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Il “cicchetto” entra ufficialmente nella lingua italiana

Il “cicchetto” entra ufficialmente nella lingua italiana

Il termine per indicare lo stuzzichino veneziano tra i neologismi dell’edizione 2026 dello Zingarelli

“In Veneto, stuzzichino (per esempio, polpetta, baccalà, salume, uovo sodo, ecc.) servito con un bicchiere di vino nei tradizionali bacari”. Da adesso, è questa la definizione di “cicchetto”, riportata come neologismo con il semplice raddoppio della seconda “c” rispetto alla parola dialettale, nell’edizione dell’autorevole dizionario della lingua italiana “Zingarelli”.
Il termine travalica così ufficialmente i confini regionali, diventando a tutti gli effetti una parola italiana e una tradizione nazionale riconosciuta. Così come “cicchetteria”, per indicare il “locale, tipicamente veneziano, dove è possibile consumare stuzzichini in accompagnamento a vini o altre bevande alcoliche”.

Cicchetto: la “tapa” nostrana

Sono sicuramente pochi coloro che non hanno mai sentito il termine cicchetto.
Il riconoscimento dei nuovi lemmi che i linguisti dello Zingarelli effettuano ogni anno si basa infatti sulla loro diffusione nella lingua italiana, basata sull’analisi della frequenza d’uso e della rilevanza nel linguaggio quotidiano, con particolare attenzione ai moderni mezzi di comunicazione come i social network e internet in generale. Per chi, comunque, non sapesse a cosa si riferisce il termine, il cicchetto può essere paragonato alla “tapa” spagnola. Ovvero all’ampia varietà delle preparazioni alimentari, salate o dolci, tipiche della cucina iberica, che vengono consumate come aperitivi o antipasti. Dai frutti di mare ai cubetti di formaggio, dalla frittata di patate a pezzetti di salsiccia piccante o olive, le tapas vengono normalmente servite insieme a un bicchiere di vino o di birra.

cicchetto

Il cicchetto: molto più di un semplice stuzzichino

Il legame con la cucina tradizionale vale anche per i cicchetti veneti, presentati ai clienti direttamente sui banconi delle osterie per accompagnare un buon bicchiere.
Le preparazioni proposte vanno quindi dai crostini di baccalà, alle fettine di polenta con salumi, alle polpette.
Ma, come ha sottolineato il presidente del Veneto, il cicchetto travalica gli stretti confini della cucina. “Il genere di stuzzichini tipicamente veneziani – commenta Luca Zaia – ha acquistato una sua connotazione specifica nel campo della gastronomia anche fuori dei confini regionali e ora è riconosciuta anche con un preciso riferimento linguistico. Il cicchetto è un termine della nostra lingua, ed ora di tutto il Paese, che racchiude storia di convivenze pacifiche e costruttive rivelatesi anche in contaminazioni culturali e gastronomiche che hanno attraversato i secoli”.

Da “ciao” a “friccicarello”: dal dialetto alla lingua

Zaia, nell’occasione, ha ricordato anche che “la parola italiana più usata e conosciuta al mondo è veneta: il saluto “ciao”. Ogni giorno la usano milioni di persone sottolineando un contributo della nostra terra alla comunicazione universale che comprende migliaia di termini. Il contributo di una lingua e di una cultura vitali che non appartengono al passato ma al presente”. Non è però solo il dialetto veneto ad arricchire la lingua italiana.

Tra l’oltre migliaio di nuovi lemmi contenuti nello Zingarelli 2026, per esempio, c’è anche il romanesco “friccicarello”. Termine già reso noto, con riferimento al tipico venticello della capitale, dalla canzone degli anni ’60 “Roma nun fa’ la stupida stasera”, nella sua accezione entrata nel dizionario è ora utilizzabile per qualunque cosa che sia eccitante o frizzante. O la “busiata”, pasta elicoidale tipica della Sicilia occidentale.

Gli altri neologismi dello Zingarelli 2026

I nuovi lemmi 2026 hanno però le origini più svariate.
Dal mondo digitale, quindi, ecco “ghostare”, “flexare”, “whatsappare”, “culturizzare”.
Dal giornalismo, invece, arrivano “amichettismo” (tendenza a favorire amici o sostenitori nella concessione di incarichi o nomine spesso a scapito del merito) e l’opposto “hombre vertical” (uomo moralmente inflessibile che non si piega a compromessi né cede a ricatti) , entrambi con valenza culturale, oltre che linguistica. Lo sport regala “breccare”, “scavetto” ma anche il nuovo colore “rosso Ferrari”.
Numerosi i neologismi legati a tendenze sociali o economiche: dal “turistificio”, con il correlato verbo “turistificare”, riferito alla tendenza di modificare l’assetto di una località per renderla più attrattiva per gli ospiti, alla “retromania”, di cui è declinazione specifica il “retrogaming”. Ancora, “omosociale” e “bromance”, per esprimere i nuovi rapporti, senza implicazioni sentimentali o sessuali, tra persone dello stesso sesso. Infine, necessitano probabilmente di qualche spiegazione in più “aporofobia”, cioè la paura della povertà, e “gaslighting”: già parola dell’anno 2022, identifica la “manipolazione psicologica volta a far dubitare una persona delle proprie percezioni, ricordi o facoltà mentali, con l’obiettivo di esercitare su di essa un controllo totale”.

Alberto Minazzi

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