La sindrome alpha-gal, provocata dal morso di alcune specie di zecche, può rendere allergici a carne rossa e latticini, costringendo a rivedere le abitudini alimentari
Non tutte le allergie alimentari nascono in cucina: alcune hanno origine nei boschi, tra erba alta e fogliame, dove una zecca può mordere e riscrivere così la nostra dieta.
Piccola, quasi invisibile, la zecca è infatti capace di scatenare la sindrome alpha-gal, un’allergia alimentare che trasforma carne rossa, formaggi e altri derivati dei mammiferi in nemici da evitare.
In sostanza: un singolo morso potrebbe farci diventare vegetariani. O quasi.
Le zecche che possono renderci quasi vegetariani
Va premesso che parlare di “zecche” in generale, considerandole cioè come un unico tipo animale, è errato. Le specie di questo parassita presenti in tutto il mondo sono infatti circa 900. E solo alcune possono far sviluppare nell’organismo umano, con il loro morso, un‘allergia ad alcuni tra gli alimenti derivati dai mammiferi più consumati dal genere umano.
Questa particolare allergia alimentare, che nei casi più seri può provocare difficoltà respiratorie, vertigini e sensazione di svenimento, si chiama “sindrome alpha-gal” e può svilupparsi in seguito alla puntura soprattutto della zecca “Amblyomma americanum”, comunemente conosciuta come “lone star” per la macchia a forma di stella presente sul dorso delle femmine adulte. Come suggerisce il nome, si tratta di una zecca tipica del continente americano, nello specifico originaria del Sud-Est degli Stati Uniti, dove è diffusa soprattutto nei boschi come parassita di cervi, coyote e bovini selvatici. Non mancano però segnalazioni praticamente da tutto il mondo.

Attenzione anche in Italia
La lone star è stata la prima specie di zecca il cui morso è stato individuato come causa di questa allergia alimentare, identificata per la prima volta nel 2007 negli Usa, con almeno 110 mila casi sospetti tra il 2010 e il 2022. Ma il cambiamento climatico ne ha favorito l’espansione verso altre zone, tra cui la costa orientale statunitense, raggiungendo anche il Canada. In Italia, questa zecca ancora non è arrivata, ma casi di sindrome alpha-gal sono stati segnalati anche nel nostro Paese, in particolare al Centro-Nord.
La grave reazione allergica (che si presenta normalmente sotto forma di eruzioni cutanee e sintomi gastrointestinali tra cui nausea, vomito e diarrea) può infatti collegarsi al morso di un’altra specie di zecca, al contrario presente in Europa, soprattutto in Svezia e Germania: la “Ixodes ricinus” o zecca dei boschi. È dunque consigliabile evitare le punture delle zecche adottando all’aperto un abbigliamento che copre caviglie e gambe, evitando di camminare nell’erba alta e controllando con attenzione i vestiti quando si torna a casa.

Come si arriva dal morso alla sindrome
A portare al meccanismo che innesca la reazione allergica è la presenza, nelle secrezioni salivari delle zecche, di un particolare zucchero, noto appunto come alpha-gal, che i parassiti assumono anche attraverso il sangue derivante dalla loro puntura a un animale. Questo disaccaride è infatti contenuto nelle cellule di tutti i mammiferi, ma non nei primati, a cui appartiene l’uomo. Attraverso il morso, la molecola entra così nel circolo sanguigno della persona, il cui sistema immunitario la identifica come estranea, scatenando immediatamente una risposta protettiva attraverso la produzione di anticorpi specifici.
L’allergia, quindi, resta latente fino all’assunzione di alimenti, come quelli già citati ricavati da mammiferi come maiali, bovini, agnelli, cavalli, capre che contengono a loro volta il particolare zucchero. A rendere difficile la diagnosi corretta, facendo propendere a volte per una semplice orticaria, contribuisce anche il presentarsi dei sintomi in un periodo tra le 3 alle 8 ore dall’ingestione dell’alimento.
Come comportarsi se si è colpiti dalla sindrome
Al momento, non esistono cure definitive per la sindrome di alpha-gal, per cui chi ne è colpito può solo modificare la dieta: un comportamento sufficientemente efficace almeno nell’80% dei casi. Non si può parlare di una e propria alimentazione vegetariana, perché resta possibile consumare, senza che ne derivino reazioni allergiche, carni bianche come quelle di pollo e coniglio, ma anche il pesce.
Da escludere, con le carni rosse, sono anche le interiora dei mammiferi, nonché tutti i prodotti caseari, dal latte al burro, dai formaggi allo yogurt. La reazione, inoltre, può essere innescata anche da prodotti che possono contenere derivati da animali a carne rossa, come gli estratti, i dadi da brodo o i sughi pronti. L’attenzione va riservata anche alle gelatine, sia a uso alimentare che per rivestimento di farmaci, nel caso queste siano prodotte utilizzando il collagene di provenienza animale. Il consiglio è dunque quello di controllare sempre le etichette e informarsi preventivamente quando si mangia al ristorante.
Alberto Minazzi



