edmondo Cirielli.
E Antonio Decaro (Centro-Sinistra, 63,97%) è il nuovo governatore della Puglia. Il suo principale antagonista, Luigi Lobuono del Centro-Destra, si è fermato al 35,13%.
I dati riportati dal sito “Eligendo” del Ministero dell’Interno, pur aggiornati allo scrutinio di tutte le sezioni, sono ancora ufficiosi. Ma gli scarti sono talmente ampi che è già tempo di riflessioni politiche dopo la tornata di elezioni rinnovo di Presidenza e Consiglio di 3 importanti regioni italiane. In particolare, il risultato del Veneto potrebbe innescare una serie di “reazioni a catena”. In primis per le prossime elezioni del nuovo sindaco di Venezia, in calendario per la primavera 2026. Ma, in prospettiva, anche per quelle della Regione Lombardia, anche se queste si terranno solo nel 2028.

Il Veneto della Lega di Stefani

Dopo 15 anni in cui il Veneto è stato guidato da Luca Zaia, l’elettorato ha dunque confermato la scelta di affidarsi ancora al Centro-Destra. La coalizione ha scelto di puntare su un giovane politico emergente, che, come prima intenzione dopo la conferma della vittoria, ha dichiarato di voler essere “il “sindaco” di tutti i veneti”.
Intanto, all’interno della coalizione, il voto ha premiato ancora la Lega, che si è confermata il primo partito con il 36,28% delle preferenze di lista. È dunque lecito attendersi, nonostante il cambio al vertice, una sostanziale continuità di linea politica.

Alberto Stefani, presidente Regione Veneto

E questo nonostante la maggioranza del Carroccio in Consiglio Regionale sarà meno massiccia rispetto alla legislatura regionale appena conclusa. Dei 51 seggi, oltre al presidente Stefani, la Lega ne ha conquistati 19, con una prima proiezione sui nomi che vede conferme e novità. Tra le conferme, sia pure in una veste diversa, c’è ovviamente Luca Zaia, sul quale comunque va fatto un ragionamento molto più ampio. E poi gli ex assessori Roberto Marcato (a Padova), Cristiano Corazzari (Rovigo), Francesco Calzavara (Venezia), Elisa De Berti (Verona) e Manuela Lanzarin (Vicenza). Tra chi, invece, per il momento resta fuori, sempre in attesa di sapere i nomi degli assessori, da cui deriveranno i “ripescaggi”, ci sono il presidente uscente del Consiglio Regionale, Roberto Ciambetti, e il capogruppo Alberto Villanova. Tra le new entry, infine, dovrebbe esserci anche il vicesindaco di Venezia, Andrea Tomaello.

Il resto del nuovo Consiglio veneto

Una partita nella partita, nelle elezioni venete, era quella degli equilibri di forza tra i due principali partiti di maggioranza. Fratelli d’Italia, con il nome della premier Giorgia Meloni nel simbolo, è riuscita a centrare solo in parte l’obiettivo, salendo dal 6,8% del 2020 al 18,69%. Un risultato che, però, è molto al di sotto del 37% delle Europee e, soprattutto, del risultato leghista. Stefani ha però già dichiarato che rispetterà i patti pre-elettorali, e dunque Fratelli d’Italia avrà una ampia e “pesante” rappresentanza in Giunta. In Consiglio, intanto, sarà il secondo partito, con 9 rappresentanti, tra cui l’assessore uscente Valeria Mantovan (Rovigo). C’è anche l’attuale assessore comunale fucsia a Venezia, Laura Besio: appena iscritta al partito, ha vinto il “derby” interno alla Giunta guidata dal sindaco Luigi Brugnaro con Francesca Zaccariotto.
Su 9 consiglieri potrà contare anche il principale partito di opposizione, il Pd, che, tra gli altri, porterà a Palazzo Ferro-Fini i  veneziani Monica Sambo e Jonatan Montanariello. Tra le altre forze politiche che hanno passato lo sbarramento, 3 consiglieri (tra cui il veronese Flavio Tosi) andranno a Forza Italia. Saranno invece 2 a testa per Alleanza Verdi Sinistra e una delle vere sorprese della tornata elettorale: Resistere, del candidato presidente Riccardo Szumski che ha raccolto ben il 5,13% di voti. Infine, a completare il quadro, i consiglieri singoli di Liga Veneta e Udc per la maggioranza, Cinquestelle, Uniti per Manildo e Civiche per Manildo per l’opposizione.

La questione-Venezia e il “peso” di Zaia

Insieme alla riflessione sul dato dell’affluenza, precipitata al 44,65% (nel 2020 si era arrivati al 61,16%), tra le principali “eredità politiche” delle elezioni regionali 2025 in Veneto ci sono i risultati della città di Venezia.
E’ infatti dietro l’angolo l’elezione per il successore di Luigi Brugnaro a Ca’ Farsetti. Per conservare, dopo 10 anni di amministrazione, il governo della città, il Centro-Destra potrebbe infatti puntare proprio su Luca Zaia, che ancora non si è sbilanciato sul proprio futuro. Il suo primo commento, all’insegna dell’ironia con riferimento al limite dei due mandati, è stato quello che, adesso, tornerà a essere eleggibile come presidente della Regione. In realtà, le strade possibili per lui sono numerose: dalla presidenza del Consiglio regionale, alla candidatura per le elezioni suppletive alla Camera che saranno indette per le dimissioni da deputato che dovrà rassegnare proprio Stefani. Il pieno di preferenze (oltre 203 mila) raccolte da Zaia anche in tutta la Venezia metropolitana potrebbe dunque spingere a giocarsi la sua carta come primo cittadino lagunare. Una soluzione, per quanto ancora tutta da valutare, che potrebbe essere avvalorata anche dal mancato sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega. Un risultato di questo tipo si è verificato a Chioggia, dove non a caso potrebbe produrre conseguenze, già nel breve termine, anche a livello comunale. Mentre, allargando la prospettiva sia nello spazio che nel tempo, il partito della presidente del Consiglio potrebbe aggrapparsi proprio alla “variabile Zaia” nella determinazione dei risultati veneti, per sostenere la richiesta agli alleati di esprimere il futuro presidente della Lombardia.

Alberto Minazzi

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