Lo sconfinamento aereo da parte della Russia desta preoccupazione e mobilita la comunità internazionale
Il mondo è sull’orlo di un nuovo conflitto globale?
È questa la domanda, e il timore, che serpeggia in Occidente dopo la violazione dello spazio aereo polacco, nella notte tra il 9 e il 10 settembre, da parte di uno sciame di 19 droni che, nonostante il Cremlino lo neghi, sono stati attribuiti alla Russia. Un’azione che ha scatenato la reazione da parte della Polonia, che ha subito chiesto l’attivazione dell’articolo 4 della Nato, ha limitato fino a inizio dicembre il traffico aereo lungo il confine orientale, “per garantire la sicurezza nazionale”, annunciando anche la presenza di 40 mila soldati al confine con la Bielorussia nei prossimi giorni, e ha richiesto una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Vertice che, secondo fonti diplomatiche, potrebbe tenersi venerdì 12.
Intanto, una forte presa di posizione, insieme alla piena solidarietà verso la Polonia, è arrivata anche dall’Unione Europea, che ha sottolineato, per bocca dell’Alta rappresentante Kaja Kallas, come il gesto determinerà un rafforzamento del sostegno Ue all’Ucraina e un inasprimento delle sanzioni “contro la Russia e i suoi complici”.

Il rischio di un allargamento mondiale del conflitto Russia-Ucraina
Kallas, condannandola “con la massima fermezza”, ha espressamente parlato di “violazione intenzionale dello spazio aereo di uno Stato membro” e ha definito l’accaduto un “atto aggressivo e sconsiderato”, che “fa parte di una grave escalation da parte della Russia, minaccia la sicurezza dei cittadini dell’Ue, la stabilità regionale e la pace internazionale”.
Del resto, ha aggiunto l’Alta rappresentante, “si tratta dell’ultima di una serie di violazioni dello spazio aereo sovrano degli Stati membri dell’Ue verificatesi dal 2022”. I rappresentanti permanenti dei 27 Paesi Ue hanno così portato il tema al tavolo dell’incontro, programmato per la mattinata di giovedì 11, con il segretario generale della Nato, Mark Rutte, che era già stato sentito immediatamente dopo l’episodio dal premier polacco Donald Tusk. Proprio Tusk, che ha avuto anche una serie di contatti diretti con diversi alleati, tra cui la premier italiana Giorgia Meloni, ha motivato la richiesta di attivazione dell’articolo 4 sostenendo che “non siamo mai stati così vicini a un conflitto dalla Seconda guerra mondiale“.
Concetto che torna anche nelle parole del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, che ha parlato di un fatto “gravissimo”, sottolineando che “quel che crea allarme è il fatto che ci si muove su un crinale in cui, anche senza, volerlo, si può scivolare in un baratro di violenza incontrollata” e paragonando la situazione a quella che nel 1914 sfociò nel primo conflitto mondiale.
La risposta internazionale a Mosca e l’articolo 4 Nato
La posizione ufficiale della Russia, espressa dal ministro della Difesa, è quella secondo cui si è trattato soltanto di un attacco a strutture militari e industriali nell’Ucraina occidentale, senza la previsione di obiettivi in Polonia.
Per molti dei leader occidentali, però, non si è trattato di un errore, come già avvenuto in passato, ma di una azione deliberata, da cui la condanna unanime e la presenza dei presupposti per l’attivazione del trattato Nato.
Questo prevede, per ogni membro dell’Alleanza, il diritto di sottoporre una questione all’attenzione del Consiglio Nord Atlantico, organo decisionale della Nato, ogniqualvolta, a suo giudizio, “l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza” risulti minacciata, senza necessità di qualsivoglia forma di intervento armato.
La reazione dell’Alleanza è stata immediata, con l’attivazione a fianco dei due caccia polacchi F-16 di due aerei F-35 olandesi e di un aereo di sorveglianza Awacs dell’Italia, che da agosto ha assunto il comando della missione Nato nel Mar Baltico, mobilitando nel contempo elicotteri e batterie anti-missile Patriot tedeschi. Anche gli Stati Uniti hanno assicurato la loro presenza al fianco degli alleati Nato.
Alberto Minazzi