Dal 23 al 26 ottobre, trentadue cortometraggi in gara, workshop e incontri con esperti del settore. Vince “Doso”, ma il vero premio è la formazione e il network per i registi under 24
Dal 23 al 26 ottobre 2025, Verona ha ospitato il Believe Festival, il cinema dei giovani fatto dai giovani.
Trentadue cortometraggi in gara, tre sezioni – Selezione Ufficiale, Esordienti e la neonata Believe Extra – e quattro giorni di incontri, workshop e dibattiti per scoprire e sostenere i talenti del cinema italiano di domani.
Quattro giorni in cui la città di Verona è diventata capitale della cinematografia giovane in Italia, al termine dei quali sono stati proclamati i vincitori di un’edizione che ha celebrato creatività, coraggio e innovazione.
I Premi
A vincere il premio più ambito della selezione ufficiale è stato il cortometraggio “Doso”, di Michele Gaggiano, per l’audacia nell’immaginare e mettere su pellicola un futuro distopico, ma non così irreale, dove l’intelligenza artificiale e le macchine prendono il posto degli esseri umani; un pretesto per offrire una riflessione sui concetti di identità e destino. “Doso” ha conquistato anche il pubblico, che ha premiato il cortometraggio per la stessa sezione, confermandone la qualità e il valore artistico.
Le altre premiazioni hanno visto l’assegnazione del miglior corto esordiente, per “Necronomicon” di Sophia Lassi e del miglior Believe Extra, per “La Favilla” di Simone Ceccomarini, oltre agli altri premi per i migliori interpreti, il miglior contributo tecnico, le menzioni speciali alla giuria e le singole assegnazioni di Casa dello Scampolo, ACEC, ADCOM e Fondazione Cattolica: quest’ultimo ha come obiettivo il supporto di un gruppo di giovani cineasti, dai 14 ai 18 anni, per la realizzazione di un cortometraggio originale.

“Siamo stati molto contenti di com’è andata questa edizione – commenta soddisfatto Francesco Da Re, direttore di Believe Festival – sia a livello di qualità che di forze messe in campo dall’evento, realizzato interamente dai giovani che promuovono la cultura cinematografica, e contemporaneamente aiuta i “coetanei” nella realizzazione dei loro sogni”.
I premi hanno conferito sia una somma di denaro (1000€ per il corto “Doso”, gli altri a scendere) ma soprattutto borse di studio per frequentare la Focus Movie Academy.
“Ma per un festival come Believe, le premiazioni sono una ritualità e un espediente – sottolinea Da Re – Ciò che conta è la creazione di una rete, l’incentivare il settore cinematografico tra i giovani, fornire la possibilità di assistere a workshop e tavole rotonde dove è possibile apprendere e parlare di cinema, grazie alla presenza degli esperti del settore, come nella giuria”. Quest’anno i giurati sono stati il regista Alberto Rizzi, autore veronese di cinema e teatro; Daniela Bassani, sound editor e sound designer più volte candidata al David di Donatello e membro dell’Academy Awards; Paola Randi, regista e sceneggiatrice premiata e tra le voci più originali del cinema italiano contemporaneo; il montatore Andrea Maguolo, David di Donatello per “Lo chiamavano Jeeg Robot”.

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Come si trovano i registi e i lavoratori del settore cinematografico del domani?
Prima di tutto bisogna avere fiducia nei giovani; talvolta sembra non ce ne sia molta. La ricerca avviene attraverso i bandi che inseriamo nel sito di Believe, a cui segue un grande lavoro di comunicazione, tanto sui social quanto nelle riviste specializzate. Molto è dato dal passaparola: tanti cineasti presentano i loro lavori a Believe Festival perché sentono la bellezza e la dignità che viene dedicata ai loro cortometraggi. Altri ancora costruiscono la loro opera apposta per il festival, per avere un primo approccio al mondo del cinema. A questo primo lavoro, ne segue un altro relativo a chi lavora nell’organizzazione, che inizia otto anni fa: alcuni tra i primi collaboratori sono diventati professionisti e fanno parte del settore; ora aiutano i nuovi giovani nella formazione, chiedendo di partecipare di nuovo e portando nuove competenze alla nostra manifestazione”.

- Il cinema veneto è diventato, negli ultimi anni, un esempio e un traino per l’intera industria nazionale; una punta esemplare è il film di Sossai “Le città di pianura”, che sta riscuotendo molto successo. Believe Festival ha intercettato, nella sua storia, questa ascesa? Si sente parte integrante e contributiva del movimento regionale e nazionale?
Difficile dire che ci sia stato un contributo regionale stretto nell’oggi. Il Believe si propone a giovani ‘molto giovani’, che sono all’inizio della loro carriera; alcuni ancora si chiedono se possono fare questo lavoro o meno. Si può dire però che ci sarà un contributo nel lungo periodo: molti scoprono che il cinema può essere la loro passione, e decidono di formarsi a livello nazionale, nei diversi ambiti cinematografici: regia, tecnica, scrittura. Questo ci fa dire che Believe sta contribuendo a trovare gli artisti e i lavoratori del domani; un domani che non vediamo così lontano. La forza, l’entusiasmo e il network che si costruisce permette la ricerca e la formazione nel futuro prossimo. Alcuni dei giovani lavoratori arrivati a Believe hanno già elevata qualità, devono “solo” entrare nel processo cinematografico.

- In che modo il Believe Festival, guardando oltre il mondo del cinema, si propone come modello culturale per l’intero Paese?
Ciò che nasce dal mondo dei giovani può diventare esempio per far nascere altri casi virtuosi in altri settori, dove questi vengano coinvolti attivamente. È un processo che sembra in controtendenza, rispetto a un mondo dove i giovani, apparentemente, non si impegnano per costruire qualcosa di bello. Ecco, noi pensiamo di fare proprio questo: di costruire qualcosa di bello, che sia da esempio per altri.
Alla fine, è una questione che si divide tra il crederci o no. E in Believe Festival la scelta è già stata fatta.
Damiano Martin



