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Tasse: maglia nera all'Italia. Ma stavolta è una buona notizia

Tasse: maglia nera all'Italia. Ma stavolta è una buona notizia

Nel “Campionato europeo delle tasse”, l’Italia registra la crescita più bassa delle entrate tributarie tra i 7 grandi Paesi Ue

C’è chi lo ha ribattezzato il “Campionato Europeo delle tasse”, perché si sta attraversando una fase in cui la competizione fiscale a livello continentale è sempre più spinta. E, una volta tanto, vedere l’Italia all’ultimo posto non appare come una notizia così negativa (almeno per il contribuente).
Nel “Bollettino delle Entrate Tributarie Internazionali” appena pubblicato dal Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia (Mef), la variazione tendenziale delle entrate tributarie registrata lo scorso marzo nel nostro Paese ha infatti registrato la quota percentuale più bassa tra quelle dei 7 principali Stati europei.

In Irlanda l’incremento più alto delle tasse

L’analisi comparata fornita dal Mef analizza l’andamento delle entrate tributarie in Francia, Germania, Irlanda, Italia, Portogallo, Regno Unito e Spagna, basandosi sulle informazioni raccolte sui portali web istituzionali delle rispettive Amministrazioni. Al riguardo, il Ministero precisa che, non essendo tali dati sottoposti a operazioni di riclassificazione, non è possibile un confronto tra valori assoluti, potendo però paragonare i rispettivi tassi di variazione tendenziale dal momento che si fa riferimento a un periodo temporale omogeneo. Dalla prima parte del bollettino emerge quindi che, relativamente al gettito tributario totale del mese di marzo 2025, il maggior incremento delle entrate si è registrato in Irlanda, con un andamento tendenziale del +17,5%. All’ultimo posto, invece, c’è l’Italia, con un +4,6%, preceduta, risalendo la graduatoria, nell’ordine da Regno Unito (+4,7%), accomunato al nostro Paese un andamento in diminuzione rispetto all’intero anno precedente, Francia (+7,6%, ma con la crescita maggiore rispetto al 2024), Germania (+9,5%), Spagna (+9,7%) e Portogallo (+12,5%).

L’evoluzione dei sistemi fiscali e la situazione italiana

Le diverse percentuali indicate nel bollettino si legano in particolare alle varie strategie adottate dai rispettivi Governi in un momento in cui la situazione fiscale europea appare in significativa evoluzione, all’interno di un contesto complicato dalle diverse tensioni geopolitiche, mentre l’inflazione sembra aver ora leggermente frenato dopo i picchi del recente passato. Nel contempo, è forte la spinta alla digitalizzazione degli adempimenti (per esempio attraverso l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica) e dei sistemi fiscali nel loro complesso, con anche diverse riforme al vaglio, come quella in atto in Italia per provare a ridurre la pressione dell’Irpef soprattutto per il ceto medio, intervenendo in particolare a livello di aliquote. La sostenibilità sociale del fisco è però solo uno degli aspetti da tenere in considerazione e combinare all’interno di equilibri tutt’altro che semplici con la necessità di continuare a garantire un buon flusso di entrate per le casse pubbliche, ma senza intralciare la crescita economica. A marzo 2025, precisa sempre il Mef in un comunicato pubblicato lo stesso giorno del bollettino, le entrate tributarie e contributive sono intanto cresciute di 11.697 milioni (+5,9%) rispetto all’analogo periodo del 2024.

L’Iva e le aliquote agevolate

Il Bollettino delle entrate tributarie internazionali si sofferma anche specificamente al tema della sola Iva.
Il quadro generale attuale vede l’Italia applicare un’aliquota ordinaria sostanzialmente nella media europea: il 22% ci colloca infatti in 13^ posizione, in una classifica guidata dall’Ungheria (27%) davanti alla Finlandia, dove l’imposta sul valore aggiunto è stata recentemente aumentata al 25,5%, mezzo punto percentuale in più di Croazia, Danimarca e Svezia.
Il nostro Paese è stato ora superato anche dalla Slovacchia, dove l’aliquota è cresciuta di ben il 3%, attestandosi al 23%. In ambito Iva, però, c’è da tenere in conto anche il tema delle aliquote agevolate. E l’Italia sembra intenzionata ad ampliare il ventaglio delle attività soggette a un’imposta ridotta. L’ultima conferma in tal senso è arrivata da una fonte autorevole; il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che al Festival dell’Economia di Trento ha annunciato il lavoro avviato dal Governo nella prospettiva di abbassare l’aliquota sulle opere d’arte dall’attuale 22%. E se, come ipotizzato, si arrivasse al 5%, l’Italia si allineerebbe sostanzialmente ai valori applicati da grandi competitor continentali come Germania e Francia, attestati tra il 7% e il 5,5%, con una ricaduta positiva sul mercato.

Alberto Minazzi

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