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Bari e Venezia, unite dal mare e da una leggenda dimenticata

Bari e Venezia, unite dal mare e da una leggenda dimenticata

Tra mito, memoria popolare e mare condiviso, torna a respirare il legame tra le due perle  dell’Adriatico

Tra Venezia e Bari ci sono 815 km, circa 8 ore di macchina.
Eppure, le due città sono sempre state molto più vicine di quanto la geografia lasci intendere.
Unite dai commerci, dalle diplomazie e da una visione comune dell’Adriatico come mare interno e non confine, condividono anche un episodio poco noto che a Bari ha lasciato tracce concrete dell’arte e della memoria veneziana.
A ricordarlo è stato un recente convegno al Museo Civico di Bari, dove storici, ricercatori e cittadini hanno viaggiato insieme tra mito e realtà.

Le cento galere che salvarono Bari

Immaginate l’anno 1002. Bari è sotto assedio saraceno e la città resiste, sospesa tra speranza e paura.
All’orizzonte appare una flotta veneziana guidata dal doge Pietro II Orseolo.
Cento galere solcano l’Adriatico con un solo scopo: liberare la città pugliese.
È un’impresa che rimane impressa nei vicoli della città, nelle pietre della chiesa di San Marco dei Veneziani e nelle mura che ancora raccontano quella storia di coraggio e alleanza.
Di questo evento storico i libri parlano poco.
Ma a Bari se ne conserva vivida memoria perché è stato tramandato attraverso la Vidua Vidue, espressione dialettale che da oltre un secolo racconta la città con ironia e memoria. «Ah, Venezia… se solo potessimo portarci un po’ del vostro mare!» sembra quasi sussurrare trasformando un evento storico in racconto popolare che ricorda ancora oggi la storia dei “destini incrociati delle due perle dell’Adriatico e la comune venerazione per San Nicola insieme ai segni dell’arte veneta presenti nella terra di Puglia”, ha detto lo storico e saggista Nicola Cutino.

 

Pietro Orseolo II: uno dei dogi più grandi della Serenissima

E’ così che Pietro Orseolo II, doge della Serenissima, diventa un personaggio eroico del Sud Italia.
In mare per la spedizione in Dalmazia del 1000, non era solo un doge in missione: era un uomo che guardava al mare come a un regno da difendere, e che capiva il valore della protezione e della collaborazione tra città adriatiche.
“Fu uno dei più grandi dogi della Serenissima, contro i pirati narentani – ha sottolineato la studiosa della storia dell’Adriatico Patrizia Lucchi Vedaldi -. Al suo vittorioso ritorno in patria si devono le celebrazioni veneziane della Festa della Sensa, che trova il suo momento culminante nella cerimonia dello sposalizio di Venezia con il mare. Nel 1002 lo stesso Orseolo, con la sua potente flotta, accorse in soccorso di Bari, allora assediata dai Saraceni».

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L’imbarcazione Serenissima in corteo

La Festa della Sensa: Venezia sposa il mare

La Festa della Sensa, lo storico “sposalizio del mare” che Venezia celebra ancora ogni anno, vede una corteo acqueo con a bordo “il doge”, oggi rappresentato dal sindaco della città, partire da Piazza San Marco e arrivare fino alla chiesa di San Nicolò al Lido, che conserva reliquie di San Nicola.
Nelle acque prospicienti il Doge lancia simbolicamente un anello, simbolo di un matrimonio antico che si rinnova tra città e mare, tra uomini e acqua, tra storia e leggenda.
La chiesa di San Nicolò al Lido ha radici antiche: se la struttura attuale risale al XVII secolo, il luogo di culto esisteva già dall’XI secolo, in piena epoca Orseolo, ed era legato alle attività marittime della flotta veneziana. Così, la festa e la liberazione di Bari diventano due facce della stessa storia: la protezione del mare e dei popoli che vi abitano.

Vidua Vidue: una leggenda che parla al presente

E qui entra in scena la Vidua Vidue, che non è solo un gioco di parole: è il simbolo di come la comunità barese abbia trasformato storie di battaglie e alleanze in un racconto popolare.
La Vidua Vidue evoca, tra leggenda e ironia, la flotta veneziana che giunse a liberare Bari, gli eroi del mare e i piccoli miracoli quotidiani che hanno tenuto la città in vita.
“È un ponte tra mito e realtà, un modo per ricordare la liberazione, l’influenza veneziana e il legame con il mare senza bisogno di cronache ufficiali”, hanno rilevato gli studiosi.

Un legame che resiste

Passeggiando per Bari, tra via Venezia e la Muraglia, si sente come tra le due città ci sia un legame antico che non si legge sulle carte geografiche.
La Chiesa di San Marco dei Veneziani, nel cuore del centro storico di Bari, fu costruita tra il 1002 e il 1003 (data che coincide con l’intervento della flotta veneziana guidata dal doge Pietro II Orseolo per liberare Bari dall’assedio saraceno) e sebbene la datazione e la funzione originaria della chiesa siano oggetto di dibattito tra gli storici, è indiscutibile il legame simbolico con Venezia e la sua arte.

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facciata della chiesa di San Marco dei veneziani a Bari

La facciata della chiesa presenta elementi decorativi che richiamano lo stile romanico-veneto, tra cui un rosone a raggiera con un piccolo leone alato al centro, simbolo di San Marco.
All’interno, sebbene le modifiche successive abbiano alterato l’aspetto originario, si possono ancora apprezzare opere che testimoniano l’influenza artistica veneta nel corso dei secoli.

Un cammino sulle tracce della storia

Via Venezia, a Bari, è una delle passeggiate più suggestive della città vecchia.
Costruita nel IV secolo a.C., la via segue il tracciato delle antiche mura difensive della città, che nel XIX secolo furono restaurate sotto Gioacchino Murat.

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Fu chiamata “Via Venezia” però solo nel 1906 ” in onore – è stato spiegato -dell’antica alleanza tra Bari e la Serenissima. Questo gesto commemorava l’intervento del doge Pietro II Orseolo, che nel 1002 liberò Bari dall’assedio saraceno. La cerimonia si svolse proprio il giorno della Festa della Sensa, celebrata a Venezia, consolidando ulteriormente il legame tra le due città”.

 

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