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LO SPORT ALLENA ALLA VITA

LO SPORT ALLENA ALLA VITA

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«Per stare bene bisogna fare due ore di movimento
fisico al giorno. Chi non trova il tempo per farlo, troverà il tempo per piangere due ore
al giorno per le conseguenze di non averlo fatto».

{Thomas Jefferson, Padre Fondatore e Presidente USA, 1743-1826}
Lo sport fa bene a bambini e adolescenti? Assolutamente si, quanto più lo sport praticato è scelto spontaneamente dal piccolo perché gli/le piace, senza pressioni familiari. Quanto più ci si diverte, senza angosce sul risultato, che verrà comunque, quando lo sport è praticato con passione, disciplina, entusiasmo, impegno. E con un allenatore/trice competente, dal punto di vista sia tecnico, sia emotivo. Fa bene quanto più è espressivo di talenti, vocazioni, abilità motorie ed emotive, e non difensivo o dopato. Quando fa assaporare il gusto di vincere, che è un gran motore, nello sport come nella vita, specie se è allenato dal più grande trainer del mondo: la sconfitta, quando è compresa, analizzata e superata. Perché fa bene? Innanzitutto perché l’attività fisica, focalizzata su un obiettivo e caratterizzata da regole precise, come succede nello sport, è un formidabile fattore di identità personale. “Vuoi sapere chi sei? Non chiedertelo, agisci. Nelle tue azioni capisci e definisci chi sei” diceva sempre Jefferson. E questo è verissimo per lo sport, soprattutto per corpi e menti in formazione, come succede in bambini e adolescenti. Identità, ma anche integrazione: la competenza motoria, la bravura nello sport, definisce il “rango” e il livello di accettazione nel gruppo dei pari, dei coetanei e degli amici. Più sei fisicamente atletico, più sale il testosterone, più le regole di aggregazione nel gruppo sono dettate da leggi antiche e primitive, che la positività dello sport fa muovere nella direzione del rispetto e dell’ammirazione.
Lo sport allena l’intelligenza. Con lo sport si allenano contemporaneamente diverse forme di intelligenza: motoria, certamente, ma anche emotiva. Lo sport consente di canalizzare e scaricare le emozioni negative, che altrimenti sono tossiche per corpo e mente e di caricare le pile della mente e della vita con energia pulita: coraggio, determinazione, costanza, onestà, lealtà, capacità di autocritica. Soprattutto se gli allenatori (e i genitori!) coltivano queste qualità nella loro vita personale: perché, si sa, le parole volano, gli esempi trascinano… Lo sport allena anche l’intelligenza sociale, specie negli sport di gruppo. E coltiva l’intelligenza tattica e quella strategica: hanno uno base genetica e, ben sviluppate, fanno la differenza tra il grande atleta e il campione. Perché implicano, anche, crescente capacità di gestione del tempo e dell’attesa: nella preparazione atletica, nella gestione di sé, del corpo e dei ritmi di lavoro prima di un appuntamento importante, ma anche nella conduzione della gara stessa. Qualità che fanno poi l’eccellenza in tutti i campi della vita.
Con lo sport si impara un metodo: di allenamento, di studio, di lavoro. Metodo che latita invece in bambini e adolescenti che non lo praticano. Metodo per allenarsi (e di nuovo un grande allenatore fa la differenza nel valorizzare i talenti di un atleta, fin dai primi passi), ma anche per ottimizzare il tempo dello studio, e, più avanti, del lavoro, se non si è sportivi professionisti. Metodo per acquisire disciplina, nell’allenamento e nella vita. In nessuno sport esiste il colpo di genio, se non c’è una solidissima e quotidiana preparazione fisica e mentale. L’improvvisazione non fa vincere. Sport, disciplina, efficacia. Nello sport il ragazzo vive sulla propria pelle – e nella propria mente – che per migliorare bisogna impegnarsi in prima persona e faticare con costanza, tutti i giorni, senza alibi e senza storie. Impara che nel gruppo la responsabilità individuale è parte essenziale della responsabilità collettiva: il tuo andar male può far andare a picco la squadra. Comprende, vivendolo nel gioco quotidiano, che l’intelligenza motoria – l’essere esecutivamente agili, brillanti, potenti, creativi ed efficaci – si esalta se accompagnata dall’intelligenza emotiva.
Quella forma essenziale dell’intelligenza sociale che ci permette di comprendere e contenere le emozioni e le sensazioni degli altri e di stare a contatto con le nostre, senza negarle, rimuoverle o distorcerle. Intelligenza emotiva che sta alla base anche della capacità di amare e essere amati, stabilendo rapporti sani, dall’amicizia all’amore alla solidarietà, nella squadra e nella vita. Bambini e adolescenti scoprono anche, con raro piacere, che l’essere “figli di”, non conta se non per l’accesso al tipo di sport. Quel che conta sono la bravura, la competenza, la determinazione, la volontà, la capacità di non farsi un alibi delle difficoltà e di imparare dalle sconfitte mettendo in discussione per primi se stessi. L’estrazione sociale della maggior parte degli atleti vincenti conferma che lo sport è una delle aree veramente democratiche della nostra plutocrazia, società governata dalla legge della ricchezza e che sempre più si consolida come società di caste e nemmeno più di classi. Lo sport aiuta anche a usare la gratificazione – che viene dalla soddisfazione fisica ed emotiva di un allenamento ben fatto, e, ancor più, di una gara ben condotta, se non vinta – come motore mentale formidabile per rilanciare la motivazione a continuare, a impegnarsi, a soffrire anche, a posticipare altri piaceri, restando concentrati sull’obiettivo principale. Il sistema di ricompensa (“reward system”), che ha solidissime basi biologiche nel cervello, aiuta a consolidare il comportamento, di allenamento e di vita, più efficace a ottimizzare la performance. Aumenta, in parallelo, la fiducia in se stessi, l’autostima e la fiducia nel futuro. Ma educa anche a rispettare le regole e il principio di autorità, nelle figure dell’allenatore e del giudice di gara. Se non è scuola di vita questa…
Sport e stili di vita. Non ultimo, aiuta a rispettare e valorizzare gli stili di vita più sani: dormire almeno otto ore per notte, avere un’alimentazione adeguata, no ad alcol, droghe e fumo, che riduce del 70% la probabilità di continuare uno sport. Sì a far sesso proteggendosi col profilattico e con una contraccezione ormonale efficace, per le ragazze. Uno studio americano condotto tra gli atleti di pallacanestro universitari ha dimostrato che aumentando le ore di sonno si ottengono: una migliore accuratezza di tiro, con un aumento del 9% dell’efficacia dei tiri liberi a canestro, aumentata forza fisica, minore percezione di stanchezza, migliori punteggi nel benessere fisico e mentale. Imparare a rispettare il sonno è un altro dei fattori di successo nello sport e nella vita. Purtroppo i dati italiani dicono che la pratica sportiva, massima tra gli 11 e i 14 anni, crolla rapidamente dopo la pubertà per ambo i sessi, con un abbandono maggiore e più rapido per le ragazze. Credo invece che proprio in quella vulnerabilissima fase della vita incoraggiare ragazze e ragazzi a continuare, e metterli nelle condizioni di farlo, sia il miglior regalo che possiamo fare per la loro vita. Perché sono così entusiasta per lo sport? Ne ho praticati molti fin da ragazzina: atletica leggera, jogging, sci (discesa e fondo), tennis, equitazione, bici. Tutt’ora mi diverto con l’attività fisica almeno un’ora al giorno, spesso due, pur in una vita professionalmente intensissima. Il mio corpo è il mio miglior amico: dedicargli un’ora di allenamento, se possibile all’aperto, o almeno una camminata veloce, è il minimo per tenerlo in forma, tonico e allegro. Se sono una donna innamorata della vita, lo devo (anche) allo sport che mi dà tutti i giorni una scintilla di gioia, tanta leggerezza e una rinnovata salute, fisica e mentale. Per questo lo consiglio con tutto il cuore, a cominciare dai bambini. Senza smetterlo mai, perché la gioia di vivere, in chi fa sport, non ha età.
 

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