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Italia protagonista a New York: storie e volti per celebrare l’Onu

Italia protagonista a New York: storie e volti per celebrare l’Onu

La mostra “Shared Lives, Shared Future” celebra 70 anni di impegno italiano nelle Nazioni Unite nel tutelare patrimonio culturale, diritti umani e sviluppo sostenibile

A rappresentare l’Italia c’è Luca, studente ritratto di fronte alla Cattedrale di Palermo.
La sua storia, oltre a esprimere ammirazione per la bellezza dei luoghi storici della sua città, riconosce l’importanza del supporto internazionale nella loro tutela.
Ed è per questo che è stata scelta per richiamare il ruolo dell’Unesco nella protezione del patrimonio culturale ed immateriale, oltre a ricordare il nostro primato come Nazione che conta il maggior numero di siti nella lista dei Patrimoni dell’Umanità, tra cui è stata inserita, dal 2015, proprio la monumentale chiesa del capoluogo siciliano.
Al suo fianco, nei 24 pannelli in esposizione in questi giorni nella “curved wall” del Palazzo di Vetro di New York, si trovano però anche altri volti, selezionati tra le oltre 200 simboliche foto raccolte in mostra, che, attraverso una breve narrazione, raccontano una serie di diverse piccole e grandi storie provenienti dai 193 Paesi membri. Testimonianze che provano a sintetizzare il ruolo svolto dall’Onu nei suoi 80 anni dall’entrata in vigore della sua Carta, il 24 ottobre 1945, ma anche la crescente importanza del nostro Paese all’interno delle attività svolte dalle Nazioni Unite.

Piccole e grandi storie che celebrano l’Onu in mostra

Promossa proprio dalla Rappresentanza permanente dell’Italia a New York, nel 70° anniversario della sua ammissione alle Nazioni Unite, insieme quelle di Svizzera e Slovenia, e organizzata dal Dipartimento per le Comunicazioni globali dell’Onu, la mostra “Shared Lives, Shared Future” (“Uniti nella vita, uniti nel futuro”) che, come ha sottolineato il segretario generale Onu, Antonio Guterres, “dimostra quanto le Nazioni Unite migliorino la vita delle persone”.
I racconti delle foto sono tutti diversi. Ci sono quelli di donne che ricominciano a vivere: dopo un conflitto, come la palestinese Mariam, che studiava in una scuola dell’Unrwa e vuole tornare alla vita com’era prima della guerra o la giovane siriana che, grazie all’istruzione ricevuta attraverso un programma dell’Onu, è riuscita a costruire una nuova vita in un campo profughi. Ma rinascita anche dopo essere sopravvissute a un matrimonio forzato grazie al programma ‘Safe Space’ dell’Unpfa, come la 15enne yemenita Afaf. Ancora, ci sono le storie di bambini salvati dalle carestie, quella di un agricoltore africano che ha potuto migliorare le sue tecniche agricole grazie al supporto dei programmi di sviluppo delle Nazioni Unite e quella del polacco David, che può spedire un pacco alla zia in Canada grazie al sistema postale internazionale reso possibile dall’ Unione Postale Universale.

Il multiforme ruolo dell’Onu verso le persone

Il senso della mostra è proprio quello di illustrare l’impatto delle attività dell’Onu in un ventaglio di ambiti che vanno dalla pace e la sicurezza allo sviluppo sostenibile, dal commercio internazionale a diritti umani e tutela ambientale.
“È una storia – ha evidenziato ancora Guterres in occasione dell’inaugurazione dell’esposizione – di ambizione e cooperazione, di risultati e speranze. È la storia che le donne e gli uomini dell’Onu continuano a scrivere ogni giorno, portando sviluppo, assistenza umanitaria, diritti umani e pace nel mondo”.
Il segretario generale ha quindi evidenziato le 3 verità retrostanti alle immagini esposte: l’impegno dell’Onu a sostenere i più vulnerabili, specie in contesti di conflitto o disastro e attraverso la promozione dello sviluppo sostenibile; l’idea che le regole e gli standard internazionali, troppo spesso dati per scontati, possono migliorare la vita quotidiana di tutti, spesso senza che ce ne rendiamo conto; e, soprattutto, quella che solo il multilateralismo può rendere il mondo un posto migliore. “I conflitti, le disuguaglianze, il pianeta in fiamme, le tecnologie fuori controllo: nessuno di questi problemi si risolverà da solo. E nessun Paese può farlo da solo. Dobbiamo agire insieme, riconoscendo la nostra umanità condivisa”, ha sintetizzato, ribadendo il ruolo dell’Organizzazione anche nell’attuale contesto internazionale.

I 70 anni dell’Italia nell’Onu: una storia che cresce

L’Italia è stata ammessa all’Onu il 14 dicembre 1955 e, da allora, ha cominciato un lungo cammino di impegno che, come ha ricordato nell’occasione il rappresentante permanente, Maurizio Massari, l’ha portata oggi a ospitare il terzo polo Onu dopo New York e Ginevra, a essere il settimo contributore al bilancio regolare e a quello delle operazioni di pace, oltre che primo fornitore di “caschi blu” per le operazioni di peacekeeping tra i Paesi occidentali, e a entrare dal 2024 tra i primi 10 contributori al bilancio dell’Onu. Con 179 voti, la posizione più alta registrata da un Paese occidentale negli ultimi 16 anni, l’Italia è stata anche recentemente eletta al Consiglio dei Diritti umani. Inoltre, sono oltre 200 i funzionari italiani che ogni giorno servono l’Onu da posizioni-chiave. “Non c’è modo migliore – ha dichiarato l’ambasciatore, richiamando le parole del presidente Mattarella, che ha affermato, in occasione degli 80 anni della Fao, come il multilateralismo resti l’unico paradigma capace di dare risposte ai bisogni globali – per festeggiare questi importanti anniversari che attraverso i volti e le storie di coloro che, in tutto il mondo e nei più diversi settori, beneficiano quotidianamente dell’attività dell’Onu. Le Nazioni Unite appartengono a tutti noi, ma non vanno avanti in automatico. È responsabilità comune difendere la Carta e i principi che la ispirano”.

Alberto Minazzi

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