L’aggiornamento dell’Indice di sovraffollamento sottolinea il passaggio al livello “molto alto” anche di Trieste, Milano e Roma. Le 2 metropoli sono intanto ai vertici della spesa dei turisti internazionali in Italia
Il secondo anno di sperimentazione del “contributo d’accesso” a Venezia volge al termine, visto che all’appello mancano ormai solo gli ultimi 2 weekend di luglio. Il presidente di Federalberghi Firenze, Francesco Bechi, ha intanto lanciato la proposta di adottare anche nel capoluogo toscano l’introduzione di un ticket di ingresso, a fronte dell’aumento della pressione turistica, che dovrebbe portare a 15 milioni i visitatori in tutto il 2025. I problemi legati all’overtourism, del resto, continuano a crescere in tutta Italia. Lo sottolinea anche l’Istituto Demoskopika, che ha appena aggiornato la mappa dell’Indice complessivo di sovraffollamento turistico (Icst), definendo la situazione da “allarme rosso”. Un tema che richiede soluzioni concrete, anche perché il Ministero del Turismo ha evidenziato, in un rapporto sviluppato da Nexi, che la spesa dei viaggiatori stranieri nel nostro Paese sta continuando ad aumentare, sia in valori assoluti che nel peso percentuale sui complessivi pagamenti digitali effettuati in Italia.
Le destinazioni italiane a maggior rischio di overtourism
Il podio della classifica 2025 di Demoskopika delle località più esposte all’overtourism vede 3 conferme. Al primo posto è ancora Rimini, seguita da Venezia e Bolzano. Tra i 5 indicatori utilizzati, il capoluogo della Riviera romagnola e quello lagunare occupano nell’ordine (con oltre 17 mila e quasi 16 mila presenze per km quadrato) le prime 2 posizioni per l’indice di densità turistica, che fornisce una visione diretta del sovraffollamento fisico in specifiche aree attraverso la misurazione della concentrazione di turisti per unità di superficie, e per l’indice di densità ricettiva, che riflette il numero di posti letto disponibili per unità di superficie.

Bolzano, sempre davanti a Venezia, è invece prima per l’indice di intensità turistica, ovvero il rapporto tra presenze turistiche e popolazione residente (quasi 69 turisti per abitante nel capoluogo altoatesino), mentre precede Prato per l’indice di utilizzazione lorda, cioè la percentuale di utilizzo effettivo dei posti letto disponibili. Il podio generale (Rimini, Venezia e Bolzano nell’ordine) si ripropone infine relativamente alla quota di rifiuti urbani per turista, che rileva il contributo del settore turistico alla produzione dei rifiuti.
Overtourism: un fenomeno in crescita
Il dato che maggiormente deve far riflettere è che, come sottolineano i ricercatori dell’Istituto, “crescono i flussi turistici e, con essi aumenta anche il rischio di ingestibilità del sovraffollamento. Un fenomeno che, se non gestito con attenzione, può mettere in difficoltà risorse, servizi e comunità locali”. In tal senso, l’indice Icst si configura come uno strumento preliminare di governance dei sistemi turistici locali. Perché se ci sono alcune province, a partire da Rieti, Benevento e Reggio Calabria, che si confermano ai margini del turismo di massa, in vetta alla classifica aumentano da 7 a 10 le realtà con indice “molto alto”. A superare “quota 110” (il punteggio fissato per identificare un sovraffollamento “preoccupante, con impatti critici sulla qualità della vita locale e sostenibilità delle destinazioni turistiche”) sono Milano (6^ alle spalle di Livorno e Napoli), Roma (8^ dietro Trento) e Trieste (che chiude la top 10, preceduta da Verona). Aosta (11^), Firenze (16^) e Siena (18^) si collocano invece nel 2025 al livello “alto”, con una “pressione significativa sulle risorse locali e potenziali problemi di gestione turistica” e la “necessità di interventi per mitigare l’impatto”.
La spesa dei turisti internazionali in Italia
La capacità di gestire il turismo è dunque fondamentale per far sì che il flusso di visitatori non si trasformi in problema, ma resti solo un’importante risorsa economica. In tale prospettiva, guardando in particolare alla spesa dei viaggiatori stranieri in Italia, il rapporto ministeriale “Tourism and Incoming Watch” conferma la crescita del valore generato dai flussi turistici internazionali sul nostro territorio. Nel 2024, si sono sfiorati i 21 miliardi di euro, quasi 6 in più del 2022, con un aumento in termini nominali del +37,9% nel biennio e il passaggio, nello stesso periodo, dal 4,8% al 5,8% della quota delle spese dei visitatori stranieri rispetto al valore di tutti i pagamenti digitali in Italia. Ristoranti (26,4% del totale) e strutture ricettive (23,2%) sono i settori in cui sono state complessivamente spesi più soldi.
Qui i turisti internazionali spendono di più
A livello territoriale, gli acquisti dei turisti stranieri si concentrano soprattutto in 20 province, che generano il 74,7% del giro d’affari del turismo incoming: guida Roma (17,4% del totale, pari a 3,63 miliardi di euro) davanti a Milano (1,852 miliardi, 8,9%) e Venezia (1,746 miliardi, 8,4%, e un’incidenza sull’economia provinciale del 19,2%: la più alta d’Italia). Oltre la metà del fatturato complessivo del turismo straniero è generato dai visitatori di 5 Paesi. Al primo posto gli Usa (3,815 miliardi, il 18,3% del totale, con un aumento al netto dell’inflazione del +37% dal 2022), poi Germania (2,717 miliardi, 13%) e Francia (1,624 miliardi, 7,8%). Le spese medie più alte per carta sono però quelle dei turisti provenienti dall’Arabia Saudita: in media, 913,04 euro, contro una media generale di circa 411 euro.
Alberto Minazzi