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Nel cuore segreto di Venezia: il giardino di Palazzo Soranzo-Cappello

Nel cuore segreto di Venezia: il giardino di Palazzo Soranzo-Cappello

Ogni martedì di settembre e ottobre si apre al pubblico il giardino nascosto di Palazzo Soranzo-Cappello. Una meraviglia che racconta la Venezia verde che ispirò Henry James e Gabriele D’Annunzio

Venezia non è solo una città di pietra e acqua, con palazzi che si specchiano sui canali e calli affollate di passi.
Custodisce infatti anche un altro volto, silenzioso e sorprendente: quello dei suoi giardini.
Dietro le mura alte dei palazzi nobiliari si nascondono spazi di natura, a volte semplici orti, a volte veri e propri parchi monumentali.
Pochi lo sanno, eppure Venezia conta ancora oggi più di cinquecento giardini privati, la maggior parte invisibili a chi passa.
Sono luoghi che non si offrono allo sguardo frettoloso, ma che custodiscono una bellezza intima, fatta di silenzi e di geometrie verdi. Henry James scriveva che Venezia è una città che si rivela a poco a poco, e i suoi giardini ne sono la prova: misteri svelati solo a chi ha la fortuna di varcare una soglia proibita.

La dimora dei Soranzo

Tra questi luoghi rari spicca Palazzo Soranzo-Cappello.
Una meraviglia, custodita dal Ministero della Cultura e dalla Soprintendenza di Venezia, che si affaccia su Rio Marin nel sestiere di Santa Croce e che da oggi sarà aperto al pubblico tutti i martedì di settembre e ottobre.
Il suo giardino, retrostante al Palazzo, la cui costruzione risale alla fine del Cinquecento, è il cuore di questa dimora patrizia che richiama i grandi modelli architettonici dell’epoca con le balaustre dei piani nobili e i dettagli in pietra d’Istria.

Un giardino da incisione

Progettato per stupire chi vi entrava e per celebrare la potenza della famiglia committente, quella dei Soranzo, il giardino è un vero e proprio teatro verde, con viali geometrici e statue, parterre fioriti e una loggia che fa da fondale scenografico.

Giardino
Soranzo-Capello @Ministero della Cultura

Ancor oggi, si presenta come lo si può ammirare in un’incisione del 1709 realizzata da Vincenzo Coronelli.
Attraversando il cortile monumentale si incontrano subito le statue di Giulio Cesare e degli undici imperatori romani, che alludono alla grandezza della famiglia Soranzo. Da lì si accede al viale centrale, fiancheggiato da prati e da gruppi scultorei che raffigurano scene mitologiche, fino ad arrivare a una loggia a otto colonne con timpano triangolare e figure allegoriche. Ai lati, due spazi distinti raccontano la doppia anima dei giardini veneziani: il prato fiorito, fatto per il piacere degli occhi, e il prato dei frutti, nato per l’utilità quotidiana.

La famiglia Soranzo, tra potere e magnificenza

I Soranzo, sono stati una delle più antiche e influenti famiglie del patriziato veneziano.
La loro storia è legata al governo della Serenissima: banchieri, ambasciatori, uomini di Stato, seppero intrecciare ricchezza e prestigio politico fino a raggiungere l’apice con la figura di Giovanni Soranzo, doge tra il 1312 e il 1328.
Ed è nel segno di questa lunga tradizione di potere che, tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento, la casata volle erigere sul Rio Marin una dimora capace di riflettere la propria autorità. Non una residenza qualunque, ma un complesso monumentale con statue che erano di fatto un manifesto politico e simbolico: un pantheon privato, un richiamo esplicito all’idea di grandezza che i Soranzo intendevano evocare.

Letteratura tra fiori e statue

Spazi come questi non potevano che suggestionare scrittori e poeti.
Henry James, a Venezia negli anni Ottanta dell’Ottocento, trovò in questo giardino “segreto” l’ispirazione per il suo romanzo Il carteggio Aspern, ambientato in un palazzo veneziano che custodisce gelosamente memorie e misteri e dove il verde diventa complice di segreti irrisolti.
Gabriele D’Annunzio, invece, fece del giardino uno spazio di passioni ardenti. Nel suo Il Fuoco, scritto nei primi anni del Novecento, descrive atmosfere sensuali tra pergolati e fioriture, trasformando la natura in un personaggio indissolubile dal destino dei suoi protagonisti.

Una città che respira verde

Il giardino di Palazzo Soranzo-Cappello è oggi proprietà dello Stato ed è sede della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, articolazione territoriale del Ministero della Cultura.
È proprio la Soprintendenza a promuovere le aperture straordinarie dei martedì di settembre e ottobre, offrendo visite guidate gratuite ma su prenotazione.
Occasioni che non sono semplici visite turistiche ma un modo per restituire al pubblico una parte della città solitamente invisibile, per far comprendere che Venezia non è solo un museo a cielo aperto, ma una città viva, fatta anche di giardini e di silenzi.

Soranzo-Capello @Ministero della Cultura

La Venezia che non si vede

Il giardino di Palazzo Soranzo-Cappello è un esempio di una Venezia che pochi conoscono.
Oltre a questo, altri giardini privati punteggiano la città: luoghi nascosti dietro facciate austere, dove i nobili veneziani coltivavano non solo ortaggi e frutti, ma anche relazioni, conversazioni, sogni.
Non erano spazi marginali, ma teatri di vita sociale e intellettuale.
Alcuni sono andati perduti ma molti altri sopravvivono, gelosamente custoditi dai loro proprietari.
Quando uno di essi apre le porte, come avviene ora per Soranzo-Cappello, non è solo un evento culturale: è una rivelazione di ciò che Venezia è davvero, una città fatta di pietra e acqua, ma anche di terra e verde.

Valorizzare i giardini nascosti

La riapertura di Soranzo-Cappello si inserisce in un più ampio processo di valorizzazione dei luoghi della cultura promosso dal Ministero.
In questo contesto, i giardini di Venezia rappresentano un patrimonio inestimabile, capace di raccontare la storia sociale della città, di restituire spazi di quiete e di generare nuove forme di turismo sostenibile.

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