Il conto alla rovescia per le vacanze natalizie è iniziato, ma non tutti gli studenti europei hanno lo stesso calendario. Ma quanti giorni di vacanza hanno davvero i nostri studenti rispetto ai coetanei europei? L’OCSE ha fatto i conti, e i risultati sorprendono
C’è un’aria particolare nelle scuole a novembre: i corridoi profumano di cioccolata calda e di desideri sospesi tra compiti e vacanze.
Fuori si vedono già i primi addobbi e, dentro, i ragazzi cominciano a fare il conto alla rovescia : ci sono le ultime verifiche da fare, ma alla prima vera pausa dai banchi di scuola non manca molto.
In Italia, la vacanza natalizia è un rito: una decina di giorni abbondanti, tra panettoni e pigiami allungati fino a tarda mattina.
Ma se allarghiamo lo sguardo oltre i confini, scopriamo che il “diritto al relax” degli studenti cambia parecchio a seconda del Paese in cui si cresce.
Per chi suona di più l’ultima campanella
Secondo l’ultimo rapporto OCSE sull’organizzazione dell’anno scolastico nei Paesi membri, la differenza è abissale: ci sono nazioni dove il calendario lascia davvero tanto tempo libero, e altre dove le vacanze sono un lusso misurato col contagocce.
In cima alla classifica svettano i Paesi baltici: i ragazzi della Lettonia godono in media di oltre 17 settimane di vacanza l’anno — quasi quattro mesi pieni — seguiti a brevissima distanza da lituani e greci.
In Romania poco meno, ma sempre su livelli da invidia mediterranea: circa 16 settimane e mezza.
Insomma, là dove gli inverni sono lunghi e i cieli si fanno di piombo, le scuole chiudono più spesso. Una compensazione climatica? Forse sì.

Italia, un quarto dell’anno a casa
E noi? Gli studenti italiani se la cavano tutt’altro che male.
Con circa 15,8 settimane di vacanza all’anno, rientrano nella fascia medio-alta dei Paesi europei OCSE.
Sommando la lunga pausa estiva alle feste natalizie, pasquali e ai “ponti” di primavera, gli alunni italiani possono contare su poco meno di quattro mesi senza scuola. Un quarto dell’anno.
Il nostro calendario resta tra i più “tradizionalisti” del continente, ancora legato al ritmo agricolo e turistico dell’estate lunga, mentre in molti Paesi del Nord l’anno scolastico è più frammentato, con periodi di riposo distribuiti qua e là per spezzare la fatica.
Testa china sui banchi: i più “seri” d’Europa
Poi ci sono i Paesi dove le vacanze si contano sulle dita.
In Svizzera, per esempio, anche se il calendario varia molto da un cantone all’altro, le settimane di pausa non superano le otto.
In Olanda, il tempo libero tocca appena undici settimane, distribuite con precisione nordica in modo da evitare che tutte le scuole si svuotino contemporaneamente.
Qui, l’idea è che la scuola debba restare parte di una routine stabile, per non perdere il filo e mantenere il ritmo.
Gli studenti olandesi hanno meno “vuoti” lunghi, ma anche meno tempo per staccare davvero.

Vacanze, cultura e clima: un’equazione europea
Dietro quei numeri, però, non ci sono solo politiche scolastiche. Ci sono climi, tradizioni, economie e mentalità.
Nei Paesi mediterranei, le temperature estive trasformano luglio e agosto in mesi “impraticabili” per le lezioni.
In quelli nordici, dove le estati sono brevi ma i mesi invernali sembrano infiniti, la scuola si adatta al meteo e al bisogno di luce.
La pausa estiva in Grecia, ad esempio, è quasi sacra.
In Finlandia, al contrario, la distribuzione è più omogenea: si studia intensamente, ma con mini-break regolari.
L’OCSE, ricordando che il cervello degli studenti, come qualsiasi altro muscolo, ha bisogno di pause per funzionare meglio, sottolinea che non è tanto la quantità di vacanze a fare la differenza, quanto la qualità del tempo passato a scuola e l’equilibrio tra studio e riposo.



