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Pensioni: nuove regole e scenari per milioni di italiani

Pensioni: nuove regole e scenari per milioni di italiani

Dal 2026 parte la stagione delle pensioni “a due velocità”. Una partita che riguarda milioni di cittadini, tra aspettative, incertezze e promesse di riforma

Il panorama delle pensioni italiane è destinato a cambiare in profondità nei prossimi quindici anni.
Dal 2026 al 2040 si aprirà una fase che avrà un impatto diretto su milioni di lavoratori.
A pesare saranno sia le dinamiche demografiche sia le scelte politiche che il governo si prepara a prendere nei prossimi mesi.
Il 2026 si annuncia come un anno relativamente stabile.
I requisiti per la pensione di vecchiaia resteranno quelli attuali, con uscita a 67 anni e almeno 20 anni di contributi, mentre l’anticipo rimarrà fissato a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne.
Ma dietro questa apparente calma si nasconde un passaggio cruciale: la possibile chiusura di Quota 103 e l’avvio di una Quota 41 flessibile, che permetterebbe di andare in pensione a 64 anni con condizioni nuove e più inclusive rispetto al passato.

2027: se l’età sale

Dal 2027 dovrebbe infatti scattare l’adeguamento automatico legato alla speranza di vita.
Significa che, vivendo più a lungo, si dovrà lavorare di più.
Dopo la pandemia l’aspettativa di vita è risalita di sette mesi, e così dal 2027 potrebbe servire arrivare a 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia.
Non è detto, però: il governo ha il potere di congelare l’aumento e rimandare tutto di due anni.
La decisione arriverà entro la fine del 2025. E dai segnali arrivati dal Meeting di Rimini pare andrà così.

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Se non accadesse, la traiettoria sarebbe chiara. Dal 2029 l’età pensionabile potrebbe salire a 67 anni e 2 mesi, nel 2031 a 67 anni e 4 mesi, con un trend destinato a portare oltre la soglia dei 68 anni.
Alcuni analisti si spingono oltre e immaginano che, per i giovani di oggi, la pensione potrebbe arrivare addirittura a 70 anni nel 2050.
In altre parole, pensioni sempre più lontane e assegni inevitabilmente più bassi, soprattutto per chi avrà carriere discontinue e contratti precari.

Tre milioni di addii al lavoro

In questo contesto, i numeri elaborati dalla Cgia di Mestre parlano di un vero e proprio esodo: entro il 2029, ben tre milioni di italiani lasceranno il lavoro, pari al 12,5% della forza lavoro nazionale.
Si tratterà soprattutto di dipendenti privati (1,6 mln, pari al 52,8% del totale), seguiti da pubblici impiegati (768 mila, pari al 22,2%) e lavoratori autonomi (665 mila, pari al 21,9%).
Un ricambio generazionale enorme, che rischia di lasciare buchi -a livello di competenze ma anche di costi per l’Inps – difficili da riempire.

Le mosse del governo: flessibilità e Tfr in aiuto

Per fronteggiare lo scenario generale, il governo punta su quattro direttrici: bloccare l’età pensionabile, rendere più flessibile l’uscita dal lavoro, mettere a rendita il Tfr e favorire gli incentivi per chi decide di restare a lavorare nonostante il raggiungimento dei requisiti per andare in pensione.

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Dal Meeting di Rimini il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha annunciato infatti la volontà del Governo di congelare l’aumento dell’età pensionabile previsto dal 2027 e di rivedere i canali di pensionamento anticipato, ritenuti poco efficaci, come Quota 103 e Opzione donna.
Ma anche di introdurre uscite flessibili a 64 anni per tutti i lavoratori con almeno 25 anni di contributi, a prescindere dal sistema misto in vigore prima del 1996.  Una misura che si accompagna a un’idea innovativa: usare il Tfr come rendita aggiuntiva presso l’Inps, così da alzare l’assegno e renderlo più dignitoso. Non solo.

Il “Bonus Giorgetti” e i giovani

Per chi sceglie di restare al lavoro è in arrivo un rilancio del cosiddetto “Bonus Giorgetti”: l’esenzione fiscale sui contributi per chi, pur avendo i requisiti, non lascia il posto.
Un incentivo che mira a trattenere competenze e a ridurre la pressione sul sistema.
In parallelo, Durigon ha proposto una flat tax al 5% per i giovani neoassunti fino a 30 anni e per gli under 35 che tornano a vivere in Italia: un modo per favorire l’occupazione giovanile e bilanciare l’uscita di milioni di lavoratori senior.

Fondi pensione, la sfida degli investimenti

Sul fronte della previdenza complementare, il ministro Giancarlo Giorgetti ha invitato i fondi pensione italiani a investire di più in infrastrutture e progetti di lungo periodo nel nostro Paese, seguendo l’esempio dei grandi fondi esteri.
Un modo per rafforzare il sistema e garantire rendimenti più stabili.

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