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Vite a rate: l’Italia che non dorme per i debiti

Vite a rate: l’Italia che non dorme per i debiti

Un Paese dove metà della popolazione non arriva a fine mese e uno su tre vive l’indebitamento come una colpa. La spirale economica è diventata una ferita collettiva che provoca ansia e vergogna

Dietro le statistiche sull’indebitamento, c’è un Paese che si vergogna di chiedere aiuto.
Tra inflazione, ignoranza finanziaria e tabù, gli italiani si trovano in seria difficoltà: il debito cresce, ma diventa un marchio che isola e logora.
L’aumento della morsa dell’inflazione sul budget familiare è infatti percepito dall’80% della popolazione e così il ricorso all’indebitamento, anche per spese necessarie, è ormai da ritenersi in moltissimi casi una necessità.
Ma se il ricorso al finanziamento, anche solo per far fronte alle necessità quotidiane, è da ritenersi ormai uno strumento irrinunciabile nella società, al tempo stesso questa scelta economica continua a essere comunemente vissuta come una vergogna, fonte di effetti negativi anche sul piano psicologico e dunque anche sulla vita stessa delle persone.

La vergogna e l’incapacità di gestire il debito

A dipingere il preoccupante spaccato dell’Italia dell’inizio del terzo millennio è la ricerca dalla società di sondaggi Ipsos Doxa per conto di Kruk Italia, società del gruppo leader del mercato della gestione del credito in Europa Centrale. Il principale dato che emerge dal sondaggio è che il 41% del campione intervistato ha almeno un finanziamento a proprio nome. Ad aggravare il quadro è però soprattutto il modo in cui i debitori vivono interiormente la propria situazione. Il 77%, specie tra i giovanissimi e gli over 55, non è tranquillo quando pensa ai debiti. E anche se il 51% ammette che i prestiti hanno consentito loro l’accesso anche a beni di prima necessità, il 70% non parlerebbe con nessuno di quello che viene visto come un vero tabù. Per i debitori sono quindi comuni emozioni negative come ansia (la prova 1 su 3), vergogna (26%) e paura (21%), il cui carico emotivo rischia però di spingere a prendere decisioni impulsive o errate.

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Il timore di sentirsi giudicati dagli altri porta per esempio il 39% di chi è in difficoltà a chiedere aiuto a parenti o amici privi delle competenze necessarie anziché rivolgersi a professionisti del credito. Tutto questo, si sottolinea, “rischia di aggravare la situazione debitoria perché spesso l’aiuto da una persona cara permette solo di posticipare il problema e non di risolverlo”.

La “Giornata senza debiti” in un’economia reale basata sul debito

Proprio la scarsa “alfabetizzazione finanziaria” (il 35% degli italiani ammette di non avere nessuna nozione-base di economia e finanza) è del resto indicata tra i fattori che contribuiscono a complicare il contesto di incertezza economica. Non a caso, l’analisi è stata svolta in occasione della seconda “Giornata senza debiti” italiana che si terrà il 14 novembre, all’interno del mese dell’educazione finanziaria: un appuntamento istituito a livello internazionale 16 anni fa con lo scopo di creare nelle persone più consapevolezza sul tema, incoraggiandole a parlare dei propri problemi economici nella convinzione che un debito, se gestito, può risultare meno pesante del previsto.
In tal senso, la pagina dedicata  offre agli indebitati consigli pratici e informazioni essenziali. Anche perché le statistiche, evidenziano gli analisti che si sono occupati del rapporto, confermano come, ormai, “l’economia reale si regge sul debito, che è ormai uno strumento imprescindibile per la sostenibilità economica delle famiglie”. Il tutto anche se solo 1 italiano su 5 considera il debito come un mezzo per disporre di cose di cui si ha bisogno e ritiene di poterlo fronteggiare con serenità.

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Basta un imprevisto da mille euro per crollare

Il tema del debito si inserisce in un contesto nel quale metà della popolazione non è soddisfatta della propria situazione economica e il 50% non si aspetta cambiamenti nei prossimi 12 mesi.
Il 37% degli italiani, aggiunge la ricerca, non riuscirebbe ad affrontare una spesa imprevista di mille euro. E c’è anche un 4% che ammette di usare la formula della rateizzazione anche per la spesa alimentare. Eppure, quasi 1 italiano su 5 non dorme la notte al pensiero di dover saltare una rata: evenienza che si è presentata almeno una volta per il 13% di chi ha un debito, con un 16% che ha rischiato di doverlo fare e 1 su 4 è consapevole della possibilità che questo succeda.

Gestire, non subire: il primo passo per ritrovare fiducia

Nel quadro generale, non mancano altre contraddizioni: appena il 3% associa un’assicurazione a tutela del suo debito, mentre il 47% non sa che esistono società specializzate nel recupero crediti o ne è a conoscenza ma non sa esattamente cosa facciano.
“La libertà finanziaria – sottolinea Tomasz Kurr, ceo di Kruk Italia – inizia con la consapevolezza e l’azione. In oltre 10 anni di osservazione dell’andamento del debito in Italia, abbiamo visto che le persone che risolvono la propria situazione finanziaria non solo riacquistano accesso al credito, ma recuperano anche fiducia, serenità ed equilibrio sociale. Gestire il debito non è solo una questione di numeri, ma significa ritrovare speranza e fiducia in sé stessi”.

Alberto Minazzi

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Tag:  debiti, famiglie