Nella classifica del New York Times sono state premiate Lazio, Toscana e Piemonte
Ci sono cinque angoli verdi d’Italia in cui la natura si trasforma in arte: dai sentieri incantati del Piemonte ai tesori nascosti tra Toscana e Lazio, questi giardini sono veri capolavori da ammirare almeno una volta nella vita.
A eleggerli tra i più belli del mondo è stato il New York Times, che, dopo una selezione accurata affidata a sei esperti, ha scelto i 25 migliori giardini globali: e tra essi spiccano ben cinque gioielli italiani, con il Giardino di Ninfa, a Cisterna di Latina, in Lazio, che conquista una prestigiosa terza posizione in classifica.
La selezione
Con le loro composizioni botaniche ricercate, le architetture verdi, mosaici di fiori di ogni specie e piante tropicali si scoprono nel mondo sempre più spazi di ville rinascimentali classiche immersi in una strabiliante natura, o aree più moderne e giardini zen giapponesi. La Gran Bretagna occupa il primo posto in classifica con il giardino del castello di Sissinghurst a Cranbrook.
Per arrivare alla scelta dei 25 migliori la giuria si è basata su diversi criteri: dalla capacità di stupire alla forza evocativa del progetto, dalla bellezza delle piante al valore culturale e simbolico e l’innovazione concettuale.
La classifica comprende anche giardini poco conosciuti ma che si distinguono sia per valore estetico, sia emotivo e spirituale.
I tesori naturalistici italiani
Il secondo posto della classifica è ancora occupato da un giardino inglese, il Great Dixter House & Gardenes, a Northiam. Terzo sul podio è invece il Giardino di Ninfa, a Cisterna di latina, in Lazio, il primo italiano che si incontra nel prestigioso elenco. Questo parco è celebre per la sua atmosfera romantica e fiabesca, creata dall’unione dei ruderi medievali di una città con una ricchissima e variegata flora che comprende 1.300 specie vegetali.
Anche la fauna è variegata: vi si trovano, tra gli altri esemplari, Martin pescatore e upupe.
Fondato a partire dal XVI secolo e sviluppato in stile giardino romantico all’inglese nel XX secolo, il Giardino di Ninfa, dove scorre l’acqua di sorgente naturale del fiume omonimo, è oggi è un Monumento Naturale tutelato riconosciuto dalla Regione Lazio e si può ammirare solo tramite visita guidata in specifici periodi. Le acque del giardino creano un ambiente incantevole con laghetti e ruscelli e tra le specie di piante diverse sono coltivate qui come magnolie, aceri giapponesi, betulle, ciliegi ornamentali e numerose varietà di rose che si arrampicano sulle rovine.
Gli altri giardini italiani in classifica
Scorrendo la classifica del New York Times, tra gli spazi verdi in tutto il mondo ,un altro giardino italiano si incontra alla 19a posizione: Villa Gamberaia a Settignano, in provincia di Firenze.
La villa storica è stata costruita nel 1600 e i suoi giardini rinascimentali, situati sulle colline a una quindicina di minuti dal centro della città, dominano la Valle dell’Arno.
Sono stati progettati in un design unico nella prima metà del XVII secolo e conservati fino ad oggi con pochi cambiamenti importanti, un progetto che ha ispirato architetti del paesaggio e giardinieri di tutto il mondo.

Ventunesima in classifica Villa d’Este, a Tivoli ((Roma), già patrimonio Unesco.
Rappresenta un capolavoro del giardino italiano con le sue numerosissime fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e musiche idrauliche.
Le fontane sono un vero e proprio capolavoro di ingegneria idraulica, alimentate sfruttando solo la pressione naturale e il principio dei vasi comunicanti.

Sempre in Lazio c’è poi Sacro Bosco, a Bomarzo (VT) o Parco dei Mostri che occupa il 22° posto, un giardino davvero unico e misterioso con le sue sculture in basalto che raffigurano draghi, animali esotici e figure mitologiche.
Unico giardino del Nord della penisola, in Piemonte, Villa Silvio Pellico-Vigna Barolo, a Moncalieri (TO), caratterizzata da uno spazio verde di grande pregio. Il giardino mette insieme elementi di stile italiano e inglese con aiuole geometriche, labirinti di bossi, specchi d’acqua e sculture. Non mancano boschetti di alberi monumentali che creano un ambiente vario e ricco di contrasti. La villa, in origine la residenza estiva dei marchesi Falletti di Barolo, ospitò l’intellettuale Silvio Pellico come segretario e bibliotecario, da cui prese il nome.