Un team di ricercatori della Stanford University ha stabilito due precisi momenti della vita nei quali all’improvviso si ha una trasformazione fisica a livello molecolare
C’è chi a 80 anni si sente giovane e arzillo “come un ventenne”, ma accade anche il contrario, vale a dire che un ventenne per vari motivi possa sentirsi come una persona con molti più anni alle spalle.
Non è del tutto vero, però, che l’età sia solo un numero.
Dati scientifici stabiliscono infatti ora due precisi momenti nei quali si diventa anziani.
Rispetto a un tempo le soglie, certo, si sono spostate in avanti e più le aspettative di vita crescono, più si creano nuove tappe di età che stabiliscono l’inizio della vecchiaia, oggi consacrata al compimento del 50esimo anno.
E’ davvero così? A rispondere a questa domanda è uno studio condotto da un team di ricercatori della Stanford University, negli Stati Uniti. Gli esperti hanno infatti stabilito due età cruciali di improvvisa trasformazione fisica a livello molecolare che di fatto traghettano nella vecchiaia.
Quando il nostro corpo invecchia: le due le età
I ricercatori americani e di Singapore che hanno condotto lo studio hanno verificato che i cambiamenti non avvengono in modo graduale.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Ageing, ha analizzato i dati di 108 volontari tra i 25 e i 75 anni monitorando i cambiamenti legati all’età in oltre 135 mila molecole e microbi, tra cui RNA, proteine e metaboliti. Ogni tre-sei mesi il team di scienziati ha prelevato tamponi orali, cutanei, nasali e campioni di sangue e feci dai quali è emerso che i picchi dell’invecchiamento sono a 40 anni e a 60 anni. Proprio in concomitanza con questi due momenti della vita avvengono importanti mutamenti a livello biomolecolare con l’aumento o la diminuzione di migliaia di molecole e microrganismi presenti nel corpo. Il tutto avviene in maniera drastica.
A 40 e 60 anni si invecchia all’improvviso
Come spiegano gli autori dello studio, quando le persone invecchiano le molecole del corpo cambiano e i cambiamenti osservati a 40 anni sono diversi da quelli registrati a 60. Innanzitutto hanno evidenziato che solo una piccola frazione di molecole, il 6,6% ha mostrato cambiamenti lineari nel corso dell’invecchiamento umano, mentre ben l’81% si è evoluto in fasi specifiche. I cambiamenti sono stati particolarmente marcati all’età di 44 e 60 anni.
Nel primo caso le molecole più coinvolte erano quelle legate al metabolismo dell’alcol, della caffeina e dei grassi e quelle associate a disturbi cardiovascolari, mentre a 60 anni a cambiare sono soprattutto le molecole della regolazione immunitaria, della funzionalità renale e del metabolismo dei carboidrati.
In entrambe le età è stato affermato che le malattie neurologiche e quelle cardiovascolari presentano picchi di prevalenza, pur non motivandone la causa.
Attenzione agli stili di vita
Ciò premesso, gli esperti hanno fatto delle considerazioni riguardo lo stile di vita che influisce sul processo di invecchiamento. Considerato che la prima soglia di invecchiamento è a 40 anni, suggeriscono l’importanza di prendersi cura del proprio corpo una volta superati i 30 con controlli medici regolari, almeno due volte l’anno e un appropriato stile di vita che può rallentarne il processo.
A questo proposito i ricercatori hanno per esempio scoperto che per il nostro metabolismo proprio a 40 e 60 anni è più difficile smaltire alcol e caffè che dunque dovrebbero essere ridotti. Lo stesso discorso vale per i carboidrati: se si sa che il proprio metabolismo è in conflitto con questi è il caso di limitare il consumo di alimenti che li contengono.
Questo studio invita quindi a prestare attenzione alla propria salute e adattare il proprio stile di vita soprattutto in questi momenti – chiave di cambiamenti molecolari. Il prossimo obiettivo è di arrivare a comprendere le cause che li generano e che potrebbero portare a trovare un modo per rallentare o “invertire” il processo di invecchiamento.