Dalla salsa perfetta alle lucertole che rubano pizza, fino alle mucche travestite da zebre: gli IgNobel 2025 celebrano il lato più creativo e sorprendente della ricerca
Ogni settembre, a Boston, la scienza veste i panni dell’ironia.
Sul palco della Boston University si svolge la cerimonia degli IgNobel, i premi nati trentacinque anni fa per mano della rivista Annals of Improbable Research e del suo fondatore Marc Abrahams.
Il loro motto, «prima fanno ridere, poi fanno pensare», è diventato un manifesto.
Insomma: ridere può anche essere una cosa seria.
Perché la scienza non vive solo di scoperte epocali e grafici complessi.
Vive anche di curiosità, di piccoli problemi che, se osservati con occhio attento, diventano finestre su aspetti nascosti della realtà.
Dalla termodinamica della cacio e pepe alle lucertole trasformate in buongustaie, dagli insetti respinti da un manto a righe ai pipistrelli che “alzano un po’ il gomito”, anche gli studi premiati quest’anno contengono così una scintilla capace di strappare un sorriso e stimolare la mente.

Fisica, l’Italia vince con la cacio e pepe
Quest’anno l’Italia ha conquistato un posto d’onore.
Il riconoscimento per la Fisica è andato a un gruppo di giovani ricercatori che ha deciso di affrontare un dilemma casalingo con strumenti scientifici: come preparare una cacio e pepe impeccabile anche quando le porzioni diventano decine.
Studiando la termodinamica del pecorino fuso, Giacomo Bartolucci, Daniel Maria Busiello, Matteo Ciarchi, Alberto Corticelli, Ivan Di Terlizzi, Fabrizio Olmeda, Davide Revignas e Vincenzo Maria Schimmenti (lo studio è stato pubblicato su Physics of Fluids) hanno identificato il momento critico in cui la salsa “impazzisce” formando grumi, una fase che nel loro articolo hanno ribattezzato con ironia “fase mozzarella”.
La soluzione, provata in laboratorio e in cucina, è l’aggiunta di un pizzico di amido – di mais o di patate – pari al 2-3% del peso del formaggio.
Nulla che un cuoco esperto non potesse intuire, certo, ma per la prima volta una ricetta tradizionale è stata spiegata con il linguaggio delle equazioni.
Anche un piatto di pasta può essere un terreno di scoperta.
Lucertole gourmet e pizza ai quattro formaggi
Dal cuore della Capitale alle coste dell’Africa occidentale il passo può sembrare lungo, ma il secondo premio con il tricolore, nella categoria Nutrizione, ci porta proprio lì.
L’ecologo Luca Luiselli, insieme a colleghi del Togo, della Nigeria e della Francia, ha studiato le agame arcobaleno, lucertole dai colori vivaci che vivono tra le rocce e le terrazze dei nuovi resort turistici.
Durante le osservazioni sul campo, i ricercatori hanno notato un comportamento inatteso: alcuni esemplari si avvicinavano ai tavolini dei ristoranti all’aperto e, con sorprendente destrezza, sottraevano pezzi di pizza dai piatti dei clienti. Per capire se fosse solo un caso, hanno proposto alle lucertole diverse varianti: margherita, verdure, quattro formaggi. Il verdetto è stato netto: i rettili preferivano di gran lunga la pizza più ricca di latticini, forse attratti dal profumo intenso o dal contenuto calorico.
Oltre alla curiosità aneddotica, lo studio ha mostrato un fenomeno evolutivo in miniatura. Le femmine che integravano pizza nella dieta risultavano più robuste e deponevano un numero maggiore di uova. È un esempio lampante, ha spiegato il ricercatore, di come le specie selvatiche possano adattarsi con rapidità agli ambienti antropici, trasformando il menu dei turisti in una risorsa per la sopravvivenza.
Pipistrelli brilli, mucche a strisce e unghie infinite
Il resto del palmarès è un caleidoscopio di idee sorprendenti.
Un premio postumo per la Letteratura è stato assegnato al medico statunitense William B. Bean, che per 35 anni annotò la crescita della sua unghia del pollice, scoprendo come il ritmo rallenti con l’età.
In Psicologia, un gruppo di studiosi ha esplorato l’ego dei narcisisti misurando quanto le loro convinzioni sull’intelligenza possano essere rinforzate o incrinate semplicemente con una frase elogiativa o critica.
In Pediatria, una ricerca degli anni Novanta ha dimostrato che l’aglio consumato dalla madre passa nel latte e ne modifica l’aroma, stimolando i neonati a succhiare più a lungo.
Lo studio che ha conquistato il premio per la Pace, invece, ha mostrato con ironia che un moderato consumo di alcol può migliorare la pronuncia in una lingua straniera, offrendo un curioso supporto scientifico al classico “bicchiere del coraggio”.In Ingegneria, dall’India è arrivata una scarpiera dotata di lampada UVC capace di neutralizzare gli odori persistenti delle calzature.
Per l’Aviazione, ricercatori hanno osservato che pipistrelli nutriti con frutti fermentati – in pratica, un equivalente del vino per i chirotteri – volavano più lentamente e mostravano qualche inciampo nella loro sofisticata ecolocalizzazione.
E poi c’è forse lo studio più spettacolare dal punto di vista visivo, quello premiato in Biologia: le mucche dipinte come zebre. Un gruppo di scienziati giapponesi, incuriosito dalle osservazioni secondo cui le strisce bianche e nere delle zebre confondono le mosche, ha deciso di applicare lo stesso principio alle bovine da latte. Con pennelli e vernici atossiche hanno tracciato eleganti bande lungo il corpo di alcune vacche, lasciandone altre intatte come gruppo di controllo.
Durante le settimane successive hanno contato meticolosamente il numero di insetti che si posavano sugli animali e registrato i loro movimenti per scacciare i parassiti.
I risultati sono stati inequivocabili: le “mucche-zebra” erano disturbate da un numero molto inferiore di mosche e trascorrevano più tempo tranquille, senza continui colpi di coda o scatti nervosi. Al di là della simpatia che suscitano le fotografie, hanno sottolineato gli autori dello studio, l’esperimento apre prospettive interessanti per il benessere animale e per la riduzione dell’uso di pesticidi negli allevamenti. In un’epoca in cui si cerca di migliorare la sostenibilità delle pratiche agricole, qualche pennellata creativa potrebbe rivelarsi più utile di quanto si pensi.