Il Museo M9 di Mestre celebra con una mostra l’“artigiano del fumetto” che ha disegnato eroi amati da generazioni, da Simba a Kiwi, passando per le leggendarie Tartarughe Ninja
La sua matita ha viaggiato tra giungle e oceani, città e pianeti lontani.
Dal suo tratto sono nati Simba, Capitan Cormorant, Amar Singh, Kitamba, Capitan Moko, Kiwi e persino le Tartarughe Ninja.
Stelio Fenzo, classe 1932, veneziano, è scomparso all’età di 89 anni nel 2022.
Maestro silenzioso del fumetto italiano, aveva l’anima dell’artigiano e il tratto del poeta.
Ora il Museo M9 di Mestre gli dedica la mostra “Stelio Fenzo. Un secolo a fumetti”, un viaggio dentro l’universo creativo di un autore che ha attraversato il Novecento con inchiostro, talento e fantasia, lasciando un segno profondo nella storia del fumetto d’autore. L’esposizione si potrà visitare fino al 22 febbraio 2026.

L’ “artigiano” delle storie a fumetti
La mostra, curata da Luigi Fiorindo e Marco Laggetta, è la prima che la sua regione natale dedica a Fenzo e celebra attraverso oltre un centinaio di tavole originali provenienti dal suo archivio personale, la sua carriera attraverso un racconto cronologico. Autore dal segno classico, ma personalissimo, insieme vibrante e morbido, Fenzo fa conoscere le tappe del suo percorso artistico attraverso le opere che intersecano la sua storia con lo sviluppo del linguaggio dei fumetti in Italia e con le vicende del gruppo dei giovani artisti della scuola veneziana Hugo Pratt, Mario Faustinelli e Albero Ongaro, attivi con lui negli anni Quaranta.
Proprio in particolare il rapporto con Pratt ritorna spesso nelle diverse fasi evolutive della carriera di Fenzo alla quale sono dedicati sei capitoli. Fu proprio Pratt, amico e mentore, ad affidargli le sorti del celebre Capitan Cormorant che continuò a disegnare ribattezzandolo Capitan Moko. Fu poi la volta di un altro personaggio, Kiwi, il primo tarzanide di casa.
Dagli esordi all’affermazione a livello nazionale e internazionale
La pubblicazione del suo primo lavoro, “Indocina”, sulle pagine della rivista a fumetti “L’Asso di Picche“, è del 1947.
L’anno successivo, appena sedicenne, Stelio Fenzo iniziò la sua collaborazione con “Illustrazione del Popolo”, supplemento del Gazzettino e successivamente con altre riviste illustrate.
Negli anni sessanta era già uno dei più grandi interpreti del “fumetto erotico-avventuroso”, un fenomeno editoriale del tempo.
La sua popolarità è cresciuta poi con i tarzanidi Jungla e Simba.
Un’escalation culminata negli anni Novanta, quando ottenne il prestigioso ruolo di disegnatore italiano delle celebri Tartarughe Ninja.
Con loro come protagoniste ha realizzato decine di storie, contribuendo al successo della serie anche in Italia.
Stelio Fenzo, come ricordano i curatori della mostra, “ha rappresentato emblematicamente e meglio di chiunque altro in Italia, il mestiere di fumettista nel ‘900, fatto di ritmi forsennati scadenze da onerare e commesse da cumulare per sbarcare il lunario. Una severa dedizione che gli è valsa una produzione sterminata della quale ancora oggi è complicato tirare le somma, ma sempre di qualità e un segno distintivo che, anno dopo anno, è diventato più personale e riconoscibile”.
Un focus sulle trasposizioni dalla letteratura
Dagli anni Settanta Stelio Fenzo ha impiegato le sue forze anche su trasposizioni dalla letteratura, come altri maestri del fumetto in quegli anni, contribuendo a sradicare la svalutazione che a questo lavoro veniva attribuito.
La mostra si conclude proprio con un excursus su questa tematica che l’ha portato a diventare testimone di un lungo percorso di legittimazione artistica di un linguaggio che continua ancora oggi.
“Stelio Fenzo. Un secolo a fumetti” non è solo il racconto della vita di un grande autore – spiega la direttrice di M9 – Museo del ‘900, Serena Bertolucci – ma anche una finestra aperta sulla grande tradizione del fumetto che parte proprio da questo territorio, dalle storiche pubblicazioni e riviste locali per poi affermarsi con successo a livello nazionale”.