Dura risposta di Israele alle intenzioni dichiarate da alcuni Stati alla vigilia dell’Assemblea generale dell’Onu. Intanto, Italia bloccata dallo sciopero generale per la situazione a Gaza
Le ultime notizie che arrivano dalla Striscia di Gaza parlano di almeno 11 palestinesi uccisi a Gaza City dagli attacchi israeliani partiti all’alba di oggi (22 settembre ndr) e dell’annuncio, da parte delle forze armate di Israele, di aver ucciso in un raid aereo il vicecomandante delle forze navali di Hamas, Iyad Abu Yousef che aveva partecipato agli attacchi del 7 ottobre 2023, scintilla che ha fatto esplodere il conflitto in Medio Oriente.
E mentre l’Italia si è bloccata per scendere in piazza e chiedere, attraverso lo sciopero generale, il cessate il fuoco, la guerra in corso potrebbe vivere oggi una giornata fondamentale a New York, con l’Assemblea generale dell’Onu, dove sono attese possibili importanti novità sul riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina. Prospettiva che ha già fatto scattare le dure dichiarazioni dei vertici israeliani.
Il riconoscimento dello Stato palestinese
La soluzione dei due Stati, ipotesi di accordo per risolvere il conflitto medio-orientale che passa attraverso il riconoscimento della Palestina come Stato sovrano, è il tema specifico della conferenza, presieduta da Arabia Saudita e Francia, organizzata nell’ambito dell’80^ Assemblea generale delle Nazioni Unite, convocata al Palazzo di Vetro dell’Onu. La soluzione è stata prospettata anche all’interno della Dichiarazione di New York, adottata recentemente da 142 Paesi, segnando, come ha sottolineato il presidente francese Emmanuel Macron su “X”, “una svolta nel cammino verso una pace e una sicurezza durature in Medio Oriente”. Sempre secondo Macron, la conferenza odierna a New York “consentirà un ulteriore passo avanti nella mobilitazione della comunità internazionale”. In tale prospettiva, Australia, Canada e Regno Unito sono i primi Stati che hanno confermato l‘intenzione di procedere al riconoscimento formale della Palestina, con anche Portogallo e Belgio sulla stessa linea. Un peso particolare hanno in particolare le dichiarazioni del primo ministro britannico, Keir Starmer, dopo che il presidente Usa, Donald Trump, si era espressamente detto nei giorni scorsi “in disaccordo” con la posizione inglese. E Londra, nel frattempo, ha ammonito il Governo israeliano dal porre in atto un qualsivoglia tipo di ritorsione.
La replica di Israele
Se l’Autorità nazionale palestinese ha esultato di fronte alle prime dichiarazioni di riconoscimento, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, non ha risparmiato comunque aspre critiche, preannunciando battaglia in tutte le sedi, a partire dall’Onu, “contro la falsa propaganda rivolta a noi e contro gli appelli alla creazione di uno Stato palestinese, che metterebbero in pericolo la nostra esistenza”. “Uno Stato palestinese – ha proseguito Netanyahu, che incontrerà Trump a margine dei lavori al Palazzo di Vetro – non verrà istituito. La risposta all’ultimo tentativo di imporre uno Stato terroristico nel cuore del nostro Paese verrà data dopo il mio ritorno dagli Stati Uniti. Ho un messaggio chiaro per quei leader che riconoscono uno Stato palestinese dopo l’orribile massacro del 7 ottobre: state dando un’enorme ricompensa al terrorismo. E ho un altro messaggio per voi: non accadrà. Uno Stato palestinese non verrà istituito a ovest del Giordano”. A respingere “categoricamente questa dichiarazione unilaterale”, in quanto “non promuove la pace, ma al contrario destabilizza ulteriormente la regione e compromette le possibilità di raggiungere una soluzione pacifica in futuro” è stato anche, in un post su “X”, il portavoce del Ministero degli Esteri di Israele, Oren Marmorstein. Ancor più in là si è spinta l’ultradestra israeliana, richiedendo l’immediata annessione di tutta la Cisgiordania.
Lo sciopero in Italia
Manifestazioni di sostegno al popolo palestinese sono arrivate invece dall’Italia, con numerosi cortei e manifestazioni organizzati in occasione dello sciopero generale di 24 ore indetto dai sindacati che ha bloccato buona parte del Paese, creando molteplici disagi con lo stop a servizi pubblici e privati, tra cui i trasporti e la scuola. A scendere in piazza, nonostante il maltempo in molte regioni, sono state migliaia di persone: da Roma a Genova, da Torino, a Livorno, a Palermo, solo per citare alcune delle città in cui si sono tenute iniziative tra le più partecipate.
Alberto Minazzi