Il frutto contiene acido chinico e oltre ai benefici noti per la salute cardiovascolare ha potenziali effetti antidepressivi
Il kiwi veneto sale di grado nella scala dei superfood: non solo fa bene al cuore, ma ora potrebbe aiutare anche la mente.
Dolce e asprigno, ricco di vitamina C, contiene anche una consistente quantità di acido chinico, una sostanza capace di arrivare velocemente al cervello e di svolgere un potenziale effetto antidepressivo.
Lo rivela uno studio dell’Università di Verona, pubblicato su Plos One e sostenuto dalla Regione Veneto, che ha identificato in questo metabolita la capacità di influire positivamente sull’umore.
La scoperta ha fatto rapidamente il giro del mondo scientifico, aprendo la strada a future applicazioni nutraceutiche.
Un frutto con grandi poteri protettivi
Il kiwi non è nuovo ai riflettori della ricerca. Negli anni è stato studiato per le sue proprietà benefiche sul sistema cardiovascolare: il suo mix di fibre, vitamine e antiossidanti contribuisce a mantenere sotto controllo il colesterolo, a migliorare la funzione dei vasi sanguigni e ad abbassare la pressione arteriosa. Insomma, un piccolo frutto con grandi poteri protettivi. Ma ora la partita si gioca anche sul fronte del benessere mentale.
L’acido chinico non agisce da solo: è accompagnato da altri metaboliti del kiwi che ne amplificano l’effetto, aumentando la disponibilità della molecola sia nel sangue che nel cervello.
Una ricerca lunga più di dieci anni
Il percorso che ha portato a questa scoperta non è nato ieri.
Già nel 2013 la Regione aveva incaricato le Università di Verona e Padova di studiare a fondo le eccellenze ortofrutticole locali. Da quelle analisi emerse la presenza di composti insospettabili, come serotonina e triptamina, all’interno del kiwi. Era solo l’inizio. Negli anni successivi, grazie a nuovi fondi regionali, i ricercatori scaligeri hanno potuto isolare e studiare l’acido chinico, dimostrandone l’attività antidepressiva nei test comportamentali. La sostanza non è sconosciuta ad altri frutti, ma è proprio nel kiwi che si trova in concentrazioni particolarmente elevate, tanto da diventare oggetto di brevetto e di possibili sviluppi futuri in campo alimentare e farmaceutico.
Un futuro tra nutraceutica e nuove opportunità
Non si parla solo di scienza, ma anche di economia e territorio. Come ha sottolineato l’assessore all’Agricoltura del Veneto Federico Caner, questa ricerca è un’occasione straordinaria per i produttori.
Il kiwi diventa così ambasciatore di benessere, un’eccellenza agricola che rafforza la competitività delle imprese locali e apre nuovi scenari di mercato, legando ancora di più il made in Veneto alla salute delle persone.
L’idea di creare integratori alimentari a base di kiwi e acido chinico non appare più lontana, mentre già oggi il consumo regolare del frutto può rappresentare un supporto naturale alle terapie antidepressive.
La forza di un territorio
I numeri confermano l’importanza di questa coltura. In Veneto si contano oltre 2.700 ettari dedicati all’actinidia, con la provincia di Verona che da sola ospita più dei tre quarti delle piantagioni.
Nel 2024 la produzione ha superato le 44 mila tonnellate, con un balzo di quasi il 36% rispetto all’anno precedente.