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Dal Giubileo dei Giovani il monito del Papa: “Attenzione alla “bulimia” da social”

Dal Giubileo dei Giovani il monito del Papa: “Attenzione alla “bulimia” da social”

Un’indagine del Guardian rivela però che 4 adolescenti europei su 10 hanno deciso di ridurre l’uso digitale. Un altro studio evidenzia intanto correlazioni allarmanti tra l’uso del telefono e i problemi psicologici

“Viviamo in una società che si sta ammalando a causa di una “bulimia” delle connessioni dei social media”. Con queste parole, Papa Leone XIV si è rivolto ai pellegrini in Piazza San Pietro e soprattutto alle migliaia di ragazzi presenti al Giubileo dei Giovani, che si svolge a Roma fino al 3 agosto. Il monito è un chiaro messaggio, soprattutto a una generazione che praticamente vive, o quasi, online. “Siamo iperconnessi – ha proseguito il Papa – bombardati da immagini talvolta anche false o distorte. Siamo travolti da molteplici messaggi che suscitano in noi una tempesta di emozioni contraddittorie e possiamo essere tentati di chiuderci in noi stessi. Il Vangelo ci invita a una profonda comunicazione con Dio e con i fratelli”. Se, da un lato, le parole del Pontefice lanciano un messaggio d’allarme, un’indagine del Guardian sul oltre 20 mila ragazzi in 18 Paesi fa emergere un dato positivo: rispetto al 22% di 2 anni fa, la percentuale di adolescenti europei tra i 12 e i 15 anni che ha scelto di ridurre l’uso dello smartphone per preservare la propria salute mentale è salita al 40%.

Roma, Giubileo dei Giovani 2025

La nuova “generazione offline”

Le limitazioni all’uso dei cellulari, in particolare nelle scuole, si stanno diffondendo in vari Paesi: dall’Olanda a Francia, Portogallo, Scozia, Finlandia, Lussemburgo, come anche in Spagna, Germania, Irlanda Norvegia, Danimarca e Belgio. E stanno dando buoni risultati sul miglioramento della concentrazione degli studenti, sulle relazioni sociali tra i ragazzi, sui progressi concreti in compiti ed esami. Anche l’Italia, d’altronde, si è mossa in questa direzione. La circolare del Ministero dell’Istruzione del 16 giugno 2025 estende il divieto di utilizzo dei dispositivi digitali per l’intera giornata scolastica a tutte le scuole secondarie, salvo deroghe per bisogni educativi speciali. Gli esperti in ogni caso spiegano che “la generazione offline”, che sta emergendo, pur essendo un segnale positivo richiede strategie più articolate del semplice divieto per arrivare a risultati migliori e a un uso più consapevole della tecnologia.

Giovani meno online, ma a rischio il loro benessere psicologico

I dati dell’indagine del Guardian sono incoraggianti. Tuttavia un’altra ricerca, condotta da Sapien Labs su oltre 100 mila giovani tra 18 e 24 anni, ha fatto rilevare agli studiosi preoccupanti correlazioni tra l’uso del telefono e i problemi psicologici. Il lavoro ha infatti permesso di evidenziare che chi ha iniziato a utilizzare lo smartphone prima dei 13 anni, manifesta più frequentemente idee di suicidarie, comportamenti ostili e problemi di autostima. I social media pesano per il 40% nell’impatto negativo sul benessere mentale, mentre tra le ragazze i disturbi psicologici aumentano del 9,5%.

Ben l’81% degli under 35 è consapevole della dipendenza da smartphone. Non solo: il 90% dei giovani tra i 16 e 35 anni ne fa un utilizzo controproducente, con effetti dannosi per la salute sotto vari aspetti. Il 57% usa il dispositivo fino a tarda notte e ciò causa insonnia; il 50% sviluppa ansia da interazione; il 40% preferisce rapportarsi on line piuttosto che di persona. I risultati dello studio hanno mostrato che tra i sintomi specifici più strettamente correlati all’uso precoce di uno smartphone rientrano appunto pensieri suicidi, aggressività, distacco dalla realtà e allucinazioni.

isolamento

Cellulari e social media gli effetti dai giovanissimi all’età adulta

Il team di esperti di Sapien Labs, che ospita il più grande database al mondo sul benessere mentale (il Global Mind Project), da cui sono stati raccolti i dati per la ricerca, ha messo in luce che gli effetti del possesso di uno smartphone in tenera età sono in larga parte associabili anche a un accesso precoce ai social media o a rischi di cyberbullismo, disturbi del sonno e cattive relazioni familiari in età adulta. Come precisa l’autrice principale dello studio, la neuroscienziata Tara Thiagarajan, fondatrice e direttrice scientifica di Sapien Labs, tutti questi fattori comportano l’insorgere di sintomi in età adulta che non sono quelli tradizionali relativi a depressione e ansia, con il rischio che normali screening potrebbero non riconoscerli più. Proprio sulla base di questi risultati gli esperti invitano i decisori politici ad adottare un approccio precauzionale, simile alle normative su alcol e tabacco.

Silvia Bolognini

 

 

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