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UN BEL GIOCO DURA … IL GIUSTO (MA SENZA AZZARDO)

UN BEL GIOCO DURA … IL GIUSTO (MA SENZA AZZARDO)

Dario De Toffoli, esperto veneziano, analizza una nuova dipendenza: «Chiamatela “azzardopatia”, non “ludopatia”: giocare non è un male»


Gioco legale, gioco illegale. Lotterie istantanee, gratta e vinci, poker, videopoker, slot-machine, poker on line. Azzardo e non azzardo. La confusione nel mondo del gioco italiano, per tutta quella ampia fascia di gente che si limita a “giocare” con più o meno regolarità, sembra regnare sovrana. Eppure, per fortuna, anche in questo mondo qualcosa si sta muovendo, di fronte ai casi di suicidio, di gente rovinata dai debiti, di famiglie distrutte dall’azzardopatia (termine, come vedremo, da usare a posto del meno preciso “ludopatia”).
Lo scorso 9 marzo, Regioni e Comuni hanno per la prima volta fatto squadra per contrastare la dipendenza da gioco d’azzardo. «Il manifesto delle Regioni – spiega l’assessore regionale al Sociale – fa sintesi di quanto le istituzioni locali stanno sperimentando e intendono proporre a Governo e Parlamento. Il Veneto ha inserito il contrasto al gioco patologico nella programmazione socio-sanitaria e ha previsto, con la legge di stabilità 2015, che i Servizi per le dipendenze delle Ulss sperimentino progetti di presa in carico e di collaborazione con i gruppi di auto-aiuto». Su scala veneta, l’incidenza del gioco patologico oscillerebbe, secondo le statistiche ministeriali, tra i 72.000 e i 180.000 casi. Ma gli esperti ritengono che le vittime del gioco, calcolando anche quelli illegali e online, siano molti di più. E proprio uno dei massimi esperti di gioco e azzardo, il veneziano Dario De Toffoli, ci viene in aiuto per far capire le differenza tra i singoli giochi, le nuove proposte di legge ed i rischi dell’azzardo.
Intanto, perché è giusto dire “azzardopatia” e non “ludopatia”? «Perché la dipendenza non è dal gioco in generale (il “ludos”), ma da quello specifico tipo di giochi che implica l’azzardo. Parlare di ludopatia non fa altro che screditare tutta una categoria di giochi e di operatori del settore che non hanno alcuna valenza negativa, dato che il gioco è una delle fondamentali attività umane e non solo nel periodo dell’infanzia. Il problema vero, e questo è giusto sia specificato già dal nome della legge, sono l’azzardo e la sua degenerazione compulsiva».
Parliamo proprio del rischio patologico dell’azzardo: quali sono i giochi che potremmo considerare maggiormente coinvolti? In parole povere: il poker va bene, il videopoker no? «Partiamo proprio da una delle domande principali che la gente normalmente si pone: “Ma il poker è un gioco d’azzardo?”. A prima vista, molti risponderebbero di sì per vari motivi: la casualità della fortuna, le somme di denaro giocate, la presenza su internet associata ad altri giochi da Casinò, la possibilità in Italia di giocare il poker dal vivo solo nei Casinò. Ma chi gioca a poker sa perfettamente che non è così, ma che si tratta di un gioco di abilità: la fortuna ovviamente c’è, ma riguarda la singola partita, mentre alla lunga vincono sempre i migliori. Per quanto riguarda invece i videopoker, non sono altro che una specie di slot-machine, per altro abbastanza in disuso e sono serviti solo per confondere le acque».
E invece per quanto riguarda i gratta e vinci e le slot? «Il caso è del tutto diverso: nelle gaming machine (termine più preciso anche questo rispetto al riduttivo “slot”) e nelle lotterie istantanee l’esito del gioco non dipende dal giocatore, che risulta alienato da quanto sta facendo. E qui si instaura il germe dell’azzardopatia che sta colpendo centinaia di migliaia di italiani. In un gioco come il poker, dove alla lunga vince sempre il più bravo, ciò non può succedere, perché per il perdente subentra la frustrazione perché si rende conto di essere meno bravo di altri. Per questo quello che si deve combattere è l’azzardo vero, quello che rovina persone e famiglie».
Cosa sta succedendo a livello legislativo in Italia? «Nel luglio scorso è decaduto il “decreto Baretta” sul riordino delle disposizioni in materia di giochi pubblici, che nelle sue proposte annullava l’autonomia degli enti locali: Regioni e Comuni non avrebbero più potuto emanare provvedimenti per limitare e prevenire l’azzardo e avrebbero visto decadere quanto già emanato. Al tempo stesso, non bloccava del tutto la pubblicità all’azzardo, permettendola nei canali sportivi, i più seguiti dai giovani. In seguito, sono state presentate altre proposte e si è arrivati così, con fatica e con altri emendamenti tentati in favore delle lobby, alle norme inserite nella Legge di Stabilità: un risultato provvisorio certo non perfetto, ma che almeno segna un’inversione di tendenza».
Cosa prevedono queste norme e se attuate, potranno porre un freno al fenomeno? «Verrà istituita una fascia protetta radio-tv dalle 7 alle 22 nella quale non sarà possibile fare pubblicità al gioco d’azzardo, pure se restano libere la pubblicità on-line e la comunicazione indiretta attraverso sponsorizzazioni. Gli Enti locali avranno voce in capitolo e discuteranno con lo Stato su limiti e distanze delle sale slot, con stop a nuove slot ma sì alla sostituzione di quelle vecchie. La Conferenza Stato-Enti locali doveva in realtà tenersi già il 5 maggio scorso, ma è stata rimandata per la mancata presentazione di alcuni documenti. Verrà inoltre aumentata la tassazione, ma a pagarla saranno i giocatori e non i concessionari, perché la restituzione delle slot scenderà dal 74% al 70% del giocato (cioè per ogni euro giocato la slot ne restituisce, in media, 0,70). Insomma, qualcosa c’è e va preso come un buon incoraggiamento a proseguire nella strada per la normalizzazione dell’Italia in materia di gioco d’azzardo. Spero che ci possa presto essere un’altra occasione di confronto costruttivo sul ruolo degli Enti Locali, sulla pubblicità, ma anche su una visione complessiva di quello che è e di quello che dovrebbe essere il gioco per denaro in Italia, con tutte le sue differenti sfaccettature».
POLITICA DI CONTRASTO ALLA LUDOPATIA SLOT MACHINES, ARRIVA LA STRETTA DEL COMUNE DI VENEZIA
Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha emanato un’ordinanza che disciplina nuovi orari di apertura e chiusura delle sale scommesse, delle sale VLT o degli apparecchi di gioco con vincite in denaro nei pubblici esercizi, tabaccherie o esercizi commerciali. In attesa della completa revisione del Regolamento comunale, la fase sperimentale attivata con l’ordinanza comunale durerà fino al 31 dicembre di quest’anno e prevede l’orario di apertura e di esercizio delle sale VLT dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00 di tutti i giorni compresi i festivi. Stessa prescrizione oraria nel caso di apparecchi inseriti in pubblici esercizi, che dovranno essere rigorosamente spenti nelle ore di “non funzionamento” previste. L’ordinanza obbliga inoltre i gestori degli apparecchi da gioco a esporre i nuovi orari, ma soprattutto a mettere ben in evidenza formule di avvertimento sul rischio di dipendenza dalla pratica di giochi con vincita in denaro. Per chi trasgredisce è prevista una sanzione di 350 euro.
DARIO DE TOFFOLI Nato a Venezia nel 1953, di professione chimico, all’inizio degli anni Ottanta Dario De Toffoli incontra il gioco: gradualmente, abbandona la professione e inizia a occuparsi di tutti gli aspetti (agonistici, tecnici e culturali) che circondano il mondo ludico. Nel 1987, questo nuovo interesse sfocia nella nascita di Studiogiochi, una società che si occupa di collaborazioni e consulenze giornalistiche e redazionali, creazione di nuovi giochi da tavolo e organizzazione di manifestazioni ludiche.